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Svizzera, la disoccupazione dei frontalieri rischia di costar caro

Cartello sui frontalieri alla frontiera franco svizzera
Sono attualmente 320'000 i lavoratori frontalieri attivi in Svizzera. Keystone

Gli Stati membri dell'Unione europea hanno deciso giovedì di cambiare le regole per la disoccupazione dei lavoratori frontalieri. Modifiche che se entrassero in vigore rischierebbero di costare caro alla Svizzera.

Gli Stati membri dell’Unione europea hanno raggiunto giovedì un accordo provvisorio Collegamento esternoche intende cambiare le regole per la disoccupazione dei lavoratori frontalieri. Modifiche che se entrassero in vigore rischierebbero di costare caro alla Svizzera. 

Attualmente i residenti dell’Unione Europea che lavorano in Svizzera con un permesso G per frontalieri, in caso di disoccupazione parziale ricevono un’indennità da parte dell’assicurazione svizzera contro la disoccupazione. 

In caso di perdita totale del posto di lavoro, tuttavia, le indennità sono versate dal loro paese di residenza. 

La Confederazione rimborsa poi a questi paesi un indennizzo pari a tre mesi di disoccupazione per i frontalieri che hanno lavorato meno di un anno o a cinque mesi per chi ha lavorato di più. Nel 2015, sono stati versati ai disoccupati residenti all’estero 193 milioni di franchi, di cui 13,7 milioni in Italia. 

Una fattura molto più salata

Le cose però potrebbero cambiare. I ministri responsabili della sicurezza sociale degli Stati membri dell’Unione Europea hanno infatti deciso giovedì che in futuro sarà il paese dove una persona ha lavorato a dover pagare le indennità anche in caso di disoccupazione totale. 

Il ragionamento è che un paese non può decidere di impiegare una persona e poi chiedere a un altro Stato di pagarle la disoccupazione. 

Con 320’000 frontalieri attivi sul suo territorio, la Svizzera rischia dunque di vedere la fattura diventare molto più salata. “I costi potrebbero aumentare di centinaia di milioni di franchi”, aveva detto mertedì Cornelia Lüthy, vicedirettrice della Segreteria di Stato della migrazione. Secondo alcune stime, potrebbe addirittura sfiorare il miliardo di franchi. 

Rischi della non adozione in Svizzera

In teoria, spiega la Segreteria di Stato dell’Economia, la Svizzera non facendo parte dell’UE non è giuridicamente obbligata ad adottare queste regole, qualora entrassero in vigore. 

Tuttavia, la Confederazione è integrata nella coordinazione dei sistemi della sicurezza sociale dell’UE e un mancato adeguamento a questa evoluzione potrebbe creare parecchi problemi a livello amministrativo. La libera circolazione delle persone diventerebbe complicata e gli svizzeri che lavorano all’estero potrebbero esserne penalizzati. 

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Le nuove regole dovranno ora passare al vaglio del Parlamento europeo, dove si prevede otterranno la maggioranza qualificata, e dovranno essere discusse alcune modalità, come il tempo di lavoro da svolgere in un paese prima che un frontaliere possa chiedere le indennità.

La proposta presentata giovedì parla di tre mesi prima che il paese dove una persona lavora debba farsi carico delle indennità in caso di disoccupazione.

Oltre alla Svizzera, a osservare con preoccupazione questa evoluzione c’è soprattutto il Lussemburgo, paese dove il 44% degli impieghi sono occupati da frontalieri. 
 

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