Come un camorrista italiano in fuga si è rifugiato in Vallese

Un italiano di 46 anni è stato arrestato il 24 gennaio a Sion. L'uomo ha vissuto quasi sette mesi nascosto in Vallese con documenti falsi. Un caso che mostra ancora una volta come la criminalità organizzata utilizzi la Svizzera, e in particolare il Vallese, come base operativa.
L’annuncio dell’arresto di Oscar Pecorelli a Sion è passato relativamente inosservato. Eppure, il profilo di questo membro della camorra è preoccupante.
Dall’estate scorsa, ‘o pastor, come è soprannominato, era ricercato dalla giustizia italiana. Appartiene al clan Lo Russo, uno dei più grandi clan della mafia napoletana, ma anche uno dei più violenti, aggressivi e ricchi.
Come precisa un’ordinanza del Tribunale di Napoli e della Direzione regionale antimafia che la Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS si è procurata, Oscar Pecorelli è indagato per diversi reati commessi a Napoli: omicidi, estorsioni, minacce, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio di denaro sporco e traffico di stupefacenti.
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Inizio della fuga
Il 26 giugno 2024, la polizia italiana ha effettuato un blitz contro il clan Lo Russo in diversi quartieri di Napoli. Quel giorno sono stati arrestati una trentina di membri, ma Oscar Pecorelli è rimasto introvabile. Sembra aver abbandonato la sua casa nel quartiere Miano, vicino all’aeroporto di Napoli.
Secondo le informazioni della RTS, gli investigatori napoletani hanno rapidamente scoperto un indizio della sua fuga all’estero e hanno capito che era passato per la Svizzera. All’inizio di luglio, il Tribunale di Napoli ha emesso un mandato di arresto europeo (MAE) nei suoi confronti, trasmesso all’Ufficio federale di giustizia (UFG).
Grazie alle informazioni raccolte a Napoli, è possibile ripercorrere la sua fuga. “Il pastore”, munito di documenti falsi, ha trascorso prima qualche giorno a Torino, poi è passato per Aosta e Martigny, in treno e in autobus, prima di arrivare a Sion.

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Quasi sette mesi a Sion
Nella capitale vallesana, l’uomo viveva da solo, sempre secondo le informazioni della RTS. Ha lavorato in un ristorante della città e ha frequentato la comunità italiana del posto. Per quasi sette mesi, il fuggitivo ha vissuto senza intoppi, fino al 24 gennaio scorso, quando Oscar Pecorelli è stato arrestato dalla polizia cantonale vallesana.
È l’Ufficio federale di giustizia che ha condotto questa operazione, sulla base di una richiesta proveniente dall’Italia. Contattato dalla RTS, l’UFG ha indicato di aver “consegnato [l’individuo arrestato] alle autorità italiane il 30 gennaio. La procedura di estradizione è quindi conclusa”.

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C’erano complici in Vallese?
Ora si pone la questione dei contatti e dei sostegni di cui Oscar Pecorelli ha potuto beneficiare per recarsi in Vallese, stabilirvisi e lavorarvi. Secondo le informazioni della RTS, la maggior parte delle persone che frequentava a Sion, come il proprietario del ristorante che lo aveva assunto, sono state controllate e ascoltate dalla polizia. Si sono rivelate completamente estranee alla fuga del camorrista.
Né il Pubblico Ministero del Vallese né quello della Confederazione hanno voluto dire se, nell’ambito di questo caso, sono stati identificati e interrogati dei complici. A nostra conoscenza, la vicenda non ha portato ad altri arresti in Vallese o altrove in Svizzera.
>> In questo servizio la RSI si è recata ad Abbiategrasso, comune alle porte di Milano recentemente al centro di un indagine per infiltrazioni mafiose:

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