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Hai fatto il doppio di galera? Vabbé… ne farai meno la prossima volta

tvsvizzera

di Massimo Donelli

Che Paese, l’Italia.

Appena sei convinto di averle viste e sentite tutte, zac!

Ti trovi un’altra volta senza parole.

Sentite questa.

Un marocchino di 27 anni, Aminje Cheraouaqi, non proprio ignoto in Questura, finisce in galera condannato, in primo grado, per furto e resistenza.

Dal 10 giugno 2009 al primo marzo 2010, Aminje passa 8 mesi e 20 giorni in carcere, tanti quanti ne prevede la sentenza relativa al procedimento penale numero 24647/09, confermata in appello il 3 marzo 2010 e divenuta definitiva il 18 aprile sempre del 2010.

Sì, avete capito bene: prima si è fatto la galera, poi ha saputo che è stato condannato in via definitiva.

Ma questa, badate bene, è solo una…piccola stranezza.

Occhio, che ora arriva la seconda, ben più clamorosa.

Gatta o meglio Gatto ci cova.

Per la precisione, Nunzia Gatto, pubblico ministero (pm) alla celebrata Procura delle Repubblica di Milano e titolare dell’inchiesta.

Che cosa combina il pm Gatto?

Ecco qua.

Tre anni dopo, esattamente il 4 aprile 2013, dà l’ordine di eseguire la sentenza definitiva del 18 aprile 2010 e dispone che la pena decorra dal 14 novembre 2013 al 3 agosto 2014.

Poichè – ve lo ricordiamo – siamo in Italia, Paese in cui di implacabile c’è esclusivamente la burocrazia, Aminje finisce di nuovo in galera, a Biella, solo il 5 giugno 2014.

E lì si scopre il pasticciaccio: «(…) da una verifica degli atti matricolari risulterebbe che Cherouaqi Aminje è stato detenuto dal 10.6.2009 all’1.3.2010 nell’ambito del procedimento penale 24647/09 (…) A parere di questo ufficio, nonostante alcune discrepanze presenti nell’ordine di esecuzione, verosimilmente il titolo attualmente in esecuzione parrebbe riconducibile alla suddetta carcerazione».

Tradotto in italiano commestibile: occhio, questo ha già scontato la galera per lo stesso procedimento, ve ne siete accorti?

Non se n’erano accorti.

E, così, il giovanotto marocchino, prima di vedere riconosciuto l’errore, s’è fatto il bis della galera.

«Lui scriveva che doveva uscire e loro rispondevano: eh, tutti dicono che devono uscire…» ha raccontato a Il GiornoCollegamento esterno l’avvocato Debora PiazzaCollegamento esterno, già difensore di Renato VallanzascaCollegamento esterno. L’unica persona che (chapeau!)ha ascoltato il grido disperato di Aminje, ha preso in mano la faccenda e l’ha risolta.

Come?

Beh, tenetevi nuovamente forte…

La dottoressa Gatto, infatti, davanti all’evidenza del pasticciaccio ha ordinato la scarcerazione del marocchino.

Si è ben guardata, però, dal chiedere scusa (pensavate possibile il contrario?).

E ha scritto l’inaudito.

Leggete qui: «Il condannato ha sofferto un periodo di carcerazione in eccesso pari a (ma il quanto viene lasciato in bianco, ndr), periodo eventualmente fungibile per altro procedimento».

Traduzione: se dovesse beccarsi altra galera avrà diritto a un bonus di 208 giorni.

Sì, lo so, non ci credete.

Invece è proprio vero.

«Sarebbe mai potuto accadere se al posto di un Aminje ci fosse stato uno di noi?» si domanda l’avvocato Piazza. Che ha deciso di chiedere un bel risarcimento danni pari a 49.052 euro.

Spero le diano ragione.

Mi spiace solo pensare che, assieme ad altri contribuenti onesti, pagherò pro-quota, con la mia IrpefCollegamento esterno, per una colpa non commessa né da me né da quanti pagheranno assieme a me.

Toccherebbe alla dottoressa Gatto mettere mano al portafogli, no?

Ma guai a chi parla di responsabilità civile dei magistrati, giusto?

Tanto lei se l’è cavata con il bancomat della galera: se Aminje tornasse a delinquere, infatti, come ormai sapete, potrà giocarsi il bonus.

Roba da matti?

Esattamente!

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