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Weekend a Zurigo

@TheUnconMag

di Jacopo Bonaldi

Milano. Stazione Centrale. 8.32. In partenza sull’eurocity diretto a Zurigo. Ora d’arrivo prevista: 12.28, e alle 12:28 il treno si ferma al binario undici della stazione centrale. Non per niente l’estrema puntualità svizzera è famosa in tutto il mondo. Il freddo venticello che ci colpisce appena scesi dal treno è la prima accoglienza che Zurigo ci offre, ma evidentemente questo non ferma la vivacità della città che subito notiamo appena usciti dalla Hbf.

Ci dirigiamo verso l’Hotel PlazaCollegamento esterno, a un ponte di distanza dalla stazione, ma l’inaspettata vicinanza non ci impedisce di prendere il tram. Essendo provvisti dello Swiss PassCollegamento esterno, il biglietto che ti permette di viaggiare su ogni mezzo di trasporto all’interno dell’intera Svizzera, potremo infatti permetterci qualsiasi spostamento, senza il bisogno di comprare ulteriori biglietti e con assoluta comodità.

L’Hotel Plaza, situato in posizione strategica tra la fine della città vecchia e la stazione, rispetta le 4 stelle che esibisce sotto l’insegna, grazie a un design moderno e accogliente. Non ci tratteniamo più di tanto in hotel, consci del fatto che avremo tempo per apprezzarne l’ospitalità la sera e ansiosi di scoprire Zurigo.

Ci dirigiamo quindi verso la Sihlstrasse, dove incontriamo la nostra guida Boris, che ci accompagna all’HiltlCollegamento esterno, ristorante designato per il primo pranzo in terra svizzera. Quello che è il primo ristorante vegetariano in Europa, la cui apertura risale addirittura al 1898, è certamente una delle mete culinarie più ambite della città, come dimostra la fila di gente, in attesa di potersi sedere per gustare non solo le prelibatezze vegetariane per cui è famoso. L’ampia vetrata che si affaccia sulla strada ci permette di osservare tutto il dinamismo di Zurigo, che sembra non fermarsi neanche all’ora di pranzo. Incuriosito e ansioso di provare queste famose prelibatezze vegetariane anche se io, lo ammetto, non sono un grande fan di questa cucina, ordino una tartar vegetariana come antipasto e un cordon bleu, sempre vegetariano, come piatto principale, rinunciando al famoso buffett che presenta una selezione di oltre cento portate diverse, con cibi provenienti da ogni parte del mondo. Il piatto che mi si presenta come “starter” apparentemente non ha nulla di vegetariano; si forse c’è qualche verdura che colora quella che sembra carne cruda degna della più carnivora tartar. Accompagnata da un uovo e dal burro, la cremosa tartar vegetariana è una delizia per il palato, con un sapore neanche così distante da quello originale, ed una perfetto antipasto prima del piatto principale: il cordon bleu. Tra le due portate si instaura tra di noi una discussione riguardo la difficoltà nel riconoscere la vegetarianità di un piatto o meno, dato che, spesso, i sapori sono si diversi, ma non cosi distanti come si potrebbe immaginare. La conferma a riguardo ci arriva dal cordon bleu, presentato con verdure e salse speziate. Il piatto, molto più leggero dell’originale, è l’ideale per un pranzo non troppo elaborato e pesante, scelta perfetta data la lunga giornata che ancora ci aspetta. La decisione presa dall’ Hiltl di trasformare piatti carnivori in vegetariani, “ricilandone” il nome, è stata molto discussa e a volte criticata, ma a giudicare dalla mole di gente presente nel ristorante si è rivelata azzeccata.
Hiltl

Ultimato il pranzo, ci immergiamo nel freddo di Zurigo, pronti per visitare la città in lungo e in largo, partendo dalla città vecchia. La strada che percorriamo, come del resto tutta la città, è costellata di decorazioni di Natale e luminari, con le vetrine dei negozi che si integrano perfettamente nell’atmosfera. La nostra puntualità è perfetta, e sulla via riusciamo anche a gustarci l’esibizione del “Singing Christmas tree”, il cantante albero di Natale, una sorta di albero vivente dove su un podio di legno, nascosti tra rametti di pino, una trentina di bambini si esibiscono cantando canzoni natalizie. Scappa qualche sorriso nel vedere alcuni bambini annoiati o non proprio a tempo con il coro, ma l’effetto suggestivo è garantito e vale davvero la pena fermarsi anche solo un paio di minuti.
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Continuando il nostro tour arriviamo in prossimità del fiume Limmat, in passato centro nevralgico della città per le comunicazioni e tutt’ora navigabile con piccole imbarcazioni. Salendo qualche gradino verso la collina che si affaccia sul fiume scopriamo un’incantevole piazza, il Lindenhof, dalla quale possiamo godere di una vista sopra il Limmat. Qui si trovava una residenza regia del nipote di Carlo Magno che, rimanendo affascinato dalla città, decise di costruirsi qui un piccolo palazzo. Assistiamo inoltre alla vita folkloristica zurighese, con i suoi usi e costumi tradizionali. Troviamo infatti amici che si sfidano in una corsa con i sacchi, o anche sfide a scacchi giganti, con le due scacchiere incise nel terreno della piazza.
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Il clima non molto mite non sembra scoraggiare gli zurighesi che affollano le vie della città vecchia, impegnati in passeggiate tra le vetrine dei negozi illuminate a dovere. Le viette strette, con i loro continui sali scendi si intersecano l’una con l’altra, dando cosi origine a una vivacità architettonica tipica di Zurigo, e aprendosi, ci sorprendono mostrandoci tutto il paesaggio che circonda la città.

