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Un vertice Rai scelto a caso

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di Luigi Bobbio, LaVoceInfo

La propostaCollegamento esterno del Movimento 5 Stelle per il sorteggio dei consiglieri di amministrazione Rai, è stata snobbata un po’ da tutti. Per esempio Matteo Renzi l’ha subito liquidata sostenendoCollegamento esterno che «sarebbe l’abdicazione della politica: i più bravi devono guidare la Rai». Eppure è tutt’altro che una stupidaggine. Sull’uso del sorteggio esiste una diffidenza diffusa perché può sembrare irrazionale affidarsi al caso invece che a una scelta meditata. E tuttavia tutti sappiamo che in alcune vicende della vita si ricorre all’estrazione a sorte: perché lo si fa? Perché esistono circostanze in cui può essere ragionevole scegliere in modo non razionale e in cui pertanto il sorteggio è preferibile a qualsiasi altro meccanismo decisionale. Tali circostanze sono fondamentalmente due.

QUANDO VALUTARE LE ALTERNATIVE È DIFFICILE

La prima si verifica quando la valutazione delle alternative si presenta come un’attività, costosa e incerta, perché esse sono troppo simili o perché è difficile mettere a fuoco le differenze che contano. Si rischia di spendere una quantità enorme di energie senza avere alcuna ragionevole probabilità di scegliere l’alternativa veramente migliore. In tali casi, invece, il sorteggio risulta una soluzione rapida e ragionevole. Nel 2008, per esempio, la Compagnia di San Paolo, avendo deciso di finanziare mutui agevolati a 100 giovani coppie, scelse di tirare a sorte le coppie beneficiarie tra la platea dei richiedenti: la compilazione di una graduatoria avrebbe richiesto tempo e non avrebbe necessariamente individuato i più meritevoli o i più bisognosi. Allo stesso modo Jon Elster in Solomonic Judgements (1989) aveva proposto di scegliere per sorteggio il genitore al quale affidare i figli in caso di divorzio, perché l’indagine giudiziaria su quale fosse il genitore più adatto sarebbe risultata penosa e inconcludente.

QUANDO POTREBBERO PREVALERE CATTIVE RAGIONI

La seconda circostanza si verifica quando esiste il rischio che nella scelta possano prevalere cattive ragioni. In questi casi il sorteggio costituisce una soluzione appropriata perché è meglio decidere sulla base di nessuna ragione che sulla base di una ragione cattiva. La fortuna cieca è preferibile al decisore astuto che ci vede fin troppo bene. Proprio per questo si ricorre o si è ricorso al sorteggio per la scelta dei giurati, per la posizione delle liste nelle schede elettorali, per i commissari dei concorsi universitari, per la formazione delle classi in alcuni licei, per la selezione dei grandi elettori nel processo di elezione del Doge nella Serenissima o si tira la pagliuzza per affidare incarichi estremi (evitando così che ci si coalizzi contro il più debole).

PERCHÉ NON PROVARE?

La scelta dei consiglieri di amministrazione della Rai rientra in queste due circostanze? A me pare di sì. È assai improbabile che un’indagine comparativa, per quanto accurata, possa realmente scegliere «i più bravi». Ed è invece probabile che possano prevalere altri criteri (fedeltà, lottizzazione).

Il sorteggio ha senso soltanto se si può supporre che le alternative siano ragionevolmente equivalenti o fungibili. Da questo punto di vista la proposta del M5S è tutt’altro che dilettantesca: immagina che l’Agcom predisponga un avviso pubblico e, dopo aver controllato i requisiti dei candidati, ne sorteggi cinque. Prevede poi che essi siano sottoposti a un’audizione da parte dalle commissioni parlamentari che potranno esprimere un parere sfavorevole sui candidati non ritenuti all’altezza. E in tal caso l’Agcom procederà a un altro sorteggio.

E se il consiglio di amministrazione così costituito dovesse rivelare gravissimi difetti? In questo caso sarà sempre possibile cambiare strada e introdurre altre procedure in futuro. Però conosciamo già benissimo a quali effetti porta il meccanismo delle nomine «meditate» (o politiche). Perché non provarne un altro?

Questo passo potrebbe essere utile al di là del caso Rai. Oggi il sorteggio in politica è decisamente sotto-utilizzato. Ampliarne l’uso – ovviamente nelle circostanze appropriate – potrebbe accrescere agevolmente la rapidità e l’imparzialità di alcune scelte pubbliche.

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