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Il frate che salva i libri dagli estremisti

Poco distante da Mosul, un singolare bibliotecario protegge centinaia di antichi manoscritti dalle aggressioni dei jihadisti. È un frate domenicano che ha trovato rifugio per sé e per i libri a Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove sta digitalizzando i contenuti. Perché vittime delle guerre, oltre alle persone, sono spesso anche la loro cultura e la loro storia.

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“Venite da soli, senza interprete e senza scorta”, raccomanda padre Abu Michaeel Najeeb all’inviato RSI Jonas Marti. È per motivi di sicurezza: il posto deve rimanere nascosto.

Nell’archivio segreto sono custoditi 800 manoscritti iracheni; parole, immagini, la ricca storia di questa terra d’Oriente.

Il frate mostra tra gli altri un Corano con commenti alle sure e una Bibbia del ‘700 trovata, racconta, nel nord dell’Iraq. “La miniatura rappresenta San Tommaso incredulo che mette il dito nella piaga di Gesù”.

Tra gli scaffali si vedono testi di confessione e temi diversi: filosofia, letteratura, scienza; scritti in aramaico, siriaco, arabo e armeno. Fino all’agosto 2014 erano conservati nei pressi di Mosul, poi –con l’arrivo dell’autoproclamato Stato islamico- sono stati portati nella notte oltre il confine.

“Questo tesoro è patrimonio dell’umanità intera”, osserva il frate, che con la sua squadra di otto persone ha cominciato a digitalizzare i libri e metterli in rete. “Gli estremisti vogliono uccidere l’uomo e la sua storia, mentre noi proteggere entrambi. È come un albero: non puoi salvarlo senza salvare le sue radici”.

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