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Arriviamo quindi alle due chiese più famose, la Fraumunster e la Grossmunster, situate proprio l’una di fronte all’altra e divise dal fiume Limmat. La seconda, certamente la più importante della città, fu costruita da Carlo Magno, in omaggio ai due santi patroni della città, Felix e Regula, martiri cristiani sepolti proprio dove ora sorge la chiesa. Le finestre della Grossmunster sono ora decorate in stile moderno con immagini religiose non proprio convenzionali.

Ci dirigiamo quindi verso la stazione, sede dei mercatini di Natale, prossima meta del nostro tour, non prima però di avere apprezzato la città vecchia ancora per un po’, notando la casa dove Stalin visse quando fu esiliato, e il Grimmenturm, edificio storico circondato da decorazioni natalizie.

Arrivati in stazione entriamo in quello che, apparentemente, sembrerebbe un hangar di deposito treni, ma che è in realtà la sede del più grande mercatino di natale indoor d’Europa. Decorato a tema con proiezioni di figure natalizie sulle pareti e con il maestoso albero di Natale, addobbato con 7000 Swaroski al centro dell’hangar, il mercatino di Natale di Zurigo è meta ogni anno di migliaia di turisti, attirati dal clima festoso e dalle numerose bancarelle. Sorseggiando vinbrule, il classico vino caldo svizzero, ci facciamo largo tra la gente, non senza difficoltà date le molte persone che troviamo, ma l’atmosfera calorosa (si quella si) è d’incoraggiamento. Addobbi natalizi, artigianato, gastronomia tipica, accessori di tutti i tipi, decorazioni e chi più ne ha più ne metta; in questo mercatino si può trovare davvero di tutto.

Dopo aver trascorso ben più di un’ora perdendoci tra le bancarelle, ci dirigiamo verso il centro economico della città, dove si trovano le sedi delle più importanti banche svizzere, ma l’alta finanza a noi non interessa. Ciò che ci attrae qui, data l’ora di cena, è la ex armeria della città, sede attuale di uno dei più importanti ristoranti, il Zeughauskeller. L’interno di questo locale rispecchia l’antica origine del posto, con diverse armi che decorano un ambiente rustico ma comunque raffinato. Tra queste vi è anche la balestra che, si dice, fosse quella usata da Guglielmo Tell per il famoso tiro alla mela sulla testa del figlio. Qui la specialità della casa è la “spada del sindaco”, con carne bovina arrotolata proprio su una vera spada. Tralasciando la presentazione più che originale del piatto, ci troviamo nuovamente ad apprezzare un ottimo pasto, con carne davvero saporita accompagnata da del buon rosti. La birra artigianale, amara e corposa, fa da contorno a una cena ricca e abbondante, capace di saziarci dopo una giornata intensa.

Non abbastanza stanchi decidiamo, dopo cena, di recarci al Cabaret Voltaire, locale situato nella città vecchia e non molto distante dall’hotel, per apprezzare un drink prima di andare a letto. Quello che è il luogo dove fu concepito il dadaismo, come ricordano molti manifesti sparsi per la sala, si presenta come un locale underground, con decorazioni vintage affiancate a pezzi d’arte moderna. Sorseggiando un Moscow Mule, giustamente servito in tazze di latta, ci gustiamo tutta l’essenza culturale dell’ambiente, seduti su poltrone stile ‘900 e con musica techno in sottofondo; quale miglior modo di terminare la giornata?

Il risveglio domenicale non è accompagnato da un tempo migliore del giorno precedente, ma la colazione risveglia i nostri animi ancora un po’ assonnati. Ansiosi di scoprire l’effettivo valore della colazione del Plaza Hotel, non ne rimaniamo certo delusi, con un menu che spazia dall’english breakfast, con bacon e scramble eggs, a salumi e yogurt, accompagnati da diversi succhi di frutta. Svegli e colmi di energia usciamo per un giro d’esplorazione, passeggiando per centro cittadino, tra i negozi delle “grandi firme”, e gli istituti bancari più importanti, anche se ciò che ci attrae maggiormente sono i negozi di cioccolato che esibiscono in vetrina vere e proprie opere d’arte. Nonostante sia domenica mattina la città è in fermento e le strade affolatte, con molti negozi aperti anche nel giorno festivo per saziare la voglia di shopping che cresce sotto Natale.

