La Svizzera vuole associarsi all’Italia per un geoparco Unesco

Nell'ambito di un progetto Interreg Italia-Svizzera dedicato al geoturismo, il Parco naturale della valle di Binn metterà a punto uno studio di fattibilità per costituire un geoparco transnazionale con l’Italia.
A oggi ce ne sono 229 in 50 Paesi, ma nessuno di questi è in Svizzera. Sono i geoparchi mondiali Unesco, territori che vantano un patrimonio geologico particolarmente rilevante e che vengono gestiti secondo una strategia di sviluppo orientata alla protezione, all’educazione e allo sviluppo sostenibile.
Ma nei prossimi anni anche la Confederazione potrebbe entrare nel club: il Parco naturale della valle di Binn (Landschaftspark Binntal) ha intenzione di intraprendere il percorso per costituire un geoparco transfrontaliero, connettendo i territori svizzeri di Briga, Sempione e Binntal al già esistente Sesia Val Grande Unesco Geopark, in Piemonte.
L’occasione arriva dal progetto Interreg Italia-Svizzera ‘GeoNet’Collegamento esterno, che ha l’obiettivo di creare un distretto geoturistico transfrontaliero attraverso la messa in rete dei siti di interesse geologico e minerario presenti da una parte e dall’altra del confine: all’interno delle attività del progetto, il Parco naturale della valle di Binn metterà a punto uno studio di fattibilità dell’allargamento del parco.

Che cosa sono i geoparchi Unesco e perché entrare a farne parte
I territori che entrano a far parte della rete mondiale dei geoparchi Unesco sono considerati dei laboratori viventi, in quanto mostrano alcuni dei processi geologici più straordinari della Terra. Il valore geologico non è però sufficiente per venire ammessi: essere geoparco Unesco significa agire per aumentare la conoscenza e la consapevolezza del ruolo e del valore della geodiversità e promuovere pratiche di conservazione, educazione, divulgazione e fruizione turistica del patrimonio geologico.
“Per noi l’idea del geoparco Unesco è un tassello del grande quadro che riguarda il geoturismo” spiega a tvsvizzera.it Andreas Weissen, responsabile della cooperazione transfrontaliera del Landschaftspark Binntal. “Nel nostro parco naturale abbiamo minerali importanti a livello mondiale: ben 56 sono stati trovati per la prima volta nella valle di Binn e molti di questi altrove non ci sono. Inoltre, nella zona del Ritterpass (il Passo di Boccareccio) sono anche stati trovati minerali delle terre rare”.
Ad oggi, nella Valle di Binn e nei siti direttamente confinanti dell’Alpe Devero e dell’Alpe Veglia sono stati rinvenuti più di 300 tipi diversi di minerali, di cui circa 150 nella miniera di Lengenbach, che si trova alle spalle di Fäld. Una tabellaCollegamento esterno pubblicata sul sito del Landschaftspark Binntal li cataloga tutti.

“La zona tra l’alto Piemonte e il Vallese è un luogo unico, in cui una sezione delle crosta profonda emerge in superficie” sottolinea Marco Giardino, coordinatore scientifico del Sesia Val Grande Unesco Geopark e professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra all’Università di Torino. Il motivo di tale unicità è la collisione tra la placca africana e quella europea che, oltre ad aver dato origine alla formazione delle Alpi, ha fatto sì che rocce normalmente presenti a circa 30-35 chilometri di profondità affiorassero quasi in superficie. “È anche per questo che l’area vanta una simile ricchezza di minerali: siamo in una zona in cui trasformazioni dovute a pressione e temperatura hanno dato origine a minerali molto diversi”.
>>> In questo reportage vi portiamo a 1’000 metri di profondità, alla scoperta di un progetto geologico italo-svizzero in Piemonte:

