In piazza per limitare l’importazione di vini
Tra i 150 e i 200 viticoltori, in maggioranza svizzero-francesi, hanno manifestato lunedì a Berna per difendere i loro prodotti, chiedendo una limitazione alle importazioni di vino. Stando ai dimostranti, alcuni accordi danno origine a una concorrenza sleale, legata anche a norme ambientali meno restrittive all'estero rispetto a quelle applicate in Svizzera.
Il raduno si è tenuto poco distante da Piazza federale, dove le manifestazioni non sono permesse se è in corso una sessione parlamentare. Ma è proprio i deputati, impegnati da lunedì nella sessione invernale delle Camere, che i viticoltori miravano a sensibilizzare.
Delle minacce che gravano sul loro lavoro e su altre professioni agricole, i manifestanti -provenienti perlopiù dai cantoni Vaud, Vallese e Ginevra- parleranno più nel dettaglio con alcuni parlamentari che hanno raccolto l’invito.
Il 17 dicembre, incontreranno anche il consigliere federale Guy Parmelin, responsabile del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca DEFR.
3-4 franchi contro 10-15
La quantità di vino d’importazione consumato in Svizzera, 170 milioni di litri, è superiore a quella di produzione interna che è di 80 milioni, ha spiegato all’agenzia Keystone-ATS uno dei promotori della protesta, Alexandre Fischer.
Competere con i prezzi delle bottiglie che arrivano dall’estero, ha osservato il viticoltore, è impossibile: “Loro le vendono a tre o quattro franchi, noi a 10-15”.
+Statistiche vitivinicole sul sito dell’Ufficio federale dell’agricoltura UFAGCollegamento esterno
I presenti all’azione di lunedì hanno chiesto maggior sostegno dalla Confederazione e un riesame dei dazi sulle importazioni di vini stranieri.
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