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L'accordo che non c'è

tvsvizzera

di Reto Ceschi

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 - 17:56

Ma in che lingua trattano Svizzera e Italia ? A volte me lo chiedo. Si parla di fiscalità, di liste nere, di viavai di soldi, frontalieri e aziende qua e là dal confine. Temi complessi. Interessi, ci mancherebbe, divergenti. Forse non c'entra la lingua. È che Berna e Roma, di questi tempi, fanno molta fatica ad intendersi. Ora si parla di maggio, maggio 2014. Fra tre mesi il presidente italiano Giorgio Napolitano sarà in visita di stato in Svizzera e sarebbe molto elegante accompagnare l'evento con la firma dell'accordo fiscale fra i due paesi. Ma chissà se accadrà. Sembra che la strada sia ancora tutta in salita. A "60 minuti" due parlamentari svizzeri di lungo corso, il liberale radicale Fulvio Pelli e il popolare democratico Filippo Lombardi, hanno stigmatizzato l'ultima mossa del governo Letta, il decreto appena entrato in vigore sull'autodenuncia volontaria dei capitali esportati illegalmente all'estero. "Sarà un fallimento" per Pelli e Lombardi che non lo auspicano, ma lo prevedono. Più ottimista il senatore del PD Massimo Mucchetti, convinto che quest'ultima scappatoia verrà imboccata da molti. La verità ce la diranno i prossimi mesi, con una trattativa che forse la smetterà di assomigliare ad un'interminabile e piagnucolosa telenovela.

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