Lugano, dalla camporella all’isola del sesso?
Difetti di crescita di una quasi grande città: mancano aree per fare all’amore
I fatti: ore 19, Domenica 12 luglio, Parco Ciani, la principale e più frequentata zone verde di Lugano. Svariati tranquilli cittadini intenti chi nella passeggiata quotidiana, chi nel supportare le pratiche intestinali del cane, chi nell’ammirare il bellissimo panorama, notano una coppietta che si dedica ad effusioni amorose. E fin qui niente di strano.
Solo che in questo caso le effusioni sono diciamo particolarmente focose. Roba da far concorrenza a Rocco Siffredi e Valentina Nappi. Addirittura una testimone, una signora che aveva l’intenzione di ammirare i cigni nel lago trovandosi invece confrontata ad altro e meno nobile tipo di volatile, ha raccontato che la donna (a quanto pare in condizioni psicofisiche paragonabili a quelle di un alpino dopo una boccia di grappa) avrebbe apostrofato i più o meno interessati passanti con la frase “E allora? Qua stiamo cercando di fare l’amore!” lasciando intendere che erano loro, i passanti, a dare fastidio, presumibilmente turbando la concentrazione (e si sa quanto in certi casi la concentrazione possa essere importante).
Tutto sommato però poco più di una simpatica scenetta come se ne sentono tante, e come ne capitano ogni anno, anche se generalmente in luoghi magari un tantino più discosti, tipo in riva a qualche fiume, nel bosco.
Solo che nell’era dell’informazione globale e degli smartphone, ovviamente la vicenda è stata puntualmente immortalata e altrettanto ovviamente pubblicata.
Discussioni a non finire: si va dall’iperbacchettone che è rimasto “emotivamente turbato” ai nostalgici del libero amore per i quali si può fare ovunque a qualsiasi ora in qualsiasi posizione e con chiunque, purché lo si faccia.
Visto il successo della notizia e il periodo obiettivamente di magra giornalistica, i media ci hanno messo chiaramente il carico da undici. Al punto che ieri la vicenda, con relativa foto di due corpi in una posizione che per gli esperti di kamasutra sta tra il cavallo a dondolo e la tigre accovacciata campeggiava sulla prima pagina del giornale più venduto della Svizzera, il Blick.
Poteva mancare il sessuologo in questa storia? Evidentemente no: mica ci vogliamo negare niente. Per cui, ecco una poveraccia, probabilmente presa alla sprovvista da qualche giornalista mentre soffriva il caldo apocalittico sognando le imminenti vacanze al mare, che non sapendo come commentare la vicenda, si è incautamente lasciata sfuggire la possibilità di creare delle isole del sesso. Laddove dicesi “isola del sesso” un’area adibita (?) ed attrezzata (??) per chi voglia fare l’amore all’aperto. Il tutto, s’intende, per proteggere i minori.
Ari-discussioni a non finire, coi giornali svizzero tedeschi che addirittura interpellano i politici ticinesi sulla “proposta”: è fattibile? È una buona idea? Dove si potrebbe fare?
Insomma, Lugano è proprio diventata una metropoli. In tutto il resto del cantone la questione non si pone. Siamo gente attaccata alle tradizioni: guai a chi ci tocca la camporella, o la “bruga” come si dice in buon dialetto svizzero-italiano. Magari è un po’ scomodo, magari ti entrano i sassolini nelle mutande e le foglioline nei capelli, magari non è il massimo se soffri di raffreddore da fieno, ma vuoi mettere il lato romantico?
Nelle grandi città, invece, le “brughe” non ci sono più, sopraffatte da isole spartitraffico, rondò e sottopassaggi. Triste. Triste e pericoloso, perché poi nascono idee malsane.
Non scherziamo, dai: l’isola del sesso, no. È una roba brutta. Sembra la versione porno dell’isola dei famosi.
Senza contare che Lugano –in gravi difficoltà finanziarie- recentemente ha dovuto ridurre il numero dei gabinetti pubblici per risparmiare. Ci manca solo che si assuma le spese per le alcove all’aperto.
Piuttosto si vada a fornicare altrove. Il Ticino è pieno di luoghi ameni, romantici e al riparo dagli smartphones.
W la bruga
Gino Ceschina
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Illustrazione di Corrado Mordasini
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