Angelica Kauffmann, da Coira a Roma, la pittrice libera che segnò la scena culturale del ‘700

L’artista svizzera, originaria dei Grigioni, aveva un rapporto speciale con la Città Eterna. La mostra-evento “Roma Pittrice” celebra il suo talento, la sua eclettica personalità e la sua influenza sulla società come esempio di emancipazione femminile.
Angelika Kauffmann è una delle figure più complesse e affascinanti del panorama artistico settecentesco. Pittrice con spirito indipendente e senso degli affari, collezionista e mecenate, fu amica di personaggi illustri come Goethe e Canova. Oggi è tra le protagoniste della mostra-evento “Roma Pittrice”, ospitata a Palazzo Braschi, nel centro della capitale italiana, e prorogata fino al 4 maggio.
Un talento, quello di Kauffmann, che dalla Svizzera è arrivato in tutta Europa, toccando i più importanti poli culturali, da Londra a Roma. L’esposizione, che riunisce oltre 120 opere, esplora la presenza nel mondo dell’arte romano di diverse artiste tra il XVI e il XIX secolo. Il risultato è un percorso che si muove cronologicamente e tematicamente, un viaggio lungo quattro secoli che spazia dai ritratti ufficiali alle vedute paesaggistiche, dalle nature morte agli autoritratti più intimi. La pittrice svizzera è presente con cinque opere, a cui si aggiunge un busto marmoreo a lei dedicato.
La famiglia, le arti, i viaggi

Nata nel 1741 a Coira, nel cantone dei Grigioni, Angelika Kauffmann si avvicina al disegno e alla pittura grazie al padre, Joseph Johann, mentre la madre Cleophea la inizia alle altre arti, come la musica, il canto e la letteratura. Trascorre l’infanzia in Austria, terra natale del padre, nella piccola località sciistica di Schwarzenberg.
La sua iniziazione artistica, però, avviene in nord Italia, prima in Valtellina e poi a Como, tra il 1752 e il 1753. È proprio nella località lombarda, non lontana dal confine svizzero, che le viene commissionato il ritratto del vescovo di Como, Agostino Maria Neuroni, di cui si sono perse le tracce.
Grazie alla mentalità aperta dei genitori, ha l’opportunità di viaggiare fin da giovanissima, in particolare in Italia: il primo soggiorno si concluderà tragicamente, con la morte della madre, avvenuta a Milano nel 1757; il secondo, per volere del padre, la porterà nelle principali città, da Firenze a Venezia, da Bologna a Napoli, toccando anche Roma, dove poi sarebbe tornata fino alla morte.
Pittrice e tessitrice di relazioni
È a partire dal 1763 che l’artista svizzera comincia ad affermarsi come “Pittrice e Networker”, a sottolineare non soltanto la sua abilità tecnica, ma anche la sua capacità di instaurare e mantenere proficui rapporti con tutto il mondo culturale dell’epoca.

“Sin da giovanissima – spiega a SWI Swissinfo.ch Ilaria Miarelli Mariani, curatrice della mostra e direttrice dei Musei civici della Sovrintendenza di Roma Capitale – Angelika vuole cimentarsi nella pittura ‘maggiore’, ossia la pittura ad olio di storia. Non si lascia relegare nel campo ristretto della miniatura o della copia dei grandi maestri. Ben presto crea un suo stile riconoscibile ed è considerata una dei capiscuola del neoclassicismo”.
All’artista svizzera si riconosce il merito di occupare un posto di assoluto primo piano nella storia delle donne che si sono confrontate con la pittura. Dotata di una personalità forte e complessa, che spazia oltre la tela, è anche un’apprezzata collezionista e tessitrice di relazioni sociali tra artisti, tutti uomini, perché il suo è un mondo al maschile.
Tra le opere in mostra specchio di questi anni vi è l’“Allegoria della Speranza”, donata da lei stessa nel 1765 all’Accademia di San Luca, in occasione della sua ammissione alla celebre istituzione che prende il nome dal santo protettore della pittura.
Il primato a Londra
L’iniziale periodo in Italia viene interrotto da un viaggio oltremanica, che la consacra quale artista di riferimento in tutta Europa. A Londra è tra le fondatrici, nel 1768, della Royal Academy of Art, una prestigiosa istituzione, caratterizzata dall’indipendenza e dedita alla “promozione delle arti”. I fondatori sono 36 tra pittori e architetti più famosi dell’epoca, di cui due soltanto sono donne: l’inglese Mary Moser e la stessa Kauffmann. Le decorazioni della Council Room portano la sua firma, per le quali riceve lo stesso trattamento dei suoi colleghi maschi.
Di nuovo a Roma, nella casa-atelier