Incontriamo la nostra guida Boris in stazione, punto strategico per prendere il treno che ci porterà all’Uetilberg, la montagna che sovrasta Zurigo. Il treno non ci lascia esattamente in cima all’ Uetilberg, ma la passeggiata per arrivarci ci da modo di notare il diverso paesaggio che ora ci circonda, immersi in una foresta, ben diversa dall’ambiente urbano che solo una ventina di minuti fa ci avvolgeva. Insieme a noi non ci sono solo turisti, ansiosi di ammirare il paesaggio dalla cima della montagna, ma anche zurighesi che scelgono l’Uetilberg per praticare un po’ di sano sport all’aria aperta. Sulla strada verso la cima, cartelli segnalano la presenza di animali selvatici come marmotte e cerbiatti, ma noi non siamo cosi fortunati da avvistarne qualcuno. Oltre la boscaglia, al termine della salita, si apre davanti a noi un enorme spazio, sovrastante tutto ciò che lo circonda, che ci permette di ammirare un paesaggio a trecentosessanta gradi e un orizzonte interminabile. Purtroppo la giornata non è delle migliori per apprezzare tutto ciò e la nebbia ci rovina quella che sarebbe una vista mozzafiato. Le alpi, in lontananza, sono comunque visibili, e il sole, che talvolta buca le nuvole, ci regala una vista apprezzabile. Il lago vicino Zurigo è purtroppo offuscato, come anche la città stessa, ma questo non scoraggia le molte persone presenti sull’ Uetilberg, che affollano anche l’antenna che permette di salire ancora più in alto.

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Ci rechiamo per pranzo al poco distante ristorante Uto Kulm, dal quale, anche lì, si può osservare il paesaggio, date le ampie vetrate che lasciano filtrare la luce all’interno di tutto il locale. Il menu, ricco di piatti svizzeri e non, mi porta a optare per la cacciatora. Dopo un antipasto di carpaccio di cervo, accompagnato da insalata, ordino un piatto di selvaggina, che mi viene servito con del rosti caldo e del sughetto di funghi. Scegliamo un buon vino rosso svizzero per accompagnare il nostro pranzo che si rivela così ricco e sostanzioso da farci rinunciare al dessert.

La breve passeggiata verso il treno, che ci riporterà in città, è senza dubbio rilassante e necessaria, dopo un pranzo del genere, cosi, con qualche rimpianto per non aver potuto apprezzare degnamente la vista, lasciamo l’Uetilberg per riprendere il treno.

La nuove meta del pomeriggio è Zurich west. Quella che è la parte moderna di Zurigo, in principio considerata unicamente la zona industriale, è stata, negli ultimi anni, riqualificata come zona artistica, dove creatività e modernità trovano la loro massima espressione. Girovagando per Zurich west si può notare l’ambiente underground che ora caratterizza la zona, con grattaceli che si alternano a cafè e negozi in location non proprio comuni. Un esempio è il negozio di “Fraitag”, la famosa marca d’abbigliamento, che trova sede all’interno di veri e propri container. Oppure il teatro nuovo, lo Schiffbau, ricavato all’interno di una vecchia fabbrica, di cui mantiene l’aspetto esterno. L’atmosfera moderna e stravagante dell’area è apprezzabile anche soltanto camminando tra le vie, imbattendosi in graffiti e installazioni d’arte moderna.

Prima di passare in hotel per ritirare i bagagli, decidiamo di fare un ultimo giro nella città vecchia, raggiungibile via tram da Zurich west. La contrapposizione tra le due parti della città è ora ancora più marcata e evidente. In pochi minuti siamo passati da grattaceli, fabbriche e installazioni a sanpietrini, tetti verticali e piccole finestrelle. Non sono molte le città che possono offrire una tale varietà di stili architettonici, in grado di soddisfare qualsiasi interesse e di stupire indipendentemente dalle diverse passioni.

Salutiamo Boris, guida preziosa e esaustiva, per recarci in stazione dove ci attendono quattro ore di treno verso Milano, anche se, con le varie opere infrastrutturali promosse dal governo svizzero, presto si potrà raggiungere Milano da Zurigo risparmiando circa un’ora. Prima di partire lanciamo un ultimo sguardo al mercatino di Natale, illuminato e affollato come il giorno prima, emblema di una città attiva e ricca di opportunità che forse, avrebbe meritato un soggiorno più lungo di un solo weekend.

Jacopo BonaldiCollegamento esterno

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