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Il problema sono i “vù cumprà”, mica gli scarichi nei fiumi e nei mari

Banditi dalla spiagge, non restano che le piazze delle città... tipress

di Aldo Sofia

Puntuale e implacabile, come il ferragosto, eccoci anche quest’anno all’immancabile controversia estiva sui “vù cumprà”. Pardon. sui “venditori abusivi delle spiagge”, come detta un politically correct qualche volta ipocrita. In effetti, “vù cumprà” è termine ormai entrato, senza connotati necessariamente dispregiativi o razzistici, nella vulgata corrente. . Peccato veniale, insomma.

Ma se quelle due paroline vengono pronunciate da un ministro degli Interni, e puntigliosamente riportate sul sito del Quirinale (per poi sparire ai primi cenni di polemica), allora la musica cambia, l’espressione è davvero poco istituzionale, il governo è garantito. Tanto più se il ministro in questione, Angelino Alfano, già al centro di controversie per vicende gravi e non del tutto chiarite, parla addirittura di “orde” di africani arabi e asiatici, impegnati in chilometriche marce sulla sabbia arroventata dal solleone (quando c’è) nella tenace volontà di disturbare la quiete dei villeggianti e gli affari dei commercianti locali.

Non è questione di destra o di sinistra. Sindaci di tutti gli schieramenti hanno via via lanciato il loro anatema, raramente seguito dai fatti. L’ultimo fu di un primo cittadino di centro-sinistra che sulla costa ligure, decise di chiudere ermeticamente l’accesso sotto un pontile, dove gli ambulanti si rifugiavano in cerca di un po’ d’ombra. Un po’ come quelle panchine, nei parchi di un paio di cittadine venete, su cui improvvisamente venne costruito qualche bracciolo in più: proprio nel mezzo: per impedire che su di esse ci si potesse sdraiare. Sembra che sparare politicamente sul “vù cumprà” (pardon) abbia un suo tornaconto elettorale. E chissà che Angelino Alfano, schiacciato mediaticamente dal trio Renzi-Berlusconi-Grillo, non l’abbia appunto sparata per garantirsi un poco di fruttuosa visibilità.

Non ha voluto perdere l’occasione nemmeno il presidente leghista della Regione Veneto, Luca Zaia. Che tuona: “Le spiagge vanno ripulite dagli ambulanti…tolleranza zero”. Il paradosso è che leggo il suo ultimatum su una pagina del “Corriere della Sera” per il resto tutta dedicata a un allarmato rapporto da Bruxelles. Titolo: “Quattro italiani su dieci scaricano direttamente nei fiumi e in mare – Due miliardi di euro inutilizzati per la depurazione – Maglia nera al Friuli Venezia Giulia”.

Avete letto bene, ai primi posti nella lista delle regioni dei fondi non spesi per i depuratori non vi sono le “solite” terre del Mezzogiorno, ma proprio quella del governatore Zaia; mentre la seconda in graduatoria per sanzione pro-capite è la valle d’Aosta. Già, perché a fronte di una tale inadempienza (e il rapporto evidenzia la relazione fra trattamento delle acque di scarto e dissesto idrologico) l’Italia corre il rischio di vedersi appioppare una maxi multa dall’Unione Europea.

La fattura da pagare potrebbe sfiorare un miliardo di euro. Mica male per le anemiche casse statali della Penisola, con un governo all’affannosa ricerca di di coperture finanziarie finora introvabili. Ma che importa? Il problema dell’estate sono di nuovo i “vù cumprà” (pardon), quando tutti dovrebbero sapere che oltretutto all’origine dello stesso problema vi è tutto un mondo della contraffazione e dell’abusivismo che non è certo prodotto e organizzato dagli ambulanti illegali, e che prospera grazie a complicità e mancati controlli.

Vabbé, passerà anche questo ferragosto 2014. Poi le spiagge d’Italia verranno finalmente liberate dalle “orde” denunciate dal solerte ministro”.

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