Capitale della cultura 2030, l’asse tra Varese, Como e Ticino

La Provincia di Varese ha lanciato l'idea di federare Varese, Como e Lugano per promuovere la creazione artistica e culturale, incoraggiando gli scambi e la partecipazione della popolazione all'interno di un'iniziativa nata in Europa nel 1985.
Varese “Capitale della Cultura 2030”? Sì, ma con Como e Lugano. Questa, almeno, è l’intenzione dichiarata dal presidente della Provincia di Varese, Marco Magrini, che da settimane fa discutere politici e liberi pensatori dell’area di confine.
Unire Varese e Como è di per sé già una notizia considerata la rivalità storica dei due capoluoghi di provincia lombardi ma – accanto – vi è anche la suggestione offerta da Magrini, che sta lavorando a livello istituzionale per avere come partner anche la città di Lugano o comunque il Ticino. Il politico varesino ne ha già discusso con il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e presto il tema potrebbe essere portato anche all’interno della Comunità di Lavoro della Regio Insubrica. Lo stesso numero uno dell’Ente provinciale – come ha riferito a tvsvizzera.it – avrà modo di argomentare presto proprio ai referenti ticinesi dell’organismo internazionale con sede a Mezzana, in Svizzera, considerato pure che anche il Ticino non è stato a guardare per l’appuntamento del 2030.
>> L’intervista a Marco Magrini:
Il concetto di “Capitali della cultura” nasce per riconoscere e celebrare la diversità culturale nelle città di tutto il mondo. In Europa l’iniziativa ha avuto origine nel 1985 grazie a Melina Merkouri, allora ministra della cultura della Grecia, e al suo omologo francese Jack Lang. Mercouri propose di designare annualmente una città europea come capitale culturale, con l’obiettivo di promuovere progetti culturali duraturi, rafforzare l’unità europea oltre l’ambito economico e favorire lo scambio artistico e culturale.
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Questo concetto è stato poi trasposto da alcuni Stati anche a livello nazionale. In Italia, le prime “Capitali della cultura” designate dal Ministero della cultura sono state Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena nel 2015. In Svizzera, invece, ci è voluto un po’ più di tempo affinché questa idea si facesse largo. La prima capitale culturale elvetica sarà infatti La Chaux-de-Fonds, ma solo nel 2027. Il programma svizzero prevede di designare una città ogni tre anni e per il 2030 c’è una sorpresa a sud delle Alpi.

Le candidature ticinesi sono due
Lo scorso 8 aprile la Città di Lugano ha fatto sapere che è stata approvata ufficialmente la lettera di intenti che il Municipio di Lugano ha sottoposto all’Associazione Capitale Culturale Svizzera lo scorso 26 marzo, dichiarando formalmente il suo interesse ad intraprendere il percorso di candidatura con il sostegno di Locarno e Mendrisio.
“Viste le linee strategiche di sviluppo e i grandi progetti che vedranno la loro realizzazione entro il 2030 – come il Polo sportivo e degli eventi, la Città della Musica, o il nodo intermodale di Besso, per citare solo i principali – il Municipio ha ritenuto che la candidatura a Capitale Culturale Svizzera possa dare un contributo importante al superamento dell’attuale crisi economica, concentrando gli sforzi dei prossimi anni verso un obiettivo comune. Un traguardo di livello nazionale, scrivono ancora dalla città sul Ceresio, che permetterebbe di creare un’occasione di sviluppo unica, ottimizzando e valorizzando le due principali anime della cultura: l’impegno profuso a sostegno della cultura istituzionale e gli spunti provenienti dalla popolazione, in particolare dalle industrie culturali e creative, così come dalla produzione culturale indipendente. Tutto ciò non farà di Lugano un’isola, ma un nodo nevralgico di un’ampia rete di scambi artistici e culturali”.

Sempre l’8 aprile, anche la Città di Bellinzona ha fatto sapere di aver trasmesso all’Associazione Capitale Culturale Svizzera (CCS) la propria candidatura al titolo per il 2030. Bellinzona, scrive il Municipio nella lettera d’intenti, con la sua fortezza medioevale patrimonio UNESCO e il Centro storico dal fascino austero di borgo lombardo, con i suoi quartieri caratteristici, gli scorci pittoreschi, la vocazione per la ricerca scientifica e una vita aggregativa ben radicata, incarna la città giusta, al momento giusto. Scegliere Bellinzona quale Capitale Culturale Svizzera significa scegliere una città con un patrimonio storico e monumentale per molti aspetti unico, un polo dinamico e in crescita, nonché una realtà strategicamente collocata al centro geografico e politico di una regione culturalmente ricca come il Canton Ticino. Bellinzona, con questa candidatura, vuole suggellare il percorso di sviluppo urbano, coesione sociale e valorizzazione storico-monumentale attualmente in atto.
“Varese, Como e il Ticino? Un derby in cui vincono tutti”
La notizia delle candidature ticinesi non ha scomposto il presidente Magrini che ancora in questi giorni ha rilanciato il tema. “Evidenti paletti istituzionali non permettono di promuovere un solo Stato, dice, questo mi pare normale, ma è evidente che questa macroarea ha punti di contatto che non possono non entrare in rete. Credo sia il tempo di lavorare per la coesione, tralasciando scelte localistiche ove possibile naturalmente. L’Insubria custodisce un capitale di peculiarità socio-economiche, culturali e religiose ed un patrimonio di bellezze artistiche e paesaggistiche che identifica ed unisce a diversi livelli un’area più vasta”. Anche la provincia di Varese ha siti UNESCO, la proposta sarebbe proprio quella di mettere questi patrimoni in rete per quella data tramite un progetto ad hoc che potrebbe trovare finanziamenti in bandi speciali in Lombardia.

