Strade, ferrovie, metrò alpino: l’Expo Italo-Svizzera guarda al futuro dei trasporti

Il convegno a Domodossola: da un lato, l'esigenza di intervenire sulle infrastrutture esistenti; dall'altro, l'idea “utopistica” di collegare Bosco Gurin e Formazza.
Proseguire nei progetti infrastrutturali di cui si discute da anni e avanzare sul fronte dei finanziamenti: è la richiesta giunta, nei giorni del Centenario dell’Esposizione Italo-Svizzera, dai rappresentanti della Confederazione arrivati a Domodossola per un convegno dal titolo Territori in movimento.
“I nostri territori sono territori di interconnessione tra Mediterraneo e nord Europa, ma sono soprattutto spazi vitali per noi – ha sottolineato il presidente del Consiglio di Stato del Cantone Ticino, Norman Gobbi –. Nel Piemonte Orientale e in Ticino c’è la massima antropizzazione dell’intero arco alpino, per questo le nostre regioni non devono essere viste soltanto come corridoi per merci e persone. Credo perciò che l’obiettivo comune sia migliorare la qualità della vita in questi spazi, completando gli assi ferroviari in cui crediamo tanto”.
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Il Sempione al centro dei colloqui
La discussione ha riguardato principalmente l’area del Sempione, sia sotto il profilo ferroviario, sia per quanto riguarda la strada asfaltata che raggiunge il Passo. Al centro della questione c’è la galleria ferroviaria elicoidale tra Varzo e Iselle di Trasquera, in territorio italiano, pochi chilometri prima dell’imbocco del traforo internazionale: una spettacolare soluzione ingegneristica che, all’inizio del Novecento, consentì di superare un dislivello di sessanta metri altrimenti difficilmente sormontabile. Ma, in quella galleria lunga 2900 metri e con una pendenza del 26‰ che ruota su se stessa, i treni merci rallentano.
“In Svizzera, fino a Briga c’è una ferrovia ad alta velocità e nel Cantone Vallese si sono fatti tanti investimenti, ma una volta in Italia, a Iselle, siamo nel medioevo ferroviario”, ha detto Walter Finkbohner, delegato dal Canton Vallese a intervenire al convegno, chiedendo all’Italia di trovare “soluzioni tecniche e finanziamenti per avere una linea veloce tra Iselle e Domodossola”.

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Ma migliorare l’infrastruttura per favorire il traffico merci su rotaia non è l’unica richiesta arrivata dai rappresentanti elvetici: “Il servizio di trasporto delle auto sul treno oggi è finanziato unicamente dalla Confederazione”, ha sottolineato Finkbohner. “Per quanto riguarda la strada, ci auguriamo che la statale 33 (cioè la prosecuzione in Italia della strada principale 9, ndr), su cui viaggiano anche le merci pericolose trattate in Svizzera, venga curata affinché si possa circolare in sicurezza. Dal lato svizzero si spendono 30 milioni di franchi all’anno per la manutenzione, perciò invito a trovare una soluzione che sicuramente ci sarà”.
Replicando a questa sollecitazione, il presidente della Regione Alberto Cirio ha annunciato la disponibilità a effettuare un sopralluogo insieme ai vertici di Anas, la società italiana che gestisce la strada. Per quanto riguarda la mobilità passeggeri su ferrovia, invece, il sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi, ha ammesso che “il confronto tra Italia e Domodossola è impietoso: occorre potenziare i collegamenti, aumentare il numero di tratte di treni e ridurre i tempi di percorrenza”.
Nel corso del convegno si è parlato anche del futuro dell’Autopostale che garantisce il collegamento tra Briga e Domodossola: “Esiste dal 1919, ma oggi c’è il pericolo che debba fermarsi perché purtroppo sul lato italiano non c’è una legge per finanziare questo servizio”, ha aggiunto Finkbohner, sottolineando che “la Svizzera ha sempre pagato e ci deve essere collaborazione. Guardiamo ai grandi progetti – è stata la sua esortazione – ma anche alle piccole cose”.
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Il rilancio del metrò alpino
A proposito di grandi progetti, quello del metrò alpino tra Bosco Gurin e Formazza Collegamento esternoè da tempo sul tavolo delle discussioni transfrontaliere.
Nel corso della serata di Domodossola, è stato Norman Gobbi a rilanciare l’idea di collegare le due località scavando una galleria di poco meno di 6 chilometri nella montagna: “Bisogna avere visioni futuristiche, anche se possono sembrare visioni utopistiche – ha detto –. Bisogna credere in qualcosa di nuovo per dinamizzare le aree più periferiche. Sul lato svizzero il progetto sta procedendo e, in questa fase, stiamo attendendo le autorizzazioni dall’Ufficio federale dei trasporti, che è l’autorità competente per rilasciare autorizzazioni”.

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