Andata e ritorno – Il treno come casa
Una ventina d'anni fa, una giornalista RSI si mise in viaggio di notte per raccontare la storia di chi, come casa, non aveva che i treni e le stazioni. Passeggeri permanenti che, combinando delle corse notturne con qualche pausa nelle pochissime sale d'aspetto svizzere aperte ventiquattr'ore, riuscivano a fare a meno di un letto e di un tetto. Per scelta, per solitudine o per rimediare a un momento di difficoltà.
Nel 1997, l’abbonamento che consente di viaggiare illimitatamente sui mezzi pubblici di tutta la Svizzera costava 2600 franchi. In seconda classe, ma pur sempre per un anno: decisamente meno dell’affitto di un appartamento.
E così, uno dei protagonisti del racconto, un muratore svizzero tedesco sulla cinquantina, ha deciso di vivere in treno. Da quando ha divorziato con la moglie, percorre centinaia di chilometri al giorno (sfruttando itinerari circolari come Chiasso-Basilea-Zurigo-Chiasso) e solo quando trova lavoro, per un po’, affitta una stanza.
Negli anni, ha incontrato diverse persone che, come lui, vivono saltando da un treno all’altro. Hanno trovato il modo di stare tra la gente pur non appartenendo più a una precisa categoria sociale e al contempo “scomparire”, mescolandosi tra i passeggeri.
Il documentarioCollegamento esterno è dedicato ai pochi superstiti di questa vita (“due o tre”, secondo un controllore), ormai difficile da fare negli anni Novanta a causa della soppressione di treni notturni e la trasformazione delle stazioni da luogo d’accoglienza a spazio di passaggio.
Uno di essi campa con gli aiuti sociali, un altro ha avuto un incidente militare e da tre anni riesce a dormire solo da seduto: l’ideale per chi è sempre in carrozza, dove passa il tempo leggendo e facendo due chiacchiere con gli altri passeggeri.
“Il treno è addirittura un luogo adatto per meditare, se ne sei capace”.
Il servizioCollegamento esterno di Krysia Binek, originariamente intitolato ‘Andata e ritorno’, fu trasmesso dal settimanale ‘Rebus’ il 27 gennaio del 1997.
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