Pronti, via e la legge antiburqa è stata violata
di Gino Ceschina
Lo scorso 1. Luglio è entrato in vigore in Ticino il divieto di dissimulare il viso nei luoghi pubblici. Una legge prontamente ribattezzata “antiburqa” e approvata dal popolo il 22 settembre 2013.
Cosa dice la legge: dice che i volti delle persone devono essere riconoscibili per ragioni di sicurezza. Quindi niente caschi integrali, passamontagna, maschere, niqab e, appunto, burqa.
La legge ha sollevato enormi discussioni fin dal lancio dell’iniziativa popolare. Questo essenzialmente per due motivi. Primo: in Ticino le residenti che fanno uso del niqab sono rarissime; secondo: chi porta il niqab in Ticino sono le turiste, saudite in particolare, che vengono in Svizzera in vacanza e per fare acquisti. Ora è ben chiaro che queste persone non sono esattamente delle poveracce. Lasciano milioni di franchi ad albergatori e commercianti ticinesi, che quindi la legge non l’hanno mai vista di buon occhio.
Ad ogni modo, come detto, la legge è stata approvata, ha superato lo scoglio dei ricorsi interposti, e il 1. Luglio è entrata in vigore.
E il 1. Luglio una donna che indossava il niqab ha fatto bella mostra di séCollegamento esterno passeggiando col figlio in carrozzella nel salotto buono ticinese, quella Piazza Grande, teatro di concerti, manifestazioni e del Festival del cinema di Locarno.
Una chiara provocazione, per ammissione della donna stessa: Nora Illi, 32 anni, di Berna, svizzera fino al midollo, ma convertita (come il marito, pure svizzero) all’Islam. Non si tratta di una persona qualunque, Nora Illi è conosciuta proprio perché è una delle poche svizzere che seguono in modo rigoroso i dettami del Corano, tanto da difendere non solo il velo islamico ma anche la poligamia (sembra che il marito abbia anche una seconda moglie).
La donna a Locarno era accompagnata da un altro musulmano noto in Svizzera, Rachid Nekkaz, imprenditore franco-algerino, conosciuto per aver fatto campagna contro la legge e aver costituito un fondo per pagar le multe comminate a donne musulmane sorprese con il niqab.
Nora Illi e Nekkaz sono stati fermati da una pattuglia della polizia e accompagnati in Municipio dove a entrambi è stata comminata una multa: alla Illi per violazione della legge e a Nikkaz per istigazione.
Illi ha però prontamente dichiarato che quella multa non intende pagarla, che è lesiva dei sui diritti, inumana, e che ricorrerà fino alla Corte dei diritti dell’Uomo a Strasburgo.
E qui la faccenda potrebbe farsi interessante, perché i giudici si troveranno ad affrontare una questione controversa non solo da un punto di vista politico, ma anche legale. Da un lato il velo islamico imposto alle sole donne è chiaramente lesivo dei diritti di uguaglianza delle donne stesse. Dall’altro, se la donna che lo indossa afferma di farlo volontariamente, impedirglielo equivale a ledere la sua libertà di scelta.
La decisione, sarà estremamente interessante anche perché quella di Strasburgo è la più alta istanza europea, e la sentenza potrebbe fare giurisprudenza in tutti i paesi U.E.
Intanto, pochi giorni dopo Nora Illi, un’altra donna con il niqab è stata fermata giovedì 7 luglio a Lugano. Una turista saudita che alloggiava a Milano, e che non conosceva la nuova legge. La donna si è scusata e ha tolto il velo. Gli agenti hanno deciso di non multarla.
A volte il buon senso vale di più di mille leggi.
Illustrazione di Corrado Mordasini
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