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San Bernardo: cane svizzero, barilotto inglese

Alcuni dei dodici cuccioli di San Bernardo dati alla luce da Ranna nel marzo 2014 a Martigny keystone

Allevato da secoli sull'omonimo valico, il cane soccorritore è diventato un simbolo nazionale anche grazie al barilotto, che però ha origine altrove

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 marzo 2015 - 19:44

Tratto da: Conti cifrati e altri (falsi) miti svizzeriLink esterno

La razza è certamente svizzera: sono quasi quattrocento anni, che i Canonici Regolari dell'Ospizio del valico alpino del Gran San Bernardo allevano questi cani miti e pazienti. Accompagnavano i monaci in tutte le attività e furono addestrati al soccorso nella neve. Ma che portassero al collo un barilotto, ai Padri non risulta.

"Il barilotto", spiega Oliver Scharpf in 'Lo chalet e altri miti svizzeri' (Capelli editore), "appare per la prima volta in un dipinto di Sir Edwin Henry Landseer (1802-1873)" del 1820, nel quale due esemplari accorrono in aiuto di un viaggiatore. Non si sa perché Landseer mise al collo di uno dei San Bernardo un "ipotetico brandy per rincuorare sventurati infreddoliti", ma quell'immagine si moltiplicò con le cartoline e contribuì a renderli famosi in tutto il mondo.

Tanto che il barilotto fu messo anche al collo di Barry, l'eroico e valoroso San Bernardo che salvò da solo 40 vite, impagliato e protagonista di un'esposizione permanente1 al Museo di storia naturale di Berna.

1 http://www.barry.museum/index_it.html

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