Le “squattrinate” banche svizzere
di Gino Ceschina
Che avvenga proprio in Svizzera, il paese che più viene identificato con le banche ed uno dei paesi ritenuti più sicuri al mondo, ha un che di paradossale, ma recentemente una trentina di filiali del gruppo Raiffeisen nel canton Ginevra hanno deciso di non tenere più soldi in cassa. Allo sportello si possono fare solo operazioni sui conti, investimenti e mutui. Nessun prelievo, nessun deposito. Tutto delegato ai bancomat.
È successo dopo una serie di rapine, di cui una avvenuta con il sequestro di un direttore e della sua compagna. Nessuna conseguenza fisica, ma molto spavento e preoccupazione. Motivazioni molto serie quindi, da opporre a una serie di riflessioni che farebbero pensare ad una misura eccessiva e magari addirittura assurda.
A prima vista una banca senza soldi sembra un controsenso: un po’ come un panettiere senza pane o un benzinaio senza benzina. E verrebbe da chiedersi: se una decisione del genere viene attuata in Svizzera, cosa dovrebbero fare paesi con tassi di criminalità decine di volte superiori tipo il Brasile o Messico? Se in Svizzera si rinuncia al contante, a Caracas, la città più pericolosa del mondo, cosa dovrebbero fare?
Ma in fondo il fenomeno (al momento ridotto, ma che potrebbe prendere piede: si prevede un raddoppio delle “banche squattrinate” entro l’anno) non è altro che un segno dei tempi. Al di là delle rapine, che in Svizzera sono un’ottantina all’anno, è un fatto che il denaro contante viene sempre meno usato. Ormai quasi tutto si può pagare via carta di credito o bancomat e da tempo c’è chi preconizza l’eliminazione definitiva del denaro fisico.
Pagheremo virtualmente. Ovviamente col rischio di indebitarci concretamente, perché nel borsellino la carta di credito –a differenza del contante- non scompare se il credito è a zero.
Ma questo, tutto sommato, alle banche potrebbe anche fare gioco.
Gino Ceschina
Segui @00spencerCollegamento esterno
Illustrazione di Corrado Mordasini
“Mi rapini? E io non tengo contante”
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.