La Società Svizzera di Beneficenza di Milano compie 150 anni
Tra le istituzioni storiche elvetiche di Milano, c’è anche la Società Svizzera di Beneficenza. Un sodalizio nato il 7 dicembre del 1875 in un’epoca in cui a Milano quella svizzera era la comunità straniera più numerosa, formata da migliaia di persone spesso molto diverse tra loro per professione, religione e lingua. Un ente che ancor oggi, nonostante un costante calo delle donazioni, riesce ad aiutare diverse persone di nazionalità elvetica in difficoltà.
L’ultima celebrazione di un proprio compleanno, la Società Svizzera di Beneficenza di Milano (SSB) l’aveva organizzata nel 1925: per gli allora 50 anni era stata organizzata una festa nella vecchia sede di via dei Disciplini, tra il Duomo e i Navigli. Una serata danzante in una sede che, durante la Seconda guerra mondiale, verrà bombardata e successivamente abbandonata.
Ma per il suo secolo e mezzo di vita il comitato direttivo della SSB, composto da 15 membri, ha voluto organizzare una serata al Centro svizzero di piazza Cavour. E, per l’occasione, ha anche pubblicato un libro celebrativo intitolato “Società Svizzera di beneficenza in Milano 1875-2025”.
Un traguardo temporale importante ma anche un momento di riflessione per una società che opera ininterrottamente da 150 anni durante i quali si è adattata a cambiamenti storici, economici e sociali importanti: dal neonato Regno d’Italia, agli anni del boom economico passando per due guerre mondiali e per il ventennio fascista e agli anni di piombo per arrivare all’Europa unita e alla moneta unica. Senza perdere di vista lo scopo per il quale è nata: fornire un aiuto concreto ai membri della comunità svizzera d’Italia.
150 anni di beneficenza in un libro
Pensare alla beneficenza e all’aiuto alle cittadine e ai cittadini elvetici suona strano nel terzo millennio, essendo la Svizzera ai primi posti al mondo nelle classifiche di ricchezza e benessere.
Ma forse molti non sanno che ci sono svizzeri e svizzere che, anche all’estero, hanno bisogno di un aiuto per risolvere le questioni che la vita ti costringe ad affrontare. “Non è vero che gli svizzeri non hanno bisogno di aiuto”, tuona Paola Rauzi, vicepresidente della SSB di Milano che ha redatto il pamphlet commemorativo dalla copertina rossa stampato in 400 copie che ne celebra la storia.
“È un luogo comune che va sfatato e che ho sentito ripetere tantissime volte. La beneficenza con i suoi protagonisti di ieri, di oggi, di domani, cioè i soci, i sostenitori, i donatori e gli assistiti, ha contribuito a conservare umanità e dare dignità alla parte più fragile della nostra comunità”.
Nel 2025 sono stati dieci i sussidi erogati per un totale di circa 17’000 euro. “Interventi che si ripetono nel tempo ma anche nuove tipologie di bisogni e di beneficiari. Come la signora che vive in una casa di riposo e che riceve un argent de poche per pagarsi alcune piccole spese dato che utilizza tutta la sua pensione per la retta. O come la coppia di anziani a cui vengono pagate le utenze di casa e le visite mediche specialistiche. Poi c’è una signora che vive in angolo remoto di un’isola italiana alla quale la società paga le botti di acqua e il pellet per la stufa. Senza contare il sostegno ai più giovani per la formazione: studenti e studentesse di nazionalità svizzera che vivono in Italia e che hanno bisogno di un contributo per continuare gli studi o per specializzarsi”.
In base ai dati del 2024 dell’OSE (Organizzazione degli svizzeri all’estero) sono presenti associazioni svizzere di beneficenza in una ventina di paesi e in 51 città nel mondo.
Enti e Associazioni a cui possono fare riferimento gli 826’708 svizzeri e svizzere che risiedono all’estero.
Oltre alle cinque società svizzere di beneficenza presenti in Italia (insieme a a quella di Milano ci sono la Società Svizzera di Soccorso di Torino, la Società Elvetica di Beneficenza di Trieste, la Società Elvetica di Beneficenza di Napoli, la Società Svizzera di Soccorso di Livorno che è la più antica tra quelle italiane essendo stata fondata nel 1853) se ne contano undici in Argentina, sette negli Stati Uniti, cinque in Brasile e quattro in Francia. La più antica è quella di Londra, fondata nel 1703.
Il calo dei donatori e la nuova frontiera delle borse di studio
A tenere in piedi la SSB e a renderla ancora solida, ci sono diversi lasciti importanti di benefattori svizzeri e il patrimonio ereditato da due società di beneficenza che si sono sciolte.
A fronte di un trend che in dieci anni ha dimezzato i soci e i sostenitori così come l’importo delle donazioni, la SSB sta seguendo un nuovo indirizzo già cominciato alcuni anni fa quando erogò, anche grazie alla sinergia con un’altra istituzione benefica, alcuni fondi per aiutare a laurearsi due fratelli italo-svizzeri che hanno così potuto completare gli studi musicali rispettivamente al conservatorio di Como e in quello di Lugano. E che oggi insegnano musica e si esibiscono in diversi palchi.
Proprio il loro Medhelan Strings Ensemble si è esibito nella sala Mieili del Centro svizzero di Milano in occasione della serata di festeggiamenti dei 150 anni. Quest’anno anche una ragazza svizzera cresciuta in Liguria ha beneficiato di un contributo della SSB per pagarsi la retta universitaria e il vitto. E, se i risultati universitari saranno soddisfacenti, l’aiuto si estenderà a tutto il triennio di studio. “Perché – sottolinea Alberto Fossati, presidente della SSB – investire sui ragazzi vuol dire investire sul futuro. Non ci dimentichiamo ovviamente degli anziani e delle persone che hanno delle difficoltà, ma crediamo che la strategia e l’indirizzo che il comitato ha intrapreso nell’ultimo biennio cioè quello di riflettere su investimenti a favore di borse di studio, sia quello giusto”.
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