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25 anni dopo la catastrofe di Gondo, il Vallese ricorda le sue vittime

macerie a gondo
Nella tragedia persero la vita 13 persone. Keystone-SDA

Nel 25mo anniversario della frana che colpì Gondo nel 2000, il villaggio vallesano ricorda le 13 vittime con una messa commemorativa e un evento speciale, riaffermando il legame profondo tra memoria collettiva e resilienza comunitaria.

Il 14 ottobre 2000 il piccolo villaggio vallesano di Gondo, situato sul passo del Sempione, fu devastato da una colata di fango che distrusse una dozzina di case e causò la morte di 13 persone. Oggi nella chiesa del paese si tiene una messa commemorativa.

Nel corso della cerimonia una campana speciale, utilizzata solo in queste occasioni, risuonerà in tutto il villaggio.

Quest’anno – in concomitanza con il 25mo anniversario della tragedia – le autorità comunali hanno deciso di organizzare un evento commemorativo speciale che si terrà sabato 25 ottobre 2025. Alla manifestazione, oltre alla popolazione locale, saranno invitati anche i media. Sarà presente il consigliere di Stato Franz Ruppen (UDC), responsabile del Dipartimento vallesano per la mobilità, lo sviluppo del territorio e l’ambiente.

Nel 2010, in corrispondenza del decimo anniversario della frana, le autorità avevano consegnato un dono al pilota di elicottero che aveva tratto in salvo gli abitanti durante la catastrofe: un gesto simbolico di ringraziamento a tutte le forze di soccorso intervenute in quell’occasione. Inoltre, sulla parete rocciosa da cui ebbe origine lo smottamento, è stata creata un’installazione con 13 stelle luminose in memoria delle 13 vittime della frana.

Una cascata di eventi drammatici

La cronaca di quei giorni è drammatica. Tra l’11 e il 15 ottobre del 2000, circa 800 millimetri di pioggia si abbattono sulla regione. L’Alto Vallese, in stato di massima allerta, registra smottamenti ed esondazioni di torrenti in diverse località.

Poco sopra il villaggio, dietro a un muro di cemento armato si accumulano circa 10’000 metri cubi di sedimenti e detriti. La parete, lunga circa 15 metri e alta 6, costituita da sei blocchi incastrati l’uno nell’altro, ha lo scopo di proteggere la strada nazionale dalle cadute di pietre dell’imponente falesia che sovrasta il paese.

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La pressione della colata di detriti aumenta e il 14 ottobre tre blocchi – di 600 metri cubi ciascuno – iniziano a cedere. Il primo rimane a monte del paese, il secondo si schianta contro l’antica torre Stockalper, mentre il terzo percorre il pendio a oltre 60 km/h e attraversa l’intero villaggio fino ad arrivare al torrente Diveria, che è ormai in piena. Sono le 10.30 del mattino e Gondo è devastato.

Il comune è ormai inaccessibile: la strada del Sempione è chiusa dal passo in direzione dell’Italia, gli elicotteri sono bloccati a terra dalle intemperie e le linee telefoniche sono in parte interrotte. La stazione ferroviaria italiana di Iselle – a pochi chilometri da Gondo – è allagata e viene interrotto anche il traffico ferroviario.

Vittime e dispersi

Il 14 ottobre guide, cani da ricerca, vigili del fuoco e medici riescono a raggiungere Gondo poco dopo mezzogiorno. Dei 161 abitanti del villaggio, circa un centinaio si trovavano sul posto al momento della catastrofe. Una quarantina di essi, rifugiatisi nei locali della protezione civile, sono bloccati dalla colata di terra e sassi, ma vengono liberati tutti già nel primo pomeriggio.

I soccorritori traggono in salvo un grande numero di sopravvissuti, ma nei giorni successivi alla tragedia vengono recuperati anche undici corpi senza vita. Due altri abitanti, invece, non vengono più ritrovati.

Da allora, la parete di protezione contro la caduta di pietre – finanziata dalla Confederazione – è stata rafforzata. Inoltre, è stato scavato un canale che permette di evacuare le acque in caso di maltempo ed evitare che cadano sulla parete rocciosa.

Per la ricostruzione del villaggio, la colletta della Catena della Solidarietà raccolse 14,5 milioni di franchi.

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