La televisione svizzera per l’Italia

Per la discendenza italiana all’estero mantenere la cittadinanza diventa difficile

passaporto italiano e passaporti svizzeri
Keystone/Christian Beutler

Il provvedimento che modifica lo ius sanguinis, oltre a lottare contro gli abusi, complica la vita alla cosiddetta italodiscendenza. "Che Paese è, un Paese che celebra i morti di Marcinelle e Mattmark e nega la cittadinanza ai nipoti e pronipoti di quelle vittime?", critica il politico e ricercatore italo-svizzero Toni Ricciardi.

Il provvedimento italiano che, tra le altre cose, prevede una stretta sulla doppia cittadinanza e limitazioni allo ius sanguinis per le persone italo-discendenti nate all’estero, è diventata leggeCollegamento esterno.  

Dopo aver già ottenuto il via libera in Senato, anche la Camera italiana, con 137 voti a favore, 83 contrari e 2 astenuti, martedì 20 maggio ha definitivamente approvato il decreto sulla cittadinanza. 

Con la locuzione latina ius sanguinis indica il “diritto di sangue”, ovvero il principio giuridico per il quale una persona può essere riconosciuta – in questo caso – come italiana se è discendente di un cittadino o di una cittadina italiana. 

Le modifiche 

La modifica di legge prevede che le discendenti e i discendenti nati all’estero possano ora accedere automaticamente alla cittadinanza italiana soltanto se hanno almeno un genitore, un nonno o una nonna nati in Italia. 

Questo articolo vi interessa? Volete ricevere i nostri ultimi servizi dedicati a tutto ciò che concerne le relazioni tra Italia e Svizzera? Abbonatevi alla nostra newsletter quindicinale.

Se questo non fosse il caso, se quindi una persona italiana nata all’estero ha un bambino o una bambina, non potrà tramandare alla prole la cittadinanza italiana salvo in alcuni casi. Una possibilità è data dalla condizione che il genitore abbia vissuto almeno due anni in Italia in maniera continuativa.

Un altro caso prevede che almeno uno dei nonni sia nato in Italia e sia quindi il nonno o la nonna a trasmettere la cittadinanza. Ma se questo nonno o questa nonna avessero nel frattempo acquisito anche una doppia cittadinanza nel Paese in cui vivono, le cose si potrebbero complicare.  

La voce degli italiani e delle italiane in Svizzera 

Citato dal mensile Corriere dell’italianitàCollegamento esterno, il deputato del Partito democratico Toni Ricciardi che, oltre ad essere un politico italiano, è anche cittadino elvetico e ricercatore di Storia delle migrazioni dell’Università di Ginevra, si mostra critico: “Ma che Paese è, un Paese che celebra i morti di MarcinelleCollegamento esterno e Mattmark, e poi nega la cittadinanza ai nipoti e pronipoti di quelle vittime, ma concede la cittadinanza accelerata a uno come il presidente dell’Argentina Milei?”. 

Il Corriere dell’italianità, che dà voce della comunità italiana in Svizzera e nel mondo, fa inoltre emergere altre implicazioni della nuova legge: “Trasforma il futuro dei circa sette milioni di italiani all’estero, e di quelli che lasceranno il Paese in cerca di una vita migliore. Infliggendo a questi ultimi un ulteriore dilemma, oltre la fatidica scelta di partire o restare: acquistare o no la doppia cittadinanza?”, scrive il direttore Fabio Lo Verso. 

In Svizzera vivono circa 350’000 persone con la cittadinanza italiana. Se a queste si sommano quelle in possesso di un doppio passaporto – rossocrociato e italiano – si parla complessivamente di circa 640’000 persone.

Anche per quanto concerne la Svizzera, una cittadina o un cittadino può perdere la nazionalità per ragioni diverse, che sono iscritte nella Legge sulla cittadinanza svizzeraCollegamento esterno, e riacquisirla può essere un processo lungo e tortuoso.  