Conclusa l’esperienza londinese rientra a Roma per non lasciarla più. “Quando vi ritorna, nel 1782 – prosegue Miarelli Mariani – è già una delle massime personalità artistiche europee. Roma, con le antichità e l’arte dei grandi pittori rinascimentali e del classicismo, centro nevralgico europeo per la Repubblica delle Lettere, è il luogo ideale dove stabilirsi”.
La casa-atelier di Kauffmann, in via Sistina, diventa il quartier generale di un folto gruppo di artisti e intellettuali noto come “République des Lettres”, e si trasforma in un vero centro culturale, frequentato dalle migliori menti dell’epoca.
I contemporanei di Kauffmann, tutti uomini, la considerano uno dei riferimenti della pittura neoclassica, in particolare dell’arte mitologica, come nel “Ritratto di giovinetta in veste di baccante” (Gallerie nazionali Barberini Corsini). Kauffmann eccelle anche nella pittura tradizionale, richiesta dalle maggiori personalità dell’epoca: è il caso del “Ritratto di Onorato Caetani” (Fondazione Caetani).
L’amicizia con Goethe
Quando il poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe arriva nella Città Eterna, nel 1786, il suo destino e quello di Angelika Kauffmann si intrecciano. Lui sostiene che lei sia la “miglior conoscenza” fatta a Roma e nasce una sincera amicizia.
“Angelika diventa la guida personale di Goethe a Roma. Insieme scoprono i musei e le collezioni – racconta Miarelli Mariani. Oltre che grande networker, Kauffmann aveva una vasta cultura non solo artistica, poiché era anche una grandissima esperta d’arte. Alla sua collezione apparteneva l’unico originale di Leonardo da Vinci presente a Roma, il San Girolamo, oggi esposto ai Musei Vaticani”.
Dal disegno all’autoritratto
La sua bravura e versatilità la portano a cimentarsi in tecniche e soggetti sempre diversi, così come ben illustra la mostra, dove è possibile ammirare l’opera di penna a inchiostro acquarellato su carta e raffigurante una “Scena allegorica” (Museo Napoleonico) e l’“Autoritratto come Musa della pittura” (Musei Vaticani). Grazie alla sua personalità e alla fama internazionale, Kauffmann è al centro di una rete culturale di primo piano.
Il funerale di Canova e il busto al Pantheon

Negli ultimi anni la sua nomea si consolida, trasformandola in una personalità leggendaria già in vita. Alla sua morte, nel 1807, viene organizzato un sontuoso funerale sotto la supervisione del grande scultore Antonio Canova.
L’importanza della pittrice grigionese è celebrata l’anno successivo, nel 1808, quando il busto in marmo che la raffigura, realizzato dal cugino Johann Peter Kauffmann, viene collocato nel Pantheon, accanto alla tomba del pittore e genio rinascimentale Raffaello Sanzio. Angelika Kauffmann è la prima donna a ricevere un simile onore. L’opera, intitolata “Busto di Angelika Kauffann”, è attualmente in mostra.
Le spoglie della grande artista svizzera riposano nella basilica di Sant’Andrea delle Fratte.
Roma Pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secoloCollegamento esterno
Museo di Roma – Palazzo Braschi (chiuso i lunedì e il 1° maggio)
Prorogata fino al 4 maggio 2025
Catalogo in italiano di Officina Libraria

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