Patto di stabilità = Italia sgarrupata
Hypercorsivo di Massimo Donelli
Gli abitanti di DavagnaCollegamento esterno, piccolo comune in provincia di Genova, sono 1.926. Trentaquattro di loro, età compresa fra 20 e 70 anni, sabato 8 agosto si sono messi in spalla decespugliatori, motoseghe, roncole e falcetti e hanno ripulito da tronchi, rami e rovi la strada provinciale 14 nel tratto che va dal Ponte di Cavassolo al Passo della Scoffera. Tredici chilometri sul punto di diventare non più transitabili perché, in certi punti, il bosco si è allargato e la careggiata ristretta così tanto da impedire il passaggio contemporaneo di due auto.
Come mai hanno dovuto mobilitarsi i volontari?
Semplice: il municipio di Davagna, che fa parte della Città metropolitana di GenovaCollegamento esterno (l’ex provinciaCollegamento esterno, per intenderci) non ha i fondi per lo sfalcioCollegamento esterno. Li aveva fino a tre anni fa: 300 mila euro e 30 operai garantivano una circolazione perfetta. Poi… Poi è arrivato il Patto di stabilitàCollegamento esterno, che impone strettissimi vincoliCollegamento esterno di spesa alla pubblica amministrazione.
Ed è stata subito paralisi.
Non ci credete?
In provincia di Novara ci sono 88 comuni.
Clemente MoraCollegamento esterno, 70 anni, sindaco di DormellettoCollegamento esterno, 2.610 abitanti sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, ha chiamato a raccolta 40 colleghiCollegamento esterno e prepara un’adunata per settembre: «Non ce la facciamo più. O ci ascoltano, o siamo pronti a dimetterci (…) Siamo Comuni virtuosi: abbiamo avanzi di amministrazione, ma per colpa del Patto di stabilità non possiamo usarli neanche per tappare un buco in strada».
Chiosa il sindaco PdCollegamento esterno di Novara, Andrea BallarèCollegamento esterno, 48 anni e 104.452 cittadini cui rispondere: «Noi sindaci lo chiamiamo patto di stupidità: crea meccanismi assurdi».
Continuando a giocare con le parole, potremmo dire che il Patto di stabilità sta destabilizzando l’Italia. E gli italiani.
Strade colabrodo, marciapiedi pieni di buche, segnaletica degradata, servizi sociali tagliati, scuole che cadono a pezzi… Il BelpaeseCollegamento esterno diventa, giorno dopo giorno, bruttissimo, sempre più sgarrupatoCollegamento esterno. Perché il Patto non distingue fra comuni virtuosi e comuni viziosi. Li mette tutti sullo stesso piano. Senza fare differenze. Zitti e mosca.
E con che faccia, poi, gli eletti si presentano agli elettori inferociti?
Ho pensato di chiederlo a chi fa politica per senso civico, senza ambizioni di carriera. A una persona, cioè, che di giorno lavora nell’azienda di famiglia e poi dedica una parte (rilevante) del tempo libero all’attività amministrativa.
Si chiama Romina Cassetti, ha 27 anni, è assessore all’Istruzione e alle politiche giovanili di VespolateCollegamento esterno, 2.085 abitanti, piccolo centro del novarese governato da una lista civica. So di poter prestare fede alle sue parole: è stata mia allieva in università, facendosi apprezzare per serietà e competenza.
Ecco che cosa mi ha raccontato.
MISSION IMPOSSIBLE. ” ‘Metterci la faccia’ non sarebbe un grande problema se non fosse che la metti per sostenere un colosso al quale non credi più. Parlo della politica e delle innumerevoli leggi che ogni giorno ti ritrovi a srotolare per renderle fruibili a gente come noi, amministratori di piccoli comuni, scelti da concittadini che ci affidano il compito di migliorare la loro vita, di cambiare le cose in meglio. Peccato che il cambiamento, unica fonte di crescita, sia impossibile”.
2011, DALL’ICI ALL’IMU. “Fino al 2011 predisporre un bilancio comunale non era un’operazione particolarmente difficile: clima sociale ed economico buono, finanziamenti pubblici cospicui, normative sulle destinazioni di spesa inesistenti. Unico problema: decidere come spendere bene i soldi. D’improvviso, nel 2011, con l’introduzione dell’IMUCollegamento esterno, la svolta. Targata Mario MontiCollegamento esterno e figlia dell’improvvida decisione del governo precedente, guidato da Silvio BerlusconiCollegamento esterno, di eliminare l’ICICollegamento esterno sulla prima casa, l’IMU origina subito problemi. Parte di ciò che viene raccolto dalle tasche dei nostri concittadini, infatti, è trattenuto a Roma. Poco male, ci diciamo. Basta tagliare un po’ di spese: niente più manifestazioni organizzate dal comune, ma solamente supporto logistico alle associazioni locali e una bella rivisitazione delle varie forniture di gas, energia elettrica e telefonia”.
