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“Bisogna combattere la resistenza agli antibiotici”

Hanno consentito di debellare malattie prima considerate mortali, come la polmonite. Gli antibiotici, tuttavia, andrebbero usati con parsimonia. Le conseguenze delle resistenze dei batteri a questi farmaci sono gravi e in aumento in tutto il pianeta. Per sensibilizzare specialisti e opinione pubblica su questo tema, la Svizzera sarà coinvolta per la prima volta in un evento lanciato dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). 

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La Svizzera parteciperà per la prima volta alla “Settimana mondiale per l’uso prudente degli antibiotici”, che si terrà dal 13 al 19 novembre, si legge in un comunicato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Il rischio che le malattie infettive non possano più venire curate si sta alzando e costituisce una minaccia per molti esseri umani e animali, sottolinea la nota.

Dal 2015 in Svizzera addetti ai lavori del settore stanno cooperando nell’ambito della Strategia nazionale contro le resistenze agli antibiotici (StAR) per elaborare misure che riducano il problema. Tra le priorità vi sono l’ampliamento del rilevamento di dati, la formulazione di linee guida per la prescrizione di questi medicamenti e la prevenzione per impedire le infezioni batteriche, in modo da non rendere necessario l’impiego di tali farmaci.

Nella medicina umana si registrano a partire dal 2004 tendenze di resistenza: per alcuni agenti patogeni esse sono in crescita, per altri sono stabili o in calo, mentre il consumo di antibiotici è rimasto invariato negli ultimi due anni, prosegue il comunicato. 

Grafico resistenze antibiotiche
Ufficio federale della sanità pubblica

L’organizzazione che tutela gli interessi dei farmacisti PharmaSuisse, la Federazione dei medici svizzeri (FMH) e l’UFSP hanno inoltre elaborato una scheda per i pazienti con suggerimenti in merito a una corretta assunzione e le associazioni di categoria stanno lavorando anche per affinare la qualità delle prescrizioni.

Per quanto riguarda l’ambito veterinario, dal 2006 nel quadro di un programma nazionale di sorveglianza è stato avviato uno studio sulle resistenze dei batteri indicatori e di quelli zoonotici (che possono infettare l’uomo) sviluppati da suini, bovini e pollame, completato otto anni più tardi con l’analisi di campioni di carne fresca. L’impatto della farmacoresistenza varia a seconda della specie animale, del luogo del prelievo e dell’antibiotico, specifica l’UFSP.

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