TERMINI DI NOTIFICA – Un bambino o una bambina nati all’estero da genitori svizzeri, in possesso di un’altra nazionalità perde automaticamenteCollegamento esterno la sua nazionalità svizzera al compimento dei 25 anni di età. A meno che sia annunciato a un’autorità svizzera o che dichiari per iscritto di voler conservare la cittadinanza svizzera. In caso di superamento dei termini di notifica, la persona ha dieci anni di tempoCollegamento esterno per fare una domanda di reintegrazione presso un’autorità elvetica. 

ANNULLAMENTO – La naturalizzazione può essere annullata fino a otto anni dopo l’ottenimento. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) avvia questa procedura se la persona ha fatto delle dichiarazioni false o ha occultato dei fatti essenziali con l’obiettivo di ottenere la naturalizzazione. In caso di annullamento, una nuova domanda di naturalizzazione può essere presentata dopo un termine di due anni. 

REVOCA – La legge prevede la possibilità di revocare la nazionalità a una persona che possiede una doppia cittadinanza se il suo comportamento arreca grave pregiudizio agli interessi o alla buona reputazione della Svizzera. Si tratta di casi estremi in cui la persona si è resa colpevole di spionaggio, di tradimento diplomatico, di crimini in connessione con il terrorismo, l’estremismo o la criminalità organizzata, di genocidio, di crimini contro l’umanità o crimini di guerra. Dall’entrata in vigore della legge, nel 1953, la Svizzera non ha mai revocato la cittadinanza svizzera a una persona con doppia nazionalità.  

Molti svizzeri e svizzere all’estero hanno perso la cittadinanza senza saperlo o a causa di vecchie normative. In molti casi non intendevano rinunciarci ma le loro storie mostrano quanto la strada per recuperarla possa essere lunga e dolorosa. 

L’obiettivo della riforma italiana e gli abusi 

L’esigenza di riformare l’accesso alla cittadinanza italiana per chi nasce all’estero è data dagli abusi permessi dalla legge precedenteCollegamento esterno, risalente al 1992. Quest’ultima concedeva alle persone straniere di ottenere un passaporto italiano senza avere legami di alcun tipo con il Paese.  

Parlare italiano e l’aver mai messo piede in Italia non venivano considerati tra i criteri di accesso alla cittadinanza: l’unica condizione necessaria era dimostrare di avere un avo o un’ava italiani vivi al momento della proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861. 

Questa normativa aveva portato a situazioni come quelle che si sono create ad esempio in Veneto lo scorso anno, quando il Tribunale di Venezia si è ritrovato con circa 18’000 pratiche pendentiCollegamento esterno di famiglie che hanno richiesto la cittadinanza italiana ma che risiedono in Sudamerica, principalmente in Brasile. 

Sono decine i comuni che hanno ricevuto ognuno centinaia di richieste, se non di più. Nel caso in cui venga emesso un rifiuto, spesso le richieste rigettate si trasformano in ricorsi che finiscono al Tribunale di Venezia. Da qui l’intoppo.  

C’è inoltre da dire che una richiesta non riguarda una singola persona, ma può concernere interi nuclei. Le 18’000 domande citate si riferiscono verosimilmente a circa 100’000 persone che hanno chiesto la cittadinanza italiana a pochi comuni veneti. 

Il referendum in programma in giugno 

Al contempo, tra poco più di due settimane, l’Italia è chiamata anche ad esprimersi su un altro aspetto concernente la cittadinanza, per il quale le firme del referendum sono state raccolte in tempi record.  

Il testo al voto popolare in programma l’8 e il 9 giugno chiedeCollegamento esterno che gli anni di residenza legale in Italia, richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza, vengano ridotti dagli attuali dieci a cinque, così come prevedeva la stessa legge italiana fino al 1992 e come richiedono gran parte degli Stati europei. 

Una volta ottenuta la cittadinanza, indica ancora il testo, questa sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Sono complessivamente circa 2,5 milioni le persone che vivono già in Italia e che otterrebbero così diritto a naturalizzarsi. 

Il testo è stato proposto dal deputato del partito italiano Più Europa Riccardo Magi e poi sostenuto, oltre che da tutto il suo partito e da varie associazioni, anche da Radicali italiani, Partito socialista italiano, Possibile e Rifondazione comunista. Contraria, invece, la maggioranza di Governo. 

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR