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La creatività svizzera in mostra al MIA Photo Fair di Milano

deserto e montagna innevata
Da un lato una montagna svizzera innevata, dall'altro il deserto del Negev: l'artista svizzero-israeliana Naomi Leshem fa dialogare due paesaggi apparentemente contrapposti. Naomi Leshem

Il FOCUS Svizzera della grande esposizione dedicata alla fotografia e ai nuovi linguaggi visivi in svolgimento al Superstudio più di Milano, mette in luce il talento delle artiste e degli artisti elvetici.  

Il MIA Photo Fair BNP Paribas di Milano organizzato da Fiere di Parma è uno degli appuntamenti più importanti nell’ambito delle fiere d’arte dedicate alla fotografia in Italia. Nell’edizione di quest’anno, in programma fino al 23 marzo, si possono trovare gli stand di 77 gallerie, di cui 56 italiane e 21 internazionali, alle quali si aggiungono 37 espositori suddivisi tra editoria, progetti speciali ed istituzioni.

Tra i 114 espositori, molti provengono dalla Confederazione. E altri espongono opere di artiste ed artisti svizzeri. Li si può distinguere da un pallino rosso sul muro degli stand con la scritta FOCUS Svizzera.

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Una speciale esposizione nell’esposizione che, quest’anno, la fiera ha voluto dedicare proprio alla Confederazione. “La Svizzera ha artisti eccellenti e fondazioni e istituzioni importanti. È un paese vivo e pieno di energie dal punto di vista culturale e che riesce a fare squadra riuscendo a valorizzare i propri artisti. La Svizzera sta emergendo come un centro cruciale per la fotografia contemporanea, contribuendo al contempo a una comprensione più profonda del paese come crocevia di culture artistiche”, spiega Francesca Malgara.

La direttrice artistica della fiera aggiunge che al tema della fiera, Dialoghi, questa sezione “offrirà l’opportunità di mettere in comunicazione gallerie e artisti svizzeri con esponenti internazionali, esplorando come il contesto culturale elvetico influenzi e ispiri le pratiche fotografiche contemporanee”.

Il focus dedicato alla Svizzera

Dopo due edizioni il cui FOCUS era stato dedicato a Paesi in guerra, è il turno quindi della Svizzera. “La Svizzera è un centro culturale e di dialogo, non soltanto per gli artisti svizzeri, ma anche per tutti gli artisti che si rifugiano in Svizzera per lavorare. Quindi non è soltanto un luogo di creatività, ma un posto che accoglie e aiuta chi vuole svilupparla”, spiega a tvsvizzera.it Rischa Paltrinieri, curatrice della sezione.

Non è un caso che tra gli ospiti istituzionali ci sia anche la fondazione Bugnon nata tre anni fa dopo un lascito di Felizitas Bugnon che offre agli artisti e alle artiste la possibilità di creare un progetto con i propri curatori stando per un periodo di due mesi nello chalet del XVIII secolo di proprietà della fondazione a Château-d’Oex, nel Canton Vaud, stipendiati e senza l’obbligo di restituire qualcosa dopo e con il solo scopo di incontrare e incontrarsi creando relazioni artistiche.

Un tour che inizia dalla dogana

Il tour inizia dallo stand dove si trova l’opera “Dogana” di Salvatore Vitale, palermitano di base in Svizzera, che virtualmente, con la sua foto, fa entrare in Svizzera.

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Nel suo lavoro, intitolato “How to secure a Country”, Salvatore Vitale esplora le misure di protezione messe in atto dalla Svizzera. Salvatore Vitale

Si prosegue con lo stand di Franco Marinotti, un gallerista che vive tra Lugano e Barcellona col suo progetto Gaze off: una “Zona Franca” – come la definisce lui – “un territorio di libertà e autonomia, in cui gli artisti esplorano e ridefiniscono il concetto di indipendenza” spiega Marinotti.

>> Un altro fotografo svizzero, il ticinese Gabriele Spalluto, si è interessato da vicino ai valichi doganali elvetici:

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Tutti i valichi doganali svizzeri in un libro fotografico

Questo contenuto è stato pubblicato al Se non avete ancora visto tutti i valichi doganali elvetici, potete scoprirli nel libro fotografico del ticinese Gabriele Spalluto “Hic Sunt Leones”. L’artista ha immortalato i 175 valichi di frontiera con immagini scattate sempre dallo stesso punto di vista: mostrando gli ultimi metri di suolo svizzero.

