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UBS completa l’acquisizione di Credit Suisse

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Dalla fusione nascerà un gigante bancario come la Svizzera non ne ha mai conosciuti. © Keystone / Georgios Kefalas

La banca svizzera ha formalmente finalizzato lunedì l'acquisto dell'illustre rivale, ponendo fine alla storia ultracentenaria dell'istituto fondato da Alfred Escher.

“Oggi tagliamo un importante traguardo. È l’inizio di un nuovo capitolo per UBS e per l’industria finanziaria globale”. È quanto sottolineano il presidente di UBS, Colm Kelleher, e l’amministratore delegato, Sergio Ermotti, in una lettera aperta ai quotidiani svizzeri, nella quale annunciano la chiusura dell’operazione di acquisto.

“Abbiamo annunciato – proseguono – la chiusura legale dell’acquisizione di Credit Suisse. Ci riteniamo privilegiati di poter scrivere una nuova pagina nella storia. Uniremo le competenze, le dimensioni e la leadership nella gestione patrimoniale di UBS e Credit Suisse per creare un istituto finanziario integrato ancora più forte”.

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Come già indicato in precedenza, il nuovo gruppo bancario intende concentrarsi sulla gestione patrimoniale, sulla clientela privata e sulle aziende. Nella lettera, Sergio Ermotti e Colm Kelleher affermano che la banca rimarrà “concentrata su ciò che conta davvero: la sicurezza del patrimonio delle nostre clienti e dei nostri clienti, supportandoli nel raggiungimento dei loro obiettivi”.

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Si prevede che le azioni e i certificati di deposito americani (American Depositary Receipts) dell’ex numero due della finanza svizzera, nato dalla Schweizerische Kreditanstalt, che fu fondata nel 1856 dall’industriale Alfred Escher, saranno delistati dalla Borsa di New York e dalla Borsa di Zurigo. Coloro che possiedono azioni di Credit Suisse riceveranno un’azione UBS per ogni 22,48 possedute.

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Coinvolto in una serie di scandali per diversi anni, Credit Suisse ha visto la sua situazione deteriorarsi rapidamente dopo il fallimento della Silicon Valley Bank a metà marzo. Nell’ambito del piano di salvataggio messo in atto dalle autorità svizzere il 19 marzo, UBS ha accettato di rilevare l’ex rivale per tre miliardi di franchi svizzeri, dopo aver ottenuto sostanziali garanzie finanziarie dalla Confederazione e dalla Banca Nazionale Svizzera.

Migliaia di posti di lavoro in gioco

Con la finalizzazione dell’acquisizione, che dà vita a una banca di una grandezza mai vista in Svizzera, il cantiere della fusione può ora veramente iniziare.

Gli investitori sono in attesa di saperne di più sul processo di integrazione e sulle unità che verranno assorbite. Prima di avere delle informazioni bisognerà però attendere verosimilmente diverse settimane.

In gioco vi sono diverse migliaia di posti di lavoro. Le due banche impiegano attualmente circa 120’000 persone in tutto il mondo, di cui 37’000 in Svizzera.

Venerdì, l’amministratore delegato di UBS Sergio Ermotti ha avvertito che i prossimi mesi saranno probabilmente “accidentati”, poiché l’integrazione porterà a “ondate” di decisioni difficili, in particolare in materia di occupazione.

Una delle grandi sfide con cui sarà confrontato il nuovo colosso bancario sarà però anche di riuscire a trattenere gli impiegati e le impiegate di talento, dato che il numero di partenze è in aumento a fronte dei timori di ridimensionamento.

Linee rosse per il personale di Credit Suisse

In particolare, il personale di Credit Suisse dovrà adattarsi a una nuova cultura aziendale. A tal proposito, il Financial Times ha indicato lunedì che UBS starebbe imponendo severe restrizioni ai e alle dipendenti di Credit Suisse, tra cui il divieto di acquisire nuovi clienti da Paesi ad alto rischio e di utilizzare prodotti finanziari complessi.

Stando alla testata britannica i dirigenti di UBS hanno stilato un elenco di oltre 20 cosiddette “linee rosse” invalicabili che vietano al personale di Credit Suisse una serie di attività a partire dal primo giorno di unione delle due banche, riferiscono persone a conoscenza del dossier. I passi vietati includono l’assunzione di clienti provenienti da stati quali Libia, Russia, Sudan e Venezuela e il lancio di nuovi prodotti senza l’approvazione dei dirigenti di UBS. Non avvicinabile è anche la classe politica ucraina e le imprese statali del Paese dell’est, per evitare potenziali problemi di riciclaggio di denaro.

Le ragioni delle “linee rosse”, spiega il quotidiano inglese,  sono da ricercare probabilmente nella precedente cultura di Credit Suisse: l’istituto era molto più disposto ad accettare clienti difficili e a offrire loro prodotti ad alto rischio. “Siamo preoccupati per la contaminazione culturale”, aveva dichiarato il mese scorso il presidente del consiglio di amministrazione di UBS Colm Kelleher. “Avremo una soglia incredibilmente alta per chi entrerà in UBS”, aveva detto.

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