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L’identikit di chi froda in Svizzera: uomo, 36-55enne e non ce l’ha con l’azienda

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Keystone-SDA

Uomo, 36-55enne e attivo da più di sei anni in azienda, nei cui confronti non ha risentimento: è l'identikit del tipico criminale in colletto bianco, stando a uno studio pubblicato oggi dalla società di consulenza KPMG.

Malgrado la diversità dei casi di criminalità economica è possibile individuare alcune caratteristiche comuni, sostengono gli autori della ricerca intitolata “The Enemy Within – Profiling the Corporate Fraudster” (Il nemico interno – Il profilo del truffatore aziendale).

Dall’analisi emerge che gli autori dei reati non mostrano comportamenti sospetti, come risentimento verso l’azienda o segni di problemi personali o professionali. Sono considerati amichevoli ed estroversi e sono generalmente percepiti come persone di rispetto: la facciata spesso nasconde però un forte senso di superiorità.

Lo studio mostra anche che quasi tre quarti dei casi di frode (71%) sono stati commessi da gruppi di due-cinque persone, mentre l’8% è stato portato avanti da singoli e il 21% da gruppi di più di cinque individui. Le vittime erano spesso aziende multinazionali e le donne sono state coinvolte nel 52% dei casi di frode commessi da due o più persone.

Nonostante l’avanzamento della digitalizzazione il 46% dei reati è stato commesso senza l’uso della tecnologia, mentre nel 35% ha avuto un ruolo minore. “Il ricorso alla tecnologia lascia tracce digitali che possono essere riconosciute più facilmente e rapidamente”, spiega Bob Dillen, responsabile settoriale presso KPMG Svizzera, citato in un comunicato.

“Inoltre, le aziende utilizzano sempre più spesso soluzioni tecnologiche per ottimizzare i propri meccanismi di difesa”. L’esperto prevede comunque che in futuro in particolare l’intelligenza artificiale (IA) svolgerà un ruolo sempre più importante nella criminalità economica, non da ultimo a causa del crescente utilizzo di deepfakes (video o audio che simulano in modo realistico una persona reale).

I motivi

Il movente principale delle malversazioni dei colletti bianchi è il guadagno finanziario, seguito dal fatto che si è presentata un’opportunità. Solo raramente i reati vengono commessi per necessità finanziarie o per nascondere una cattiva condotta personale come le perdite. I delitti più comuni sono stati l’appropriazione indebita (52%), seguita dalla falsità in documenti (29%) e dal furto di beni (24%). In poco meno della metà dei casi di frode (45%), l’importo del reato era inferiore a 500’000 dollari (415’000 franchi). Un caso su cinque riguardava un reato di valore superiore a 5 milioni di dollari.

Nel 76% delle situazioni in esame i controlli interni erano insufficienti. Il metodo di individuazione più importante è stata la segnalazione interna attraverso canali ufficiali. “Per ridurre la criminalità dei colletti bianchi non bastano sistemi efficaci, ma servono anche dipendenti sensibilizzati ai rischi e responsabilizzati”, sostiene Dillen.

Lo studio si basa su 256 casi di frode che sono stati indagati dagli uffici nazionali di KPMG negli ultimi cinque anni per conto delle organizzazioni interessate. Sulla base di questionari, analisi dettagliate delle vicende e colloqui diretti con gli autori il rapporto fornisce un quadro fondato di almeno 669 criminali e dei reati da loro commessi, argomenta l’impresa di consulenza.

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