I raggiri kitsch della pubblicità

Nella seconda metà degli anni '70, il semiologo e scrittore Umberto Eco prestava il suo 'Occhio critico' alla Televisione svizzera per alcuni corsivi sull'arte e la comunicazione. Dedicandoli al kitsch.
Perché “raggiri”? Beh, perché la pubblicità è piena di sostituzioni. Nulla è venduto per quel che è, ma perché evoca qualcos’altro. Come l’autoradio promossa con l’immagine di un direttore d’orchestra in piedi su una Mercedes, quando magari sarà montata su una Cinquecento e suonerà canzonette.
Miti di esclusività e di ricchezza che raggiungono il loro apice nella ‘réclame’ della Peter Island quale destinazione per le vacanze: “non offre niente”, ammette l’inserzione, aggiungendo tuttavia che “non è per ogni Pinco Pallino qualsiasi, perché costa molto”.
Ma il kitsch bancario ed economico non è nulla, di fronte a chi tira in ballo le battaglie per diritti civili per vendere collant. O, addirittura, la rivoluzione per piazzare una bottiglia di whisky.
I raggiri kitsch della pubblicità’ è stato trasmesso dalla Televisione svizzeraCollegamento esterno il 26 aprile del 1977 nell’ambito del mensile d’informazione sul mondo dell’arte e della letteratura ‘Occhio critico’.

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