Di più Tutti i valichi doganali svizzeri in un libro fotografico

Tra le opere esposte “Dejà vu” di Roberto Mucchiut una sorta di ponte visivo tra passato e presente, realtà e illusione e il viaggio a Santa Margherita di Jean-Marie Reynier. Si prosegue allo stand delle gallerie Springer di Berlino con le opere di Arnold Odermatt, fotografo della Polizia cantonale di Nidvaldo dal 1948 al 1990, che raccontano della quotidianità della Svizzera degli anni ’70. Odermatt, utilizzava la fotografia per documentare incidenti stradali.

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Santa Margherita di Jean-Marie Reynier. Jean-Marie Reynier

Ma non solo. Una delle opere esposte che ritrae le funivie dell’Oberland bernese che trasportano cose, persone e animali è stata insignita, nell’ambito della partnership con Mia Photo Fair BNP Paribas, del premio miramART dall’associazione culturale no-profit miramART, fondata dal Grand Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure,

Un viaggio dalla Svizzera al mondo

Il tema del viaggio è ricorrente nel FOCUS Svizzera e lo si trova ben rappresentato nelle opere della galleria Blanchaert dove, alle pareti, si possono ammirare le fotografie di Edgar Mizrahi che ritraggono finestre, strade, rocce, sezioni di partito e musei.

Dal Canada a Kyoto, da Madrid al Vietnam all’Italia passando per Zurigo. “Un viaggio incredibile intorno al mondo, un dialogo col mondo intero. Qui troviamo quel concetto di Svizzera che si apre al mondo che è alla base di questa sezione”, aggiunge Rischa Paterlini. Un viaggio che idealmente prosegue nelle fotografie di Naomi Leshem, artista di origini israeliane e cittadinanza svizzera, che mette in dialogo due paesaggi apparentemente opposti: una montagna innevata svizzera e il deserto del Negev in cui il bianco candido della neve si confronta con i colori intensi del deserto.  

Dalla sostenibilità all’AI

La sostenibilità e la consapevolezza dei rischi del cambiamento climatico sono al centro delle opere del progetto dei luganesi Giacomo Jack Braglia e Luca Marziale riunite nel progetto Echos of earth. Il primo affronta temi come lo smaltimento dei rifiuti, inquinamento marino e sfruttamento delle risorse trasformando gli scatti in installazioni tridimensionali come l’opera scultorea “Mr sustainable”. Marziale invece offre una riflessione sulla fragilità degli ecosistemi fotografando depositi sulfurei, laghi di rame e campi di lava basaltica dove i batteri che lì prosperano da miliardi di anni, interagendo coi minerali, producono colori vividi che sembrano aggiunti in postproduzione.

Dedicata all’inquinamento luminoso è l’opera “Constellation” di Léonie Rose Marion stampata in edizione limitata con stampante inkjet su carta particolarmente spessa che racconta la scomparsa della notte, notando che l’oscurità non esiste più, mascherata da una luce infinita e invitando il pubblico a riflettere sulla trasformazione del nostro rapporto con la natura.

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The Astronut Studio – Wrack views 3 Massimiliano Ionta

Di grande impatto è l’opera del sound designer Massimiliano Ionta/The Astronut, che con “Il ghiacciaio è ghiaccio, il ghiaccio è acqua, l’acqua è vita” racconta del ghiacciaio dell’Aletsch, il più grande delle Alpi, che si sta rapidamente sciogliendo. Una esperienza interattiva da non perdere in cui le immagini reali del ghiacciaio sovrapposte in 3D vengono trasformate dall’AI. Il visitatore viene invitato a ripetere ad un microfono la preghiera storica degli abitanti di Fiesch mentre la ascolta con le cuffie in altre 40 lingue. Un mantra in origine utilizzato per chiedere che il ghiacciaio non continuasse a scendere, ma che, nel 2019, è diventato un appello per fermare lo scioglimento dei ghiacciai. “Il ghiacciaio per alcuni secondi guarisce sottolineando come ogni nostra azione sulla Terra possa fare la differenza”, commenta il suo ideatore.   

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