In Maremma l’ultimo saluto all’artista svizzero Daniel Spoerri

Il 21 aprile, nel giorno di Pasquetta, l’urna con le ceneri di Daniel Spoerri (morto lo scorso novembre) saranno esposte all’interno di in una delle tante sue opere d’arte contenute del Giardino artistico “Hic Terminus Haeret” costruito dallo stesso artista elvetico nel cuore della Maremma.
Sulle pendici del Monte Amiata, tra gli uliveti e i boschi della Maremma toscana, si trova un luogo dove arte e natura si fondono in un dialogo silenzioso e profondo: è il Giardino di Daniel Spoerri, un parco di sculture che oggi custodisce le opere dell’artista svizzero morto lo scorso novembre e che a partire dal 21 aprile ospiterà anche le sue ceneri, nel luogo da lui scelto come dimora finale.
Il nome “giardino” è probabilmente limitante. Si tratta di una distesa di verde situata tra Seggiano e Pescina, in provincia di Grosseto e che si estende per 16 ettari. Il Giardino ospita 115 opere di quasi 60 artisti e artiste. Metà delle installazioni sono firmate da Spoerri, le altre da amiche e amici dello svizzero, tra cui Arman e Jean Tinguely.
>> L’intervista a Susanne Neumann e il servizio dal giardino:
Un artista che ha attraversato il Novecento
Daniel Spoerri, nato Daniel Isaac Feinstein nel 1930 a Galați, in Romania, è stato uno degli artisti più eclettici e influenti del XX secolo. Dopo una vita intensa e una carriera poliedrica che lo ha visto passare dalla danza alla poesia fino all’arte visiva, ha trovato in Toscana la sintesi delle sue molte vite. Il giardino, aperto al pubblico dagli anni Novanta, “è l‘opera d’arte più grande della sua vita”, dice a tvsvizzera.it Susanne Neumann, presidente della Fondazione “Hic Terminus HaeretCollegamento esterno” che ha il compito di mantenere vivo il ricordo dell’artista elvetico e di portare avanti il lavoro di divulgazione artistica del Giardino di Spoerri, un luogo dove l’arte si fonde con il paesaggio, e dove ogni opera racconta una storia diversa.
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La storia di Spoerri è segnata fin dall’inizio da eventi tragici e da un costante spostamento. Nato da padre ebreo convertito al protestantesimo e madre svizzera, Daniel perse il padre nel pogrom di Iași del 1941. Dopo quella tragedia, la madre fuggì con i figli in Svizzera, dove Daniel, all’epoca dodicenne, fu cresciuto da uno zio.

In Svizzera, Spoerri cominciò la sua formazione artistica. Studiò danza e diventò ballerino, poi si avvicinò alla poesia e all’arte visiva, entrando in contatto con i movimenti più sperimentali del tempo, dal Nouveau Réalisme al Fluxus. “Il caso, nella sua opera come nella sua vita, ha un ruolo importantissimo”, osserva Neumann. Ed è proprio per caso che, anni dopo, Spoerri finirà in Maremma.
La scoperta della Maremma e la nascita del giardino
“Come spesso gli è successo nella vita, questo giardino non è stato voluto. Ma è nato per caso”, racconta Neumann. Era l’inizio degli anni Novanta: Spoerri, allora professore all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, decise di lasciare la cattedra e trasferirsi in Toscana. All’inizio non pensava a un parco di sculture. “Voleva vivere qui, lavorare qui, aveva una bellissima casa-studio e cominciava a disporre le sue sculture per vederle immerse nella natura”, spiega la presidente della fondazione. Da lì nacque l’idea di un vero e proprio giardino d’arte, dove invitare anche altri artisti e artiste a esporre le proprie opere.
Spoerri si dedicò al progetto con tutto sé stesso: “Quando assumeva un compito, e questo giardino era un grande compito, vi si dedicava con tutto il cuore”, dice Neumann. “Quando era a Vienna, dove ha vissuto fino agli ultimi anni, diceva: ‘Quando sono qui non penso mai al Giardino’. E quando era qui in Maremma diceva ‘io non penso mai a Vienna’. Ovunque fosse, era completamente presente”.

Neumann, che per anni è stata il braccio destro di Daniel Spoerri e oggi porta avanti il suo lavoro, racconta con commozione: “Mi ricordo quando sono arrivata qui 25 anni fa: era ancora più forte la sensazione di essere arrivati in una piccola Svizzera. La precisione, la puntualità, il rigore con cui lavorava, a me che sono bavarese, sembravano molto, molto svizzeri”.
Il lascito artistico
Spoerri è stato un innovatore. Con i suoi Tableaux pièges – quadri trappola – ha catturato istanti di vita quotidiana rendendoli arte. Ha saputo mischiare generi e linguaggi, dando sempre spazio al caso e all’imprevisto. Il giardino, che porta il motto latino Hic Terminus Haeret, è la summa del suo pensiero artistico: “È stata una buona idea chiamarlo così – spiega Neumann – perché lui diceva che questa terra è anche una zona di passaggio. Hic Terminus Haeret vuol dire ‘qui si fissa il confine’ ma non il confine come punto finale, bensì come passaggio da un momento all’altro”.
Per chi visita il giardino, l’esperienza è immersiva: “I visitatori che vengono lasciano il mondo che conoscono ed entrano in questo parco-mondo, a volte anche surreale”, dice Neumann. È un viaggio artistico, filosofico e spirituale.

Il riposo nel cuore della sua opera
Il prossimo 21 aprile, in occasione della riapertura stagionale del Giardino, si terrà una commemorazione aperta al pubblico. Come ogni anno, anche nel 2025 la stagione verrà inaugurata nel giorno di Pasquetta. Ma questo è un anno particolare: il primo senza Daniel Spoerri.
La cerimonia di apertura del giardino sarà, dunque, l’occasione per salutare il maestro, che ha voluto tornare proprio qui per sempre. La sua urna, infatti, sarà collocata nella Cappella dei Crani, una delle sue opere più suggestive. Qui resterà per qualche tempo, per permettere a tutti di porre un ultimo saluto al grande artista. Poi però sarà collocata in un’altra opera d’arte prodotta dallo stesso artista svizzero ma decisamente meno in vista perché posta su una collinetta e nascosta dagli alberi. Non una tomba tradizionale, ma un’opera d’arte: perché anche l’eternità, per Daniel Spoerri, è un atto creativo.

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