Navigation

Abraxas: il palazzo del popolo

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 dicembre 2018 - 09:00
Davide Mattei, RSI News

La Radiotelevisione svizzera ha incontrato Ricardo Bofill - l’architetto dell’indecifrabile "Espace Abraxas" - che ha raccontato cosa significa "osare".


Contenuto esterno


Palazzo retrofuturista, distopia totalitaria, Alcatraz, classicismo kitsch o circo romano con tocco sovietico: non c’è visitatore dell’Espace Abraxas che non provi a definire uno degli edifici più evocativi e inclassificabili della banlieue parigina. Questo teatro postmoderno – diviso in platea, palcoscenico e retroscena – è in realtà un edificio di oltre 600 appartamenti, parte dei quali sono in affitto, altri di proprietà e, la maggioranza, case popolari.

Costruito tra il 1978 e 1983 dall’architetto catalano Ricardo Bofill, voleva diventare un centro utopico all’interno del quale si sarebbero mescolate armoniosamente le classi sociali. La realtà è stata più brutale ed ha trasformato l’austero complesso in un ghetto trascurato dal comune di Noisy-le-Grand, coinvolto marginalmente nelle rivolte delle banlieues del 2005. L’Espace Abraxas si è così salvato dalla demolizione - richiesta dall’ex sindaco a inizio anni duemila - solo perché troppo onerosa.

L'ora della rivincita passa dal cinema

Il riscatto di questo luogo dall’architettura tanto imponente quanto evocativa è iniziato nel 2015: la serie americana Hunger Games ha girato al suo interno una decina di minuti di "Il canto della rivolta - Parte 2". Da allora è facile scoprire turisti venuti da tutto il mondo a gironzolare sui passi della star Jennifer Lawrence in questa struttura dove lo spaccio di droga è ancora una realtà.

Oggi Ricardo Bofill è stato chiamato dalla sindaca di Noisy-le-Grand, Brigitte Marsigny (LR), per ristrutturare il complesso e aggiungere due piccoli edifici sui lati che dovrebbero aiutare a far uscire Abraxas dal suo isolamento.  “Ha ancora molta forza” ci ha detto Bofill tornando sul posto quarant’anni dopo. “È stata un’esperienza unica […] avevamo molta libertà e forse abbiamo osato un po’ troppo - ci ha confessato -,  ma siamo contenti di averlo fatto”.

Partecipa alla discussione!

I contributi devono rispettare le nostre condizioni di utilizzazione.
Ordina per

Cambia la tua password

Desideri veramente cancellare il tuo profilo?

Non è stato possibile registrare l'abbonamento. Si prega di riprovare.
Hai quasi finito… Dobbiamo verificare il tuo indirizzo e-mail. Per completare la sottoscrizione, apri il link indicato nell'e-mail che ti è appena stata inviata.

Scoprite ogni settimana i nostri servizi più interessanti.

Iscrivitevi ora per ricevere gratuitamente i nostri migliori articoli nella vostra casella di posta elettronica.

La dichiarazione della SRG sulla protezione dei dati fornisce ulteriori informazioni sul trattamento dei dati.