Primi, piccoli passi per superare la paraplegia
Tre paraplegici possono di nuovo muovere le gambe, e qualche passo, grazie a un programma di riabilitazione sviluppato da ricercatori del Politecnico federale di Losanna (EPFL) e dell'Ospedale universitario del canton Vaud (CHUV).
La terapia, di cui riferirà giovedì la prestigiosa rivista NatureCollegamento esterno, si basa su una sofisticata tecnica ed esercizi intensi. I nervi motori sono stimolati tramite elettrodi impiantanti chirurgicamente nel midollo spinale del paziente.
Un sistema di intervento che ha già avuto successo in esperimenti sugli animali, ma i risultati sugli umani erano finora limitati, sottolineano i ricercatori guidati da Grégoire CourtineCollegamento esterno (EPFL) e Jocelyne BlochCollegamento esterno (CHUV).
I team hanno adattato individualmente i modelli di stimolazione elettrica epidurale (EES), migliorando sia il posizionamento sia il “timing” degli elettrodi che imitano i segnali cerebrali per attivare il movimento dei gruppi muscolari appropriati.
Connessioni nervose ristabilite
La paralisi dovuta a lesioni del midollo spinale è stata a lungo considerata irreversibile, a meno che una certa mobilità non sia riacquisita nei primi mesi. I risultati ottenuti su un uomo in sedia a rotelle da 7 anni sembrano smentirlo.
“La cosa che ci ha stupito è questo recupero sul piano neurologico”, spiega Courtine alla Radiotelevisione svizzeraCollegamento esterno. “Persone, che da anni non potevano attivare dei muscoli, oggi lo possono fare senza alcun stimolo elettrico. Nuove connessioni nervose sono state ristabilite grazie al trattamento”.
Ciò che distingue i risultati raggiunti a Losanna da quelli di recenti studi pubblicati negli Stati Uniti è che una certa quantità di controllo del movimento è stata mantenuta anche dopo che la stimolazione è stata disattivata.
Si parla comunque di cinque mesi di intensa riabilitazione per muovere volontariamente le gambe senza EES, oppure muovere qualche passo con stimolazione e l’ausilio di stampelle o deambulatore.
Molta strada da fare
Pazienti con qualche fibra intatta e con una lesione recente possono potenzialmente recuperare di più, dunque rimane importante trattare la lesione il più presto possibile.
Esperti indipendenti mettono inoltre in guardia da aspettative esagerate: i risultati della ricerca sono ancora ben lontani dall’essere trasferibili nella routine clinica e non si deve dare la speranza ingiustificata che ci sia una soluzione per tutti.
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