Un appuntamento contro l'app...
di Massimo Donelli
Nel lessico quotidiano della politica italiana c'è un desaparecido. È il sostantivo concorrenza. Come mai? Chiedetelo alla signora Benedetta Arese LuciniLink esterno, 30 anni, numero uno di UberLink esterno Italia, tipo tosto, per nulla spaventataLink esterno né dai manifesti in cui le danno della ladra né dall'aggressioneLink esterno che ha subito lo scorso week end, a Milano, al festival del mensile WiredLink esterno (fumogeni e lancio di uovaLink esterno)…
Ma andiamo con ordine.
Che cos'è Uber? È un'applicazione (o app) che permette di noleggiare una vettura con conducente e, quindi, fa concorrenza (eccola qui la parola proibita!) ai taxi, che a Milano sono 4.900, ovvero 3,7 ogni mille abitanti contro i 9,5 di DublinoLink esterno, città indicata da The EconomistLink esterno come modello virtuoso.
Non basta.
La scorsa settimana Uber ha lanciato un'altra app, UberPopLink esterno. Mentre Uber offre berline di rango con autisti in giacca e cravatta, UberPop mette in contatto chi deve muoversi con chiunque abbia un'auto e intenda guadagnare qualche soldo nel portare passeggeri da una parte all'altra della città. Servizio simile a quello di BlaBlaCarLink esterno, il car poolingLink esterno che permette anche viaggi di lunga percorrenza (Milano-Roma, per dire) dividendo le spese tra il proprietario dell'auto e i passeggeri-ospiti.
Ecco la "colpa" della giovane Benedetta: aver sfidato una delle corporazioni più solide e agguerrite d'Italia, i tassisti. Che nel 2006, con una protesta di livello nazionale, hanno bloccato la liberalizzazione annunciata dall'allora ministro dello Sviluppo economico Pierluigi BersaniLink esterno. E che a Milano si sono sempre difesi con le unghie e con i denti.
Così, già da tempo infuriati contro UberLink esterno, al lancio di UberPop prima hanno dato l'assalto al festival di Wired, poi hanno scatenato uno sciopero selvaggio domenica e lunedì punteggiato da aggressioni e incidentiLink esterno. Risultato?
Clamoroso autogol.
Hanno permesso, infatti, ai loro mancati clienti di scoprire la comodità e l'economicità del car sharingLink esterno (Car2GoLink esterno, EnjoyLink esterno), l'eccellente funzionamento della Metropolitana, l'ottimo servizio di autobus e tram e, appunto, la comodità di Uber, che non ha certo perso l'occasione di allargare il giro d'affari…
Morale: chi non conosceva l'esistenza della praticissima app ora sa di poter contare su un'alternativa quando piove oppure quando c'è la settimana della moda o quella del mobile, tutte circostanze in cui trovare un taxi a Milano è, letteralmente, un'impresa.
Brutta faccenda per i tassisti. Che hanno molte buone argomentazioni (una su tutte: l'esborso sostenuto per acquisire la licenza, il cui costo supera i 150 mila euro) e che ora, come è già accaduto ad altre categorie di lavoratori, alcune delle quali sono state, letteralmente, spazzate via (i tipografi, per esempio), si ritrovano investititi dallo tsunami della rivoluzione digitale.
Da qui paura, proteste e rabbia. Che, alla vigilia delle elezioni europee, hanno generato, ovviamente, solidarietà politiche di maniera. E strappato un appuntamento a Maurizio LupiLink esterno, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Appuntamento versus app ovvero conservazione versus cambiamento.
Come andrà a finire?
Per la concorrenza in Italia sarà #lavoltabuonaLink esterno?
Un piccolo (si fa per dire) test per le grandi ambizioni di Matteo RenziLink esterno…
Massimo Donelli
massimo.donelli@usi.ch
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