L’addio al Giglio e gli show del “comandante”
di Aldo Sofia
Perché sorprendersi? E’ sempre stato così. Le richieste di matrimonio inviate agli ergastolani, i curiosi fermi sull’altra corsia dell’autostrada per “gustare” il grave incidente appena avvenuto al di là del guard-rail, il turista del disastro, e anche chi affronta persino una lunga deviazione pur di arrivare sul luogo di un delitto tante volte e inutilmente discusso in qualche studio televisivo con contorno di lugubri modellini.
E adesso, alla lunga lista, si aggiunge la sorridente foto ricordo con il giulivo comandante che ha portato la Concordia sugli scogli del Giglio, provocando la morte di 32 passeggeri, trasformando il “gigante delle crociere” nel relitto più famoso del mondo. Infatti, ecco l’ultima istantanea di Francesco Schettino: stretto fra due vistose (nel senso di grosse) ammiratrici, durante un party notturno sull’isola di Ischia, proprio nei giorni dell’addio della “sua” nave all’isola del Giglio, con un’operazione di recupero che per fortuna è invece la metafora di un’altra Italia.
Come te lo immagineresti un capitano che ha fatto naufragio, che ha abbandonato la nave piagata e piegata per metà nelle fredde acque di una notte di gennaio, consapevole dei rischi corsi dalle 4.300 persone a bordo, che abbandona la nave e che si sente intimare rabbiosamente dalla capitaneria di porto “torna a bordo, c.”, che è stato descritto come il simbolo della fellonia e non certo del coraggio, e che oltretutto è in attesa di giudizio? Lo penseresti affranto, preoccupato, poco voglioso di farsi vedere in giro.
E invece no, per Schettino è l’esatto contrario. Non c’è solo la sera di Ischia. Ci sono apparizioni continue. C’è anche lo show del “comandante” che torna sul luogo del “delitto”, per un sopralluogo, e che allegramente invita fotografi e cameraman a “inquadrarlo bene, con dietro il ponte della Concordia”. Oppure c’è lo Schettino protagonista del lancio della tv privata di una delle principali organizzazioni per i consumatori italiani (sic!), durante il quale spiega senza contraddittorio i motivi “tecnici” della sua innocenza.
Bisogno di sdrammatizzare, risate forzate, o puro narcisismo del “commodoro” che pochi minuti prima dello schianto brindava in sala comando con un’amica lettone, e che poi spiega: “Mi dipingono come un latin lover ma io sono e sarò sempre un comandante”? Ma il peggio forse non è lui. Il peggio sono quelli che attorno a lui creano l’evento, lo mettono sotto le luci dei riflettori, si beano della riflessa popolarità, che si tratti di un party o di uno show televisivo. Mentre la nave va, la nave che non po’ più navigare, tristemente trainata verso Genova come in un surreale funerale, destinazione finale la rottamazione.
Ma si potessero rottamare, contemporaneamente, anche certe imbecillità.
Aldo Sofia
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