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Un secolo dallo sciopero generale in Svizzera

Immagine in bianco e nero di un assembramento di persone; accanto, militari a cavallo
"Fu immediatamente mobilitato l'esercito". Keystone

Ricorrono 100 anni dall'unico sciopero nazionale che la Svizzera abbia mai vissuto. Oltre 250'000 persone -ferrovieri, operai e operaie, impiegati del servizio pubblico- incrociarono le braccia per rivendicare condizioni di lavoro e di vita migliori.

6 novembre 1918. Su una piazza di Zurigo, 7’000 marxisti si incontrano per festeggiare il successo della rivoluzione bolscevica.

“Viene immediatamente mobilitato l’esercito”, rievoca il prof. Rudolf Jaun dell’Università di Zurigo. “Governo e militari temono il ripetersi degli sconvolgimenti che hanno toccato la Russia. Per questo vengono richiamati in servizio decine di migliaia di soldati”.

“Per i promotori è una provocazione e i sindacati chiamano ad uno sciopero nazionale di protesta.”

Non è la rivoluzione

Lo sciopero nei centri industriali comincia il 9 novembre, e diventa generaleCollegamento esterno tre giorni pù tardi. Il manifesto chiede più diritti, e la grande adesione non è solo ideologica: i lavoratori hanno fame.

“C’è il problema della perdita di potere d’acquisto”, spiega Jaun. “Il rincaro ha raggiunto il 30% in tre anni senza adeguamenti salariali. Anche i soldati prestano servizio senza compenso e, inoltre, nelle città i negozi sono vuoti”.

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Ai 250’000 dimostranti si oppongono quasi 100’000 soldati. Al terzo giorno di protesta partono i primi colpi e il comitato d’azione si arrende.

Ma anche la politica capisce che la repressione non serve. Si introducono le 48 ore settimanali (fino ad allora, nelle fabbriche, se ne lavoravano fino a 60) e alle elezioni anticipate del 1919 si passa al sistema proporzionale.

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