2013, ARRIVA IL PATTO DI STABILITA’. “Creatura sconosciuta a tutti della cui malvagità, all’inizio, non ci eravamo resi conto, il Patto di stabilità è la fabbrica dei problemi. Uno su tutti: dover risparmiare, tra saldo di incassi e pagamenti, 100.000 euro. Per noi, che abbiamo un bilancio da un milione e mezzo di euro, è un’enormità. Un traguardo che si può raggiungere solo aumentando i tributi e bloccando gli investimenti. Perché il Patto di stabilità non fa differenza tra le spese correnti, che molte volte possono essere anche inutili o razionalizzabili, e quelle di sviluppo, che nel medio periodo possono addirittura far calare le prime e diminuire i costi in generale”.
2014, INTRODUZIONE DELLA TASI. “Appena il tempo di trovare una strategia di sopravvivenza al Patto ed ecco comparire la famigerata TASICollegamento esterno. Gemella dell’IMU,con la quale forma una sorta di ScillaCollegamento esterno e CariddiCollegamento esterno, costringe a districarsi in percorsi contabili e decisionali tortuosi per non colpire troppo forte i poveri concittadini-contribuenti ingabbiati nei grovigli del modello F24Collegamento esterno. Un mal di testa, sul serio. Finchè si raggiunge un difficile e sofferto equilibrio: ‘Chi paga la TASI non paga l’IMU’. Bene, anzi male…”
2015, LA PARALISI 1. “Ma non ci sono solo le complicazioni fiscali. C’è anche il tema, drammatico della disoccupazione. Siamo nell’impossibilità di affrontarlo e risolverlo. I voucher lavoroCollegamento esterno, per esempio… Dovrebbero servire per dare una mano alla gente in difficoltà, che ogni giorno bussa alla porta del municipio per chiedere aiuto (anzi ogni sera, perche il sindaco prima si guadagna privatamente da vivere e poi, come primo cittadino di piccolo comune, fa volontariato…). Peccato, però, che i voucher siano equiparati agli stipendi dei dipendenti. E, perciò, il comune non può usufruirne. Infatti, gli organici sono stati congelati al 2008…”
2015, LA PARALISI 2. “Niente lavoro, quindi. E niente opere pubbliche. Perché? Perché i bandi richiedono progetti già pronti. Per commissionare i progetti, però, occorre un cofinanziamento del comune: impossibile, dato il Patto di stabilità… Mica è finita. Non solo, infatti, sono stati cancellati i trasferimenti dallo Stato, ma quest’anno bisogna addirittura versare centomila euro, secondo un complicato algoritmo, al Fondo di solidarietà comunaleCollegamento esterno. In tutto ciò, resta l’obbligo di pagare i fornitori entro trenta giorni. Diversamente, scattano pesanti sanzioni”.
2015, LA PARALISI 3. “Il personale, sotto organico per via del divieto di sostituzione, impedisce una più ampia operatività. I dipendenti si ritrovano da cinque anni con lo stipendio bloccato. Gestirli risulta oltremodo difficile, al di là di tutti i reclami sull’efficienza della pubblica amministrazione e dell’impossibilità di sanzionare i fannulloni”.
2015, LA PARALISI 4. “Il bilancio anche quest’anno è operativo dal primo agosto per via dei ritardi dello Stato nel comunicare trasferimenti e tagli. Restano, quindi, soltanto quattro mesi di vera operatività. Ma che genere di operatività? Un’attività amministrativa ridotta all’osso, limitata a pagar bollette, rate di mutui e stipendi. Cancellata qualsiasi forma di decisione politica. Oh, certo: lo Stato dice che tutti i comuni sprecano e che se mettessero in pratica la spending reviewCollegamento esterno si renderebbero felicemente autonomi. Non è vero. Noi abbiamo una riserva di 500 mila euro: soldi risparmiati, ma che il Patto di stabilità impedisce di utilizzare, capito? Così dobbiamo fare i conti, ogni giorno, con gli occhi e le tasche dei nostri concittadini, cercando incastri… magici per non gravare ulteriormente sulla loro già drammatica situazione socio economica. E, mentre le tasse aumentano e i servizi diminuiscono, alla fine la faccia, secondo voi, chi ce la mette?”.
Grazie Romina, tutto molto chiaro. Abbiamo perfettamente capito: peggiorano i servizi, aumentano le tasse. Eccome se aumentano!
Lo dice, impietosamenteCollegamento esterno, anche la Corte dei conti: lo Stato, in tre anni, ha tagliato 8 miliardi di euro ai comuni; e i comuni hanno messo le mani nelle tasche dei cittadini, inasprendo la pressione fiscale del 22 per cento.
Si può andare avanti così?
No, ha quasi urlato Piero FassinoCollegamento esterno, sindaco Pd di Torino e presidente dell’AnciCollegamento esterno (Associazione nazionale comuni italiani), in una drammatica intervistaCollegamento esterno al Corriere della seraCollegamento esterno.
Rimedi?
Tutti aspettano di vedere se Matteo RenziCollegamento esterno manterrà la promessaCollegamento esterno fatta il 18 luglio all’ultima assemblea del Pd: via la tassa sulla prima casa dal 2017; e, in tre anni, meno imposte per 45 miliardi.
Possibile?
L’Unione europea ha già storto il nasoCollegamento esterno.
Gli italiani sperano di non essere presi per il naso.
A naso, sembra più facile che il famoso cammello passi attraverso la famosa cruna del famoso ago…Collegamento esterno
Ma promettere e sognare costa poco, no?
E allora, come direbbe il càllidoCollegamento esterno Matteo, basta gufare!
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