Dopo un 2013 e 14 positivi, gli affari sono in calo, complici il clima secco e la pressione sui prezzi; sempre più figli di contadini cambiano attività
Il 2015 è stato un anno difficile per il settore primario in Svizzera: dopo un periodo positivo, soprattutto per i produttori di latte e gli allevatori di bestiame, si prospettano cifre in calo. Lo rivela il rapporto dell’Ufficio federale dell’agricoltura pubblicato venerdì.
Il 2014 era stato un buon anno per i contadini soprattutto grazie ai buoni raccolti per diverse produzioni, i buoni prezzi di vendita a livello internazionale, la capacità degli imprenditori agricoli di contenere i costi. Gli incassi sono stati generalmente positivi.
Un quadro favorevole che non si è ripetuto: “Le previsioni attuali”, spiega il direttore dell’Ufag Bernard Lehmann, “suggeriscono che torneremo ai livelli del 2012, che è stato un anno mediocre. Non sarà una catastrofe, tuttavia rispetto agli ultimi due anni gli incassi diminuiranno molto e questo farà male”.
Il 2015 è stato un anno piuttosto secco, e questo ha comportato una diminuzione di vari raccolti nonché dell’erba e del fieno per le bestie. I prezzi sono sotto pressione, ad esempio per la carne di manzo.
Ma le cattive notizie non sono circoscritte al 2015: da quasi 15 anni ormai, sempre più i figli di contadini decidono di chiudere l’attività agricola di famiglia e svolgere un altro mestiere.
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