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Il fotoreporter svizzero che scovò Mao Zedong

Ritratto intero di Mao Tse-Tung in bianco e nero in un passepartout bianco (come esposto a una mostra)
Un ritratto che Bosshard scattò nel 1938, quando molti giornalisti avrebbero voluto intervistare Mao. Ci riuscì grazie alla sua conoscenza del Paese e ai suoi contatti. RSI-SWI

La Fondazione svizzera per la fotografia di Winterthur rende omaggio al fotoreporter svizzero Walter Bosshard. I suoi servizi dalla Cina negli anni '30 erano seguiti da un vastissimo pubblico in Occidente.

Bosshard fu il primo fotoreporter elvetico a godere di fama internazionale. Nel 1938, mentre in Cina si consumava la guerra con il Giappone, riuscì a fotografare, filmare e intervistare il giovane leader comunista Mao Zedong, nascosto a Yan’an.

Viveva nel Paese da diversi anni e ne amava la cultura. Nel fotogiornalismo, “non ci sono lavori paragonabili così densi e intensi e che hanno seguito per così tanto tempo lo sviluppo della Cina in quel periodo determinante”, osserva il curatore della mostra Peter Pfrunder.  

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Walter Bosshard fotografava e scriveva per le riviste europee e poi anche per Life, dove l’amico (rivale nella professione) Robert Capa arrivò per primo. La mostra di Winterthur mette l’accento anche sulla competizione tra i due.

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