Triplicate le persone disabili inserite in programmi di reinserimento professionale
Le riforme cui è stata sottoposta l'Assicurazione invalidità negli ultimi 15 anni hanno consentito a un numero crescente di persone di beneficiare dei provvedimenti d'integrazione e di reinserirsi nel mondo del lavoro.
Si è ampliata la platea di individui “diversamente abili” che riescono a provvedere al proprio sostentamento: nel 2023, è salita a 55’800 la cifra delle persone che hanno partecipato ai programmi messi a punto dall’assicurazione invalidità (AI).
La pensione ultima ratio
Le riforme nel settore dell’invalidità negli ultimi 15 anni, ha sottolineato in una nota l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), hanno rafforzato il principio dell’integrazione professionale.
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Il diritto alla pensione – che precedentemente veniva adottato in modo generalizzato – è oggi preso in considerazione solo una volta esaurite tutte le possibilità di riabilitazione, riporta sempre il comunicato.
Secondo l’UFAS, questo approccio sta dando i suoi frutti, come testimonia il fatto che il numero di persone che partecipano a misure di riabilitazione sia triplicato dal 2008, per un totale di 56’000 beneficiari/ie.
Il servizio del TG:
Dieci miliardi all’anno
Rispetto al 2008, i costi per questi interventi di politica sociale sono raddoppiati raggiungendo quota 886 milioni di franchi (2023). Il 68% di questa somma (ossia 602 milioni) è stato assorbito da provvedimenti di ordine professionale. Tali misure, incluse le indennità giornaliere, rