Fabiola Gianotti, lascia il CERN ma non la sua passione per la ricerca
La fisica italiana, prima donna alla guida del CERN di Ginevra, si appresta a lasciare il suo incarico a fine anno dopo due mandati. Continuerà però a coltivare la sua grande passione, la ricerca, per capire meglio l'universo oscuro.
Fabiola Gianotti è considerata una delle scienziate più influenti del nostro tempo e tra poche settimane lascerà l’incarico di direttrice al CERN. La fisica italiana è diventata la prima donna a dirigere il più grande laboratorio di fisica al mondo. In questi 10 anni, non sempre semplici, si è mossa tra laboratori, diplomazia internazionale e dialogo col pubblico. Nel corso dei suoi due mandati ha saputo lasciare la sua impronta, ampliando il CERN a livello istituzionale (il numero di Stati membri è salito a 24) e attirando sempre più visitatori con l’apertura del Portale della Scienza (da 150’000 le visite sono passate a 400’000 all’anno).
Ma soprattutto, ha dato un ulteriore impulso alla ricerca sulla struttura e l’evoluzione dell’Universo, che al CERN ruota principalmente attorno al bosone di Higgs, scoperto proprio a Ginevra nel 2012. In questi giorni Fabiola Gianotti è ad Ascona per trattative cruciali per il destino del centro. E ne ha parlato al Telegiornale della RSI. Ecco l’intervista:
“Stiamo redigendo il piano strategico per il futuro del CERN”, ha spiegato. “La posta in gioco è alta perché il CERN è un’istituzione unica al mondo che tutto il mondo ci invidia. È il leader mondiale della fisica delle particelle, un motore dell’innovazione che sviluppa tecnologie di punta in molti campi, a vantaggio anche della società. Ed è un esempio brillante di collaborazione mondiale. Quindi, uno degli aspetti di questo piano strategico è di identificare il prossimo progetto faro del CERN che ci permetterà di mantenere questa supremazia e che succederà poi al Large Hadron Collider, l’attuale acceleratore. Stiamo parlando della metà degli anni 2040. Fra le opzioni che stiamo studiando c’è il Future Circular Collider: uno strumento straordinario che, se approvato e realizzato, sarebbe uno degli strumenti più importanti per studiare i costituenti più piccoli dell’universo, le leggi dell’universo a livello più fondamentale”.
Quali sono le cose di cui è più orgogliosa?
Nel 2012 ho avuto la fortuna e l’onore di annunciare la scoperta del bosone di Higgs in rappresentanza del mio esperimento Atlas. È una particella molto speciale, legata al meccanismo che ha permesso alla materia di cui noi siamo fatti di formarsi nell’universo primordiale, quindi legata alla nostra stessa vita. Quindi è un oggetto molto particolare. E poi, nell’ottobre di due anni fa, l’inaugurazione del Science Gateway del CERN, quindi il portale della Scienza, il nuovo edificio realizzato da Renzo Piano per condividere con il pubblico la bellezza e l’utilità della scienza.
Quali sono le domande irrisolte, le scoperte che vorrebbe vedere realizzate nei prossimi anni?
Ce ne sono tante! Ma la più importante, forse, è il cosiddetto ”universo oscuro”, il dark universe. Quando noi guardiamo le stelle, i pianeti, il cielo stellato, quello che vediamo è soltanto il 5% dell’universo. Il resto è un punto interrogativo: è fatto di materia, di forme, di materia ed energia che non conosciamo. E quindi mi piacerebbe poter capire come è fatto veramente l’universo, questo 95% che non conosciamo.
Da gennaio cosa farà? Resterà in ambito scientifico?
Senz’altro, vorrei tornare a fare ricerca attiva con le mie mani, perché chiaramente io sono una ricercatrice e la ricerca è la cosa che mi appassiona di più. Per il resto… Si vedrà!
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