La televisione svizzera per l’Italia

Renzi e i suoi ministri non vanno in vacanza (e non temono Acheronte)

Matteo Renzi e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ansa

di Leonardo Spagnoli

Si avvicina Ferragosto, buona parte degli italiani sono incolonnati sulle autostrade o si apprestano a raggiungere le località balneari che, ce lo dicono recenti statistiche, nelle scorse settimane sono già state prese d’assalto come non si vedeva dagli anni ’60, quelli del boom in cui il Belpaese cresceva a doppia cifra. Effetto dei primi, timidi, segnali di ripresa dopo un ciclo economico da incubo o del caldo record delle scorse settimane che ha reso invivibili le città poco importa. Quello che rileva è l’estremo attivismo, almeno a livello di annunci e prese di posizione, del governo che non si sottrae alla chiosa di ogni fatto che la povera cronaca di questi giorni offre. Roba da fare invidia a premier passati dal (presunto) piglio decisionista del calibro di Bettino Craxi e dello stesso Silvio Berlusconi, che pure nei suoi anni d’oro non lesinava battute e commenti, che potevano spaziavare dalla crisi caucasica alle imprese calcistiche di Gullit e company.

Nell’ultimo weekend il solerte premier Matteo Renzi, tra un viaggio in Israele e l’altro in Giappone, annuncia: “Riforma della Pubblica amministrazione entro giovedì” e puntuale il Senato mercoledì vara, con un giorno d’anticipo – altro che i treni in orario di mussoliniana memoria – le nuove norme sul funzionamento dello Stato. E visto che nel frattempo era rimbalzata anche su prestigiose testate internazionali la polemica sul presunto degrado di Roma capitale, l’efficiente presidente del Consiglio mette in guardia i sindaci: “Lavorino di più, le città sono sporche”.

Non è da meno il suo fedelissimo, il ministro dei Trasporti (e tuttora sindaco di Reggio Emilia) Graziano Delrio, riguardo all’incendio della pineta di Focene che ha semiparalizzato lo scalo di Fiumicino, con la consueta scia di polemiche su disservizi e lungaggini nel sistema aeroportuale. “Persi 20 anni, è necessaria un’accelerazione degli investimenti sull’aeroporto”. Per il Leonardo da Vinci quindi si prospetta a breve un nuovo Rinascimento.

Ma si sa, l’estate è anche il periodo d’oro della movida sulla costa romagnola, e i giovani da tutt’Italia affollano locali e spiagge della riviera. E all’indomani della tragedia della discoteca di Riccione Cocoricò, dove un 16enne ha perso la vita per droga, l’inflessibile ministro dell’Interno Angelino Alfano tuona. “Tolleranza zero, chiuderemo tutti i locali notturni che non rispettano la legge”. I giovani sfaccendati sono avvisati.

Ma si sa, l’Italia è anche il paese delle bellezze artistiche e della cultura. Poco importa se Pompei, il complesso archeologico più importante al mondo, va in rovina e alla prima pioggerella cadono muri e manufatti millenari (illuminanti in proposito i diversi contributi di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera). “Su Pompei è cambiato il vento, lo testimoniano gli ispettori Unesco. L’Italia deve essere orgogliosa del lavoro che si sta facendo”, ha sentenziato lunedì il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini all’inaugurazione della Palestra Grande e degli stupendi affreschi di Moregine. Del resto questo è “il governo del fare”, non sono ammessi tentennamenti e incertezze lungo la via segnata dal timoniere-rottamatore e l’intero gabinetto declama all’unisono. Avanti così quindi, il sol dell’avvenire è a portata di mano: sindacati e rottamati di varia estrazione (anche quelli all’interno del Pd) si adeguino.

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