La televisione svizzera per l’Italia

Beppe Grillo “vespizzato” nel salotto della “terza camera”

ansa

di Aldo Sofia

“Grillo torna in tv”, ha tambureggiato per giorni la stampa italiana, pregustando la scena le parole le sciabolate del “capopolo pentastellato” nel salotto di Bruno Vespa. Ma quando mai il vate dei Cinque Stelle aveva abbandonato il piccolo schermo? Grande equivoco. Nella sua prima campagna elettorale (politiche del febbraio 2013), Beppe Grillo vinse (primo partito singolo) stando sulle piazze e facendosi inseguire da nugoli di troupe televisive: una battuta davanti alle telecamere, qualche parola in più per gli inviati stranieri, tenuti alla larga quelli di casa, e poi lo show dal palco. Che sera dopo sera entrava nelle case italiane. Si disse che boicottava i telegiornalisti; in realtà li sapeva usare senza farsi ingabbiare, con indiscussa abilità. Piazza e tv, un mix vincente. E che doveva rimanere una sua esclusiva, come fece brutalmente capire ai suoi, con la fulminea scomunica e l’espulsione che colpì la prima eletta disobbediente dei Cinque stelle, colpevole di aver fatto una tranquilla apparizione in un talk show televisivo.

Il Grillo che invece, questa volta, si fa “vespizzare” da Bruno Vespa decide di “occuparla” la TV: accettando i “riti” di Porta a Porta, un intervistatore “impensabile” per le idiosincrasie grilline, uno studio e quindi un pubblico selezionato, compostissimo e praticamente ingessato. Insomma tutto quello che l’ex comico ha sempre detestato e disdegnato. Da un quarto di secolo Beppe Grillo non entrava in RAI. Ricordate la famosa e feroce battuta, fatta davanti a un allibito Baudo, sulla delegazione del PS guidata in Cina da Bettino Craxi, che chiede: “Ma se qui son tutti socialisti, chi ruba?”. La battuta rimase celebre, ma lui venne messo alla porta.

Ci si poteva dunque aspettare il grande gelo in quello studio televisivo: che, quando non ci sono plastici riproducenti le case dell’orrore (da Cogne a Perugia) o le scosciate bellezze che dovrebbero mandare in fibrillazione l’audience, diventa addirittura la “Terza Camera della Repubblica”, per dire che lì, e dietro le quinte del salottino, si snoda il vero confronto politico-partitico, che si tratti di Prima o di Seconda Repubblica. E invece i protagonisti del duello tv sembravano due vecchi amici, quasi due complici, perfetti nell’esecuzione dei rispettivi spartiti, concavi e convessi. “Due professionisti straordinari” si é poi gongolato Grillo; “un replay di Berlusconi da Santoro”, ha aggiunto con falsa modestia il “bravo intervistatore” (e stavolta non si può dire che non sia stato all’altezza).

Così ognuno ha raggiunto il suo obiettivo. Vespa lo “scoop” e l’ascolto record; Grillo la platea che gli manca sulle piazze, i prudenti e i moderati, quelli di una certa età, il popolo del divano, che non é disperati, si preoccupa però per figli e nipotini, e non é certo gran navigatore della “rete”. Doveva raggiungerli per dire che lui “non é Hitler” come sostiene uno spento Berlusconi, che non devono spaventarsi, e che quindi gli possono dar fiducia, o quantomeno starsene tranquillamente a casa e disertare le urne europee. Ha tenuto a freno la sua foga, la sua linguaccia, quegli insulti e quei vaffa che lui stesso ha definito “lubrificatore del messaggio politico”.

L’operazione gli é riuscita per tentare il sorpasso del PD, o almeno un poderoso secondo piazzamento? E’ da decenni, dal famoso primo duello tv fra Nixon e Kennedy, che si cerca di capire come e quando il piccolo schermo ti fa vincere o perdere un’elezione (il gran comunicatore Berlusconi non venne infatti battuto da Prodi in due consultazioni e in piena era televisiva?). Si vedranno dunque con quali effetti effetti sull’imminente esito dell’esclusivo duello Renzi e Grillo. Per ora, un’unica certezza: s’era teorizzato che progressivamente ma implacabilmente internet avrebbe spento la tv. E invece il piccolo schermo é ancora l’agora più ricercata della competizione e della propaganda elettorale. Grillo dixit.

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