Il caso Crypto
L'azienda Crypto di Zugo è al centro del grande caso di spionaggio del Dopoguerra le cui ombre inquietanti si allungano sui vertici delle istituzioni svizzere. Nella trasmissione Falò il reportage (realizzato dalla Radiotelevisione svizzera e da un pool internazionale di giornalisti) che ha riportato la vicenda sotto i riflettori.
La storia comincia negli anni ’50 quando in Svizzera nasce un’azienda specializzata nelle comunicazioni in codice. Si chiama Crypto e i suoi prodotti sono i migliori sul mercato.
E poi c’è quel marchio “Swiss Made” che fa pensare a discrezione, neutralità, segretezza. In pochi anni la Crypto acquisisce clienti in tutto il mondo: ambasciate, servizi segreti, unità militari. Peccato che tutte le loro comunicazioni sono accessibili ai servizi segreti americani e tedeschi.
Washington e Berlino hanno fatto un accordo con il fondatore dell’azienda e hanno una chiave segreta che scardina tutti i codici. Una spy story affascinante che viene a galla grazie ad un’inchiesta giornalistica giocata tra gli Stati Uniti e la Svizzera.
L’indagine è stata pubblicata a metà febbraio e da allora la domanda che tutti si pongono è una sola; possibile che la Svizzera e il suo governo, i suoi servizi segreti, la magistratura non ne sapessero niente?
C’è un’inchiesta in corso e dagli archivi quasi a ritmo quotidiano saltano fuori documenti interessanti. Insomma, affaire à suivre. Ma intanto una cosa è già chiara: l’immagine della Svizzera neutrale e non allineata è profondamente scalfita. A Falò, tutti dettagli dell’inchiesta e un’analisi delle possibili conseguenze.
Ospiti in studio l’ex Consigliere agli Stati Dick Marty e il Consigliere Nazionale Marco Romano.
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