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Servono altri soldi per la nuova caserma delle Guardie svizzere

Vaticano
La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e Papa Leone hanno presenziato al giuramento dei militi delle guardie svizzere. Erano 57 anni che un pontefice non assisteva a questa cerimonia. ©Keystone/Urs Flueeler

In occasione del 500° anniversario del Sacco di Roma non verrà inaugurata nessuna struttura, come era invece stato previsto inizialmente. Per dare inizio alla costruzione del progetto imbastito dagli architetti svizzeri Durisch e Nolli dovranno essere raccolti ulteriori fondi.

L’inizio dei lavori era previsto nel 2026, subito dopo la conclusione dell’Anno Santo proclamato da Papa Francesco per il 2025. L’inaugurazione doveva poi avvenire nel 2027, in concomitanza con il 500° anniversario del Sacco di RomaCollegamento esterno, quando – il 6 maggio 1527 – 147 Guardie svizzere morirono per proteggere Papa Clemente VII.

Invece, la costruzione della nuova caserma della Guardia svizzera pontificia sembra essere destinata a tempi ben più lunghi.

Necessità di cambiare

La struttura attuale, ormai vetusta, è formata da dormitori che, a causa del calore che vi si accumula d’estate, sono stati soprannominati dalle guardie “dormitori California”. Le camerate ospitano fino a dieci guardie, con bagni in comune, poca privacy e troppa umidità.

La nuova caserma dovrebbe invece contenere dei piccoli appartamenti, con bagni privati, in grado di ospitare anche le famiglie delle guardie che hanno moglie e figli. Sicuramente più adatta all’ampliamento del corpo militare da 110 a 135 unità, deciso sotto Papa Francesco. Inoltre, il provvedimento è stato preso in concomitanza con l’estensione a tutti i militi (dopo i primi cinque anni di servizio) della facoltà di contrarre matrimonio, prima riservata agli ufficiali. 

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Il progetto vincitore

Una ristrutturazione è stata esclusa velocemente: il delicato contesto storico, architettonico e culturale richiedeva una nuova costruzione. La caserma si trova infatti ai piedi del Palazzo Apostolico, con alle spalle il Colonnato del Bernini, adiacente alla Porta Sancti Petri e direttamente collegato al Passetto di Borgo.

Inoltre, dal momento che la Città del Vaticano è patrimonio mondiale dell’UNESCO, ogni intervento architettonico richiede l’approvazione dell’organizzazione delle Nazioni Unite.

Il progettoCollegamento esterno che ha rispettato le esigenze e ha anche convinto l’UNESCOCollegamento esterno è quello presentato dallo studio di architettura della Svizzera italiana Durisch+Nolli. L’unica parte che non ha ricevuto il via libera è quella concernente la facciata esterna della nuova caserma, al confine con lo Stato italiano, che dovrà quindi essere ristrutturata ma mantenuta nella sua forma storica.

Raccolta fondi

Allo scopo di raccogliere i fondi necessari a finanziare i lavori, già nel 2016 è stata istituita la Fondazione per il restauro della caserma della Guardia svizzera pontificia del VaticanoCollegamento esterno, guidata dall’ex presidente della Banca nazionale svizzera, Jean-Pierre Roth. Con l’aiuto di personalità come l’ex consigliera federale Doris Leuthard, presidente del comitato di patronato, è stata raccolta la cifra necessaria per coprire i costi del progetto.

Il budget totale racimolato dalla Fondazione ammonta a 45 milioni di franchi. Il Vaticano si è invece impegnato di farsi carico delle spese di alloggio provvisorio durante il periodo dei lavori, per un costo stimato di ulteriori cinque milioni di franchi.

La maggior parte dei finanziamenti provengono da fonti private, ma non sono mancati i contributi di enti pubblici: il Governo federale ha infatti messo a disposizione circa 5 milioni di franchi, giustificando la spesa con il fatto che il corpo delle Guardie vaticane contribuisce a dare un’immagine positiva della Svizzera e dei suoi valori.

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Il tradizionale giuramento con una mano sulla bandiera e l’altra che mostra tre dita alzate. Keystone/Urs Flueeler

Lo stop forzato

Una storia che fino ad ora si potrebbe definire di successo. Eppure, c’è un intoppo.

In un articoloCollegamento esterno a firma del corrispondente a Roma Luzi Bernet, la Neue Zuercher Zeitung (NZZ) anticipa che l’inizio dei lavori potrebbe essere posticipato a data da definire. Il ritardo, si legge nell’articolo, difficilmente permetterà l’inaugurazione di un cantiere prima del 2027.

Il motivo alla base del contrattempo sarebbero le finanze: a Roma l’edilizia ha subito un incremento dei costi pari al 35% rispetto al 2022, scrive Bernet, e si prevede che continuino a salire.

Non si ha tuttavia ancora certezza di quanto le spese di costruzione lieviteranno di conseguenza. Interpellato dal foglio zurighese, il presidente della Fondazione Roth non ha voluto indicare una cifra precisa, ma si parla di circa 70 milioni di franchi totali invece dei 50 milioni previsti.

La Fondazione, che a Tvsvizzera.it non ha voluto fornire ulteriori precisazioni, dovrà quindi avviare una seconda campagna di finanziamento, contattando anche i donatori precedenti, inclusi Confederazione e Cantoni. “Alcuni donatori hanno già promesso ulteriore supporto in caso di difficoltà”, ha riferito Roth alla NZZ, fiducioso, anche in questo caso, del successo della raccolta fondi.

L’obiettivo, o meglio, la speranza è quella di iniziare i lavori il 6 maggio 2027, mantenendo come data simbolica proprio quella del Sacco di Roma.

La notizia del posticipo dei lavori è arrivata in concomitanza con il giuramento di 27 nuove reclute delle Guardie svizzere che si sono presentate il 4 ottobre davanti a Papa Leone XIV, nel Cortile di San Damaso in Vaticano. Erano oltre 50 anni che un Pontefice non partecipava alla cerimonia.

Gli alabardieri hanno ripetuto, ciascuno nella propria lingua, la formula di giuramento: “Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa”. Poi hanno poggiato la mano sinistra sulla bandiera e tenuto in alto la mano destra mostrando il numero tre, simbolo della Trinità.

Al suo arrivo nel Cortile di San Damaso, Papa Leone è stato accolto dagli applausi dei presenti. Il comandante dell’esercito più piccolo del mondo, Cristoph Graf, ha ricordato che “57 anni fa – nel 1968 – con papa Paolo VI fu l’ultima volta che un pontefice partecipò al giuramento della Guardia svizzera”. Il comandante ha ringraziato quindi papa Leone “per la sua fiducia e per la sua per la graditissima presenza in questa memorabile cerimonia”.

Il Pontefice, alla fine del giuramento, ha dal canto suo ringraziato il piccolo esercito per “la testimonianza molto importante nel mondo di oggi”, che fa capire, continua Papa Leone, “l’importanza della disciplina, del sacrificio, del vivere la fede in una maniera che parla a tutti i giovani del valore di dare la vita”. 

Alla cerimonia erano presenti anche la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il capo dell’Esercito svizzero, il comandante di Corpo Thomas Süssli.

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