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Il modello di Codogno per i pronto soccorso

Il dotto Stefano Paglia mostra il nuovo pronto soccorso.
Il primario Stefano Paglia spiega che per lo smistamento medicalizzato, i pazienti vengono sottoposti anche a un’ecografia toracica. Keystone / Red

 La sicurezza dei pronto soccorso riparte da dove è emersa l’emergenza. E niente più sarà come prima. Chiuso il 20 febbraio a causa del ‘paziente-1’, il pronto soccorso di Codogno è stato riaperto recentemente dopo che la struttura è stata completamente rivista, come pure i protocolli. Un possibile modello per il futuro. Anche in Ticino le misure prese in questo periodo di crisi diventeranno la norma. 

“Abbiamo imparato molto della malattia, di come si comporta. Abbiamo acquisito i corretti meccanismi in reparto, mantenuta alta l’attenzione e affrontato i casi con il giusto timore. Siamo probabilmente la struttura che ha avuto più a lungo a che fare con il Covid-19. Grazie a questa esperienza abbiamo elaborato questo modello che ora va testato e verificato”.

“Siamo la struttura che ha avuto più a lungo a che fare con il Covid-19”.

Stefano Paglia, primario Pronto soccorso di Lodi e Codogno

Sono le parole del dottor Stefano Paglia, alla testa dei pronto soccorso dell’ospedale di Codogno e di Lodi. Il primario, in trincea dal primo giorno per contrastare l’emergenza, ci illustra i principali accorgimenti presi per riaprire il Pronto soccorso di Codogno, chiuso nella notte di quel 20 febbraio dopo la diagnosi del ‘paziente-1’. “Un tampone quello fatto al paziente-1 – ricorda Stefano Paglia – fuori da ogni protocollo di allora…”.

Un reparto d’avanguardia

Chiuso per 104 giorni – i giorni più difficili della mia vita dice spesso Stefano Paglia – la pausa forzata è stata utilizzata per ristrutturare radicalmente il pronto soccorso, sulla base di quanto visto, imparato e sperimentato all’ospedale di Lodi. Così, la struttura passata alla storia per aver registrato il primo caso ufficiale in Europa di Covid-19, riapre con un reparto d’urgenza assolutamente all’avanguardia per quanto riguarda lo smistamento dei pazienti.

“Per chi arriva al pronto soccorso il percorso è uno solo, che sia vittima o meno del coronavirus. All’ingresso abbiamo installato dei termo-scanner per misurare la temperatura ai pazienti in arrivo. A questo, va aggiunto un sistema di tecnologia avanzata per controllare se la mascherina sul volto è posizionata correttamente”.

L’aspetto della sicurezza dei pazienti, ma anche del personale ospedaliero, è essenziale. Medici e infermieri del pronto soccorso hanno ingressi separati dai loro colleghi degli altri reparti e le loro strade non si incrociano mai. Anche le sale comuni per le pause e per mangiare non sono le stesse.

‘Sicurezza’ è la parola d’ordine. Sono così state eliminate le sale d’attesa per i pazienti e gli uomini della sicurezza vigilano che nell’attesa di entrare, le distanze di sicurezza tra i pazienti siano mantenute.

“Abbiamo installato dei termo-scanner per misurare la temperatura ai pazienti e un sistema avanzato per controllare se la mascherina è posizionata correttamente”

Stefano Paglia, primario Pronto soccorso di Lodi e Codogno

“Un altro cambiamento importante – sottolinea Stefano Paglia – riguarda lo smistamento (‘triage’) medicalizzato. Questo significa che i pazienti non vengono sottoposti unicamente alle domande di rito, ma viene fatta anche un’ecografia toracica. Per questo abbiamo in dotazione un ecografo completamente touch screen, dotato di batteria con tre sonde, sterilizzabile. Uno strumento perfetto per i nostri bisogni”.

Se il paziente dopo ogni singolo stadio presenta sintomi legati al covid-19, viene indirizzato immediatamente nel settore dedicato ai contagiati. Nel caso contrario, alla fine di questo percorso, il paziente può venire curato per i problemi che lo hanno portato al pronto soccorso.

“Secondo noi dovrebbe funzionare. Se poi possa diventare un modello di riferimento, questo è ancora presto da dire – conclude Stefano Paglia –, si tratta comunque di un modello basato su una lunga esperienza e nuove conoscenze acquisite sul campo”.

Come cambia in Ticino

In Ticino i pronto soccorso non sono stati chiusi a causa del coronavirus. I servizi d’urgenza di tre centri minori (Faido, Acquarossa e Ospedale italiano di Lugano) sono stati sospesi per indirizzare il personale nella struttura di Locarno, ospedale scelto dal canton Ticino per curare i malati di Covid-19. 