Altri sviluppi
Un buco di quasi mille metri per esplorare le profondità della Terra
Appassionarsi alle rocce
Pur vivendo e camminando quotidianamente su un patrimonio geologico straordinario, a volte è difficile rendersene conto: “Per l’uomo è più facile appassionarsi a ciò che si impone per il colore, come i fiori, o a ciò che si muove, come gli animali, rispetto alle rocce – ammette Giardino – ma noi geologi pensiamo che la bellezza della natura abiotica, che riguarda cioè i materiali e i processi, sia altrettanto interessante e importante. Non solo perché la biodiversità (cioè le forme di vita, come appunto la flora e la fauna, ndr) dipende anche dalla geodiversità del territorio, ma perché nel substrato geologico ci sono risorse preziose per la vita dell’uomo e le risposte a tante domande della nostra vita, come quelle che riguardano la sicurezza dei versanti da fenomeni come le frane”.

Ma come si fa geoturismo? E, soprattutto, attira visitatori? Nel Sesia Val Grande Unesco Geopark ogni anno arrivano almeno 500’000 turisti, sostiene GiardinoCollegamento esterno, e Weissen si dice certo che “il brand Unesco è un valore aggiunto”.
Lasciarsi affascinare dalla geologia, in un certo senso, significa viaggiare nel tempo: “Le rocce più antiche che troviamo nel nostro Geoparco hanno tra i 300 e i 350 milioni di anni – spiega il coordinatore scientifico del Sesia Val Grande – e nelle rocce registriamo gli ambienti del passato: quando ne vediamo una di origine oceanica vicina a una di crosta, non siamo di fronte soltanto ad ambienti geologici diversi, ma a momenti della storia diversi. È un libro aperto su un’ampia parte del passato. Nei centri visita del geoparco uno può toccare con mano le rocce e scegliere dove andare a vederle sul terreno, accompagnati dalle guide: penso che completare la propria cultura con una conoscenza di materiali sui quali camminiamo ci apra la mente sul mondo intero”.
Il progetto Interreg GeoNet
Il progetto Interreg GeoNet, spiega Roberto Veggi, presidente del Gal Terre del Sesia, l’ente capofila del progetto, “ha l’obiettivo di mettere in rete tante piccole realtà che da sole non sarebbero in grado di uscire sul mercato turistico, affinché abbiano una forza sufficiente a diventare una destinazione turistica”.
Il progetto si svilupperà nell’arco del triennio 2025-2027, ha un budget complessivo di poco meno di 1,5 milioni di euro e dà seguito a un altro progetto Interreg, chiamato ‘Mineralp’Collegamento esterno, grazie al quale negli scorsi anni sono state riaperte al pubblico alcune miniere italiane dismesse, tra cui quella del Taglione nel Verbano-Cusio-Ossola e quella della Gula in Valsesia (Vercelli). Una delle attività previste sarà proprio la creazione di un “distretto turistico minerario transfrontaliero dell’oro”, che comprende anche la miniera di Gondo, nel Vallese.
Per quanto riguarda l’iter di istituzione del geoparco Unesco transfrontaliero, il primo passo sarà quello di verificare l’aderenza alle 101 domande della check list di candidaturaCollegamento esterno. “Per avere una chance quando sottoporremo la nostra candidatura occorre innanzitutto fare un’analisi di conformità – spiega Weissen –. In ogni caso, i tre anni di progetto Interreg non saranno sufficienti per arrivare al riconoscimento Unesco, penso che ne occorreranno almeno cinque-sette”. Nel frattempo, però, il Landschaftspark Binntal si occuperà anche di un’altra attività: creare guide digitali, in più lingue e accessibili tramite smartphone, da consultare mentre si percorrono i geotour (cioè escursioni di uno o due giorni nelle aree di confine che toccano alcuni geositi, cioè punti d’interesse geologico). “Perché già oggi molti escursionisti arrivano, guardano le rocce, ma non conoscono la tettonica delle placche e non hanno gli strumenti per osservare ciò che vedono” conclude Weissen.

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