Expo: abbuffate, ritardi e (ricordate?) fame nel mondo
di Aldo Sofia
Durante una conferenza della FAO a Roma, dovendomi preparare per un collegamento tv, e nel tentativo di capire cosa stesse dietro le drammatiche cifre della fame nel mondo, chiesi a un esperto dell’ambasciata svizzera presso l’Organizzazione dell’ONU, come potessi riassumere visivamente il problema di un bambino affetto da malnutrizione grave e potenzialmente letale: “Purtroppo è facile – fu la risposta -, durante il tuo collegamento mostra al pubblico una patata di medie dimensioni, è tutto quello che mangerà quel giorno il tuo bambino malato di malnutrizione grave e forse destinato a soccombere”.
Qualche anno dopo, nel marzo 2008, Milano vinceva (nella competizione con la turca Smirne) la gara per l’Esposizione mondiale del 2015 (premier Romano Prodi, sindaco della capitale lombarda Letizia Moratti). Vinceva con la proposta-promessa di dedicare l’Expo al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Magnifico. E quando, l’estate scorsa, entrai nei suoi cantieri, mi venne consegnata una mappetta per la stampa che cominciava proprio ricordando le cifre della tragedia e l’impegno della manifestazione nella lotta alla tragedia della crisi alimentare e, d’altra parte, al vergognoso spreco di cibo nelle società del benessere.
Ma, a tre settimane dall’apertura ufficiale, cosa è rimasto di quell’impegno? In apparenza poco, molto poco. Ci sarà, certo, una “Dichiarazione di Milano” contro gli sprechi alimentari, ma nemmeno è la prima volta che la comunità internazionale se ne occupa. Per il resto, a proposito di Expo 2015 si è parlato di tutto ma quasi mai del flagello che (stando a un rapporto della rivista scientifica “Lancet” del 2013) uccide ogni anno tre milioni di bambini, la metà dei quali ha meno di cinque anni. E, bisogna pur dirlo, non è che le innumerevoli organizzazioni umanitarie impegnate su questo fronte abbiano fatto sentire molto la loro voce.
Si vedrà dunque quali e quanti padiglioni saranno almeno in parte fedeli al nobile aforisma della guerra alla malnutrizione, che colpisce almeno 800 milioni di persone. Fin qui, Expo 2015 si è più che altro imposta all’attenzione mondiale per …un’altra abbuffata: quelle delle mazzette, degli scandali, degli arresti, degli appalti loschi, tanto che – amara ironia della sorte – ancora negli scorsi giorni il magistrato nazionale anti-corruzione Raffaele Cantone ha pubblicamente espresso dubbi e perplessità sugli ottomila metri quadrati di ristoranti garantiti senza concorso ad Eataly di Oscar Farinetti, sostenitore e amico del premier Matteo Renzi.
Scandali, polemiche, immancabili sorpassi di spesa, scontri politici e… vistosi ritardi sul mega-cantiere. “Ma alla fine ce la faranno come sempre”, si è ripetuto evocando il genio italiano per le soluzioni in “zona Cesarini”. Ma, e nonostante i tanti progetti cancellati perché palesemente irrealizzabili nei tempi previsti, a venti giorni dal debutto i timori di un’Expo dimezzata o incompleta sono sempre più concreti. Lo testimonia la gara per oltre un milione di euro per la fabbricazione dei teloni che dovranno coprire le parti che non saranno completate al 1.maggio. Il sindaco Pisapia si è consolato ricordando che nemmeno la Tour Eiffel venne completata in tempo per l’apertura dell”Expo di Parigi, e diventò comunque il simbolo della capitale francese. Ma si parla di oltre un secolo fa. E quale simbolo, quale “segno concreto”, potrà lasciare nella storia quella di Milano? Quella di una promessa non mantenuta?
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