Il primo caso in Ticino è stato registrato il 25 febbraio ma è dal 2 marzo (secondo caso) che inizia ad aumentare il numero dei contagiati. Il primo decesso arriva il 10 marzo. Il Ticino, come il resto della Svizzera, ha dunque potuto guardare quanto stava succedendo in Lombardia per prepararsi alla pandemia che, come disse allora il medico cantonale, era inevitabile, si trattava solo di una questione di tempo.

“Fin dall’inizio abbiamo istituito un pre-smistamento (‘pre triage’) ai pronto soccorso, con le domande classiche per verificare se il paziente aveva i sintomi tipici legati alla pandemia – racconta Mattia Lepori, vicecapo area medica dell’Ente ospedaliero cantonale. Anche in presenza di minimi dubbi, il paziente era dirottato verso il settore dedicato ai malati di Covid-19. Questo sistema resta tuttora valido”.

La comunicazione delle autorità è stata chiara sin dall’inizio: non andate al pronto soccorso, prima chiamate il vostro medico o la hotlineCollegamento esterno dedicata. Da inizio marzo i pazienti contagiati aumentano esponenzialmente anche in Ticino, non discostandosi di molto dall’andamento lombardo.

“Il personale dei pronto soccorso continuerà a lavorare ‘in protezione’ come oggi almeno fino alla primavera 2021″.

Mattia Lepori, Eoc

“A inizio marzo – continua Mattia Lepori – con i casi di Covid-19 in aumento, abbiamo istallato una struttura provvisoria all’eterno dell’ospedale di Locarno per lo smistamento dei pazienti. Ora la situazione è decisamente più tranquilla. Lo smistamento viene nuovamente svolto all’interno dell’ospedale”.

In Ticino l’ultimo paziente intubato è stato dimesso dal reparto di terapia intensiva a fine maggio. Da diverse settimane ormai i contagi sono pressoché nulli. Nonostante questa situazione rallegrante, “il sistema di smistamento dei pazienti al pronto soccorso non cambia – fa notare il dottor Lepori – e diventerà una norma per il futuro: saremo sempre molto attenti”.

Anche in Ticino dunque la parola d’ordine è sicurezza. “Il personale dei pronto soccorso – aggiunge Lepori – continuerà a lavorare ‘in protezione’ come oggi almeno fino alla primavera 2021. I pazienti, oltre a sottoporsi al pre-smistamento, continueranno a indossare la mascherina. Il Covid-19 non è ancora stato sconfitto e abbassare ora la guardia sarebbe l’errore più grande che si possa fare”.

Le paure per un ritorno in autunno

Tutti temono che in autunno, con il ritorno dell’influenza stagionale, il Covid-19 possa nuovamente mietere vittime su vittime. “Se dovesse arrivare una seconda ondata della pandemia – risponde Mattia Lepori – saremo più pronti. La separazione dei flussi dei pazienti in arrivo al pronto soccorso sarà immediata. Con il ritorno dell’influenza stagionale, tutti i pazienti che si presenteranno al pronto soccorso con sintomi influenzali saranno trattati come possibili malati di Covid-19”.

“Il problema che vedo nel futuro, una volta allentata la pressione – conclude Mattia Lepori – sarà rappresentato da quei pazienti che vengono al pronto soccorso per altri motivi, senza segnalare che durante la settimana hanno avuto una tosse fastidiosa… sono loro che devono essere immediatamente smistati nella corsia dedicata al Covid-19. Ma non sarà semplice”.

“Altro problema – conclude Mattia Lepori – la circolazione dei visitatori negli ospedali, aperta da lunedì 8 giugno. Cambia tutta la gestione all’interno dell’ospedale e anche i visitatori devono seguire importanti direttive: informatevi Collegamento esternoprima di recarvi all’ospedale”.

Un messaggio importante

Attualmente, come visto, ai pronto soccorso c’è un’attenzione elevatissima per evitare nuovi contagi all’interno delle strutture. Andare al pronto soccorso, però, è una scelta che va ben ponderata.

“Si deve venire per problematiche gravi – ricorda il primario di Codogno e Lodi, Stefano Paglia – magari dopo una consultazione telefonica con il medico di base, se possibile solo in ambulanza. Ci sono ancora troppi ‘accessi impropri’. Dobbiamo cambiare l’abitudine dei cittadini: i pronto soccorso sono per le urgenze e non vanno utilizzati per ridurre i tempi di attesa di una visita specializzata. Se già sono pericolosi gli assembramenti di persone per strada, pensate quanto possa essere pericoloso fare lo stesso assembramento in un ospedale!”.

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