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“L’abolizione del valore locativo, favorirà i lavori in nero”

quartiere residenziale
Keystone-SDA

L'abolizione del valore locativo potrebbe causare un incremento del lavoro nero. Il motivo? L'impossibilità, stando al "Tages-Anzeiger" (TA) che ha sentito vari esperti in materia, di detrarre dalle imposte i costi per lavori di ristrutturazione.

Come noto, il cambio di sistema è stato suggellato durante la scorsa sessione invernale delle Camere federali. Per giungere a tanto ci sono voluti 14 anni di lavori, contraddistinti da diversi ripensamenti dovuti alla complessità del sistema e alle sue ricadute in termini economici e fiscali.

Alla fine, quando il dossier sembrava destinato al fallimento, il parlamento si è messo d’accordo sull’abolizione del valore locativo per tutte le abitazioni, comprese quelle secondarie. Affinché i Cantoni turistici, specie di montagna, possano compensare il minor gettito fiscale, le camere federali hanno dato loro la possibilità di percepire un’imposta ad hoc, la cui introduzione è però soggetta al voto di popolo Cantoni, poiché è in gioco una modifica della Costituzione federale. Stando al quotidiano svizzerotedesco, la consultazione potrebbe tenersi già quest’anno. In caso di “no” alle urne, l’intero cambio si sistema rimarrebbe lettera morta.

Un incentivo al lavoro nero

Stando al foglio zurighese, il tema dell’economia sommersa, o lavoro nero, dovrebbe riemergere durante la campagna di voto, anche perché questo aspetto è stato più volte sollevato sia in parlamento sia da parte dei Cantoni, i primi interessati dalla riforma.

Stando al professore di economia ed esperto fiscale dell’università di Losanna, Marius Brühlhart, col cambio di sistema cresceranno gli incentivi per il lavoro nero. Se al momento i proprietari di case hanno un interesse evidente a far eseguire i lavori di rinnovamento dietro regolare fattura, in futuro ciò potrebbe non essere più il caso dal momento che tali investimenti non potranno essere detratti. Attualmente, tale possibilità spiega anche, a parere dell’economista, come mai il lavoro sommerso sia meno diffuso da noi rispetto ad altri paesi.

Lo specialista in materia di economia sommersa, Friedrich Schneider dell’università di Linz, stima che questo fenomeno valga il 6% del PIL in Svizzera, percentuale che raddoppia in Francia e Germania, per poi triplicare in Italia. Di fronte a simili cifre per Brühlhart è chiaro che gli incentivi economici per favorire il lavoro sommerso sono dati: il proprietario non ci guadagna nulla da una fattura regolare, mentre gli artigiani possono risparmiare sulle imposte e sui contributi sociali.

In futuro, potrebbero crescere i pagamenti in denaro, secondo Schneider, che stima la cifra sottratta al fisco in 450-600 milioni di franchi all’anno. Anche in questo caso, tuttavia, la quota di lavoro nero in Svizzera dovrebbe rimanere chiaramente inferiore ai Paesi confinanti, alla luce specialmente di un’imposizione generalmente inferiore che mitiga la propensione a imbrogliare.

Entrate fiscali

Un incremento del denaro non dichiarato avrà effetti anche sulle entrate fiscali (imposte sugli utili, sul reddito e Iva), scrive il “Tagi”, come anche sui contributi sociali. Nel calcolare gli effetti fiscali del cambio di sistema, l’amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) non ha tenuto conto del fattore “lavoro nero”, stando al suo portavoce, citato dal giornale, Patrick Teuscher. Una statistica dell’AFC fa stato di mancate entrate annuali per l’erario di 1,7 miliardi di franchi, di cui circa 400 milioni per la Confederazione e il resto per i Cantoni.

Da anni, la Conferenza cantonale dei direttori delle finanze mette in guardia da un aumento dell’economia sommersa a causa del cambio di sistema. Tra l’altro, teme ripercussioni negative sul settore dell’edilizia. I proprietari di case potrebbero infatti approfittare ora per svolgere lavori di manutenzione/rinnovamento, visto che simili costi sono ancora detraibili. Una volta entrato in vigore il nuovo regime di imposizione, nei primi anni l’attività edilizia per questo tipo di lavori dovrebbe subire un calo.

Preoccupazioni simili, scrive il foglio zurighese, sono condivise anche da Suissetec, l’associazione che raggruppa i tecnici della costruzione. Molti proprietari potrebbero decidersi in futuro, per esempio, di ristrutturare il bagno solo all’ultimo momento quando insomma assolutamente necessario. Ciò val anche per i risanamenti energetici. Alla luce di tutte queste considerazioni, non sarebbe quindi sorprendente, secondo il TA, se i Direttori cantonali delle finanze e il settore dell’edilizia dovessero coalizzarsi per far fallire, dopo 14 anni di intensi lavori, l’intera riforma.

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