“Per quanto attiene il patrimonio d’arte visiva, chiosa ancora il presidente dell’Ente lombardo, il territorio dell’Insubria costituisce un centro di diffusione dell’arte romanica, con una specifica connessione alla rinomata scuola dei Maestri comacini. Il mileu artistico della regione insubrica trova uno specifico fattore di unione, ed una nota di rinomata eccellenza, nell’operato di queste maestranze edili, muratori, scalpellini e scultori che, partendo dalle zone del comasco e del Canton Ticino, dall’Alto Medioevo diffusero il nuovo stile nel nord e centro Italia, declinandolo nel bacino prealpino con caratteri specificamente lombardi. Inutile fare riferimenti ai poli museali, all’identità urbanistica, alla presenza di artisti che hanno varcato la frontiera da una parte all’altra lasciando segni tangibili della loro grandezza in terra ticinese e lombarda”.
Magrini è un fiume in piena sulle possibilità e le opportunità per le provincie italiane e per il Ticino se Lugano o Bellinzona dovessero ricevere la nomina. Rimarca, in conclusione, che non si tratta di una boutade, ma di un preciso sentire comune, quello di lavorare per “Insubria capitale culturale d’Europa”. Ed è per questo che le province lombarde cercano di intessere un progetto che davvero rischia di essere unico, vista pure la vicinanza delle città che lanciano la candidatura ognuna per la propria Nazione.
L’iter da seguire per l’ambito traguardo
Bellinzona e Lugano se la vedranno con quattro città della Svizzera tedesca: Aarau, Sciaffusa, Thun (Berna) e Zugo. Anche queste a fine marzo hanno depositato una dichiarazione di intenti, confermando la loro volontà di sottomettere una candidatura ufficiale da qui alla fine dell’anno.
Le altre città interessate non sono più eleggibili. “L’interesse dimostrato dalle sei o otto città non solo aumenta la probabilità di avere una selezione diversificata per la Capitale Culturale Svizzera 2030, ma dimostra anche che il concetto” è ormai riconosciuto in tutto il Paese, dichiara il presidente dell’associazione Capitale culturale svizzeraCollegamento esterno (CCS) Daniel Rossellat.
Con queste dichiarazioni di intenti, tutte accettate dalla giuria nazionale, le sei città hanno superato un primo ostacolo. Sono ancora necessari ulteriori chiarimenti, come il coinvolgimento di attori culturali della città e della regione, la fattibilità operativa, per non parlare di un budget “vincolante” approvato dalle autorità competenti. Inviando la candidatura entro il 31 dicembre 2025, le città entreranno ufficialmente in lizza per il titolo “Capitale culturale svizzera 2030”. Nella primavera 2026, una delegazione della giuria dell’associazione nazionale CCS visiterà le città candidate e la decisione finale verrà resa nota a giugno 2026. La giuria è composta da undici personalità provenienti dal mondo della cultura, dell’economia e della politica.
La Chaux-de-Fonds 2027 farà da apripista
Ogni tre anni una città elvetica, in generale di più di 20’000 abitanti, verrà designata capitale culturale svizzera per 365 giorni. Questo progetto, iniziato da Rossellat, è stato integrato nel messaggio sulla cultura le 2025-2028 del Consiglio federale.
>> La Chaux-de-Fonds e Le Locle, due città costruite da e per l’orologeriaCollegamento esterno
Nel 2027, La Chaux-de-Fonds (Neuchâtel) sarà la prima. Gli effetti di questo nuovo titolo si fanno già sentire nella città orologiera, iscritta nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Sono state infatti avviate e accelerate una serie di iniziative urbanistiche, come la riqualificazione degli “Anciens Abattoirs” (vecchi macelli), che verranno trasformati in un centro culturale e diventeranno un fulcro per gli eventi. La città è nota per il suo piano urbanistico a scacchiera, per la sua architettura unica in stile Art Nouveau, per gli edifici di Le Corbusier, per il suo teatro barocco italiano unico nel suo genere, per la sua sala da concerto acusticamente eccezionale, per il suo museo d’arte di fama nazionale e per i vari luoghi culturali alternativi.

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