La mummia di Brissago al vaglio della scienza forense

È allo studio dell'Istituto di medicina legale di Zurigo la mummia finora custodita al palazzo Branca-Baccalà di Brissago. Proveniente dall'Egitto, comprato a fine Ottocento da un collezionista italiano, il sarcofago che contiene il corpo mummificato di una donna imbalsamata 2'700 anni fa è stato sollevato per la prima volta a metà marzo, dopo mesi di preparazione, in vista del restauro da parte della Scuola universitaria professionale di Neuchâtel cui seguirà l'esposizione permanente a San Gallo.
Compito della scienza è svelare i segreti sulla vita e la morte di Ta Shreit En Jmen. Donna di alto rango, aveva grossomodo 40 anni e visse nella città di Tebe, nei pressi dell’attuale Luxor. Le immagini tridimensionali prodotte e diffuse mercoledì dall’istituto zurighese -lo stesso nel quale si eseguono le autopsie- ci consentono di ammirarla come non l’avevamo mai vista.

Ci sarà anche un mistero da risolvere: parte dell’involucro risale all’800 a.C. e parte a sette secoli più tardi. “Noi siamo responsabili delle analisi biomediche”, chiarisce il direttore dell’Istituto di medicina evoluzionaria dell’Università di Zurigo Frank Rühli, “che serviranno agli egittologi e ai restauratori a scoprire nuove informazioni”.
L’innovativo metodo di scansione, combinato alla tomografia, svelerà dettagli del bendaggio di lino e dei resti umani che esso nasconde. Sono emerse ad esempio delle lesioni al teschio.
Nel servizio RSI, l’intervista integrale a Rühli -che spiega in quale stato sono le ossa e le tracce di organi molli- e all’egittologa del Museo di San Gallo Alexandra Küffer.
tvsvizzera.it/ri con RSI (Quotidiano del 14.04.2021)

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