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Il Brasile deve vincere il Mondiale per battere le proteste

Carta di Laura Canali

Di Giorgio Cuscito (Limes)

In Brasile, dove giovedì 12 giugno inizierà la Coppa del mondo di calcioCollegamento esterno, le manifestazioni di protesta contro il governo della presidente Dilma Rousseff proseguono. Parte della popolazione ritiene che i circa 11 miliardi di dollari spesi nell’organizzazione della Copa (do Mundo) dovessero essere investiti in settori in cui il paese è carente, come sanità, istruzione e trasporti pubblici.

San Paolo, centro delle proteste

San Paolo (la cui area metropolitanaCollegamento esterno è popolata da 20 milioni di abitanti), è la città in cui si respira maggiore tensione. Il 5 giugno, i lavoratori della metropolitana cittadina hanno annunciato uno sciopero a oltranza per ottenere salari più alti. Dopo cinque giorni, questo è stato sospesoCollegamento esterno per consentire al governo e al sindacato di trovare un accordo. Se così non fosse gli impiegati del settore sono disposti a incrociare nuovamente le braccia giovedì 12 giugno – data della cerimonia d’inizio dei Mondiali, prevista proprio a San Paolo. In precedenza, la compagnia statale delle metropolitane aveva proposto ai dipendenti un aumento salariale dell’8.7%, ma il sindacato ne pretende uno del 12%. Lo stipendio minimo degli impiegati è di 570 dollari.

Sempre a San Paolo, diecimila attivisti del Movimento dei lavoratori senza casa si sono radunatiCollegamento esterno presso la Corinthians Arena, che ospiterà la cerimonia d’inaugurazione del Mondiale. Nei mesi scorsi, i Black bloc e il gruppo Resistência urbana avevano già minacciato proteste contro gli sfratti delle famiglie di operai dalle proprie case a causa dei lavori collegati alla Coppa del Mondo. Sulla pagina Facebook “Black bloc BrazilCollegamento esterno“, sono state annunciateCollegamento esterno manifestazioni di protesta per il 12 e 13 giugno ed è stata pubblicata l’ubicazione degli hotel dove alloggiano le rappresentative nazionali durante il torneo.

Inoltre, a maggio in almeno 14 Stati brasiliani (il paese è una federazione, ndr) funzionari della polizia federale erano scesi in piazza chiedendo salari più alti. Il governo di Brasilia ha concordato un aumentoCollegamento esterno del 16% circa per evitare che questi scioperassero durante il Mondiale, provocando falle nel sistema di sicurezza.

Malgrado i grandi investimenti, l’organizzazione del torneo ha subito notevoli ritardi. Basti pensare che fino a pochi giorni fa, nella Corinthians Arena non era stata ancora completata l’installazione dei sedili. Per questo motivo, la Fifa ha criticato l’operato di Dilma Rousseff, che si è difesaCollegamento esterno dicendo che “nessuno è in grado di costruire una metropolitana in due anni” e che i ritardi organizzativi sono il “costo della nostra democrazia”.

Per impedire violenze simili a quelle che si sono verificate durante la Confederations CupCollegamento esterno del 2013, Brasilia dispiegherà 170 mila unità tra polizia, esercito e guardie di sicurezza per gli stadi nelle 12 città che ospiteranno il Mondiale. Secondo l’Instituto brasileiro de turismo (EmbraturCollegamento esterno), 600 mila turisti visiteranno il Brasile durante il torneo. Il timore è che la combinazione di un così grande evento sportivo e manifestazioni di protesta non solo generi scontri con le forze di polizia, ma costituisca un’occasione ghiotta per la criminalità brasiliana.

Malcontento interno e aspirazioni “mondiali”

Durante la presidenza di Luiz Inácio da Silva e poi di Dilma Rousseff, la crescita economica (legata soprattutto all’export di materie prime) e le politiche di assistenza sociale portata avanti dal governo hanno consentito a milioni di brasiliani di non vivere più in condizioni di povertàCollegamento esterno e formare una nuova classe media. E’ questa fascia di popolazione che oggi protesta più vigorosamente contro il governo di Dilma. Dalla presidente i brasiliani pretendono la risoluzioni in tempi rapidi di problemi come la grande diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, l’alto tasso di criminalità, l’inadeguatezza della rete d’infrastrutture e la corruzione diffusa a tutti i livelli della politica. La miccia che ha innescato le proteste è stata l’aumento dei prezzi dei trasporti pubblici risalente allo scorso giugno. Il rallentamento della crescita durante gli ultimi anni, segnati da alta inflazione, bassa produttività e deprezzamento del real (la moneta nazionale), ha alimentato il dissenso.

Tale situazione destabilizza il paese anche sul piano internazionale. Il Brasile è la punta di diamante dell’America Latina, una “potenza nella periferia” che aspira a diventare una potenza mondiale. In tal senso vanno le sue attività nel gruppo Brics (che comprende anche Russia, India, Cina e Sudafrica), nel G20 e gli sforzi per avere maggiore potere decisionale presso il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite (vedi la richiestaCollegamento esterno di riforma del Consiglio di sicurezza).

L’onta del Maracanaço e il futuro del Brasile

È la seconda volta che il paese lusofono ospita la Coppa del Mondo. Il ricordo della prima, nel 1950, è a dir poco amaro. Quell’anno la seleção fu inaspettatamente sconfitta nell’ultima partita dall’Uruguay allo stadio Maracanã. Quella partita ha inciso così profondamente nella memoria dei brasiliani, che la maglia della nazionale bianca con il collo blu fu sostituita da quella gialla con il collo verde.

Per il Brasile, la Copa (come le Olimpiadi di Rio 2016) è l’occasione per mostrare la propria maturità sul piano politico e per attrarre investimenti esteri. Possibilmente non legati solo allo sfruttamento delle commodities come accade con la Cina, primo partner commerciale del Brasile, che importa da qui grandi quantità di ferro, soia e petrolio. La collaborazione tra Brasilia e Pechino è certamente proficua, ma rischia di trasformarsi in un rapporto in stile coloniale, basata sull’esportazione di risorse e importazione di prodotti ad alto contenuto tecnologico.

Il proseguimento delle proteste durante il torneo è altamente probabile, ma una vittoria del Brasile, oltre a lavare l’onta del Maracanaço, aiuterebbe a sedarle, almeno momentaneamente. Il prestigio del paese e le speranze di rielezione di Dilma (a ottobre si terranno le presidenziali) passano per la Copa.

Per approfondire: Anteprima di Limes 6/14 “Brasiliana”Collegamento esterno

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