Fortezza Europa, dentro i movimenti identitari

I gruppi radicali stanno guadagnano popolarità e consenso anche in Svizzera e la loro missione è la deportazione di milioni di stranieri. Circa 300 simpatizzanti si sono recentemente riuniti a Gallarate, a pochi chilometri dal confine.
Dimenticate le teste rasate, i bomber e gli anfibi. I nuovi militanti di estrema destra hanno tagli di capelli e vestiti alla moda. Sono giovani e cercano visibilità. Sono attivi per strada ma anche sui social, che sfruttano sapientemente per promuovere i loro messaggi. Si definiscono identitari e la loro parola d’ordine è “remigrazione”, ovvero la deportazione dei migranti dall’Europa, per preservare quella che definiscono “l’identità etnica e culturale del continente”.
Attivisti identitari si sono di recente riuniti a Gallarate, in Lombardia. Circa 300 fra uomini e donne provenienti da tutta Europa, che hanno partecipato al “Remigration Summit 2025”.
Anche Falò era presente a questo evento, che ha fatto parecchio discutere e durante il quale si è chiesta a gran voce la deportazione dei migranti e la costruzione di una vera e propria “fortezza europea” per proteggersi dalla “grande sostituzione”, la teoria cospirazionista di destra radicale secondo cui esiste un vero e proprio piano per sostituire le popolazione europee bianche con quelle provenienti da altri continenti.
Il raduno di Gallarate è stato il primo grande appuntamento internazionale di questo genere ma già si parla di altri summit: la remigrazione è quindi un argomento che continuerà ad alimentare il dibattito e le contrapposizioni.
Questi giovani uomini e queste giovani donne, davanti ai media, non vogliono definirsi di estrema destra, ma secondo Dirk Baier, criminologo ed esperto di estremismi, sono “lupi travestiti da pecoreCollegamento esterno”. Militanti di ultradestra che tuttavia, spiega alla RSI il professore della Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo, “cercano la normalizzazione”.
Movimenti identitari sono presenti anche in Svizzera: il gruppo più noto è lo Junge Tat, conosciuto per le sue azioni di disturbo. Mentre l’ideologo di questo movimento è l’austriasco Martin Sellner: era stato fermato ed espulso dalla Svizzera in quanto le sue idee sono state considerate dalle autorità come una minaccia per l’ordine pubblico, mentre in Italia è potuto entrare senza problemi (“ringrazio Salvini e Meloni per non avermi fermati, ha lui stesso dichiarato ai giornalisti).

Sellner era anche balzato agli onori della cronaca per aver partecipato a un incontro in Germania, con alcuni membri influenti del partito AfD, che aveva l’obiettivo di gettare le basi per un gigantesco piano di remigrazione che avrebbe coinvolto anche cittadini tedeschi di origine straniera. Un incontro svelato da un’inchiesta giornalistica che ha poi provocato grandi manifestazioni di piazza in tutto il Paese.
Sellner era l’ospite d’onore e pure i leader dello Junge Tat erano presenti al summit di Gallarate, dimostrando che in Europa l’estrema destra è sempre più interconnessa, stabile e organizzata. I movimenti identitari hanno quindi legami internazionali: il loro messaggio fa sempre più presa e le loro azioni hanno un’eco sempre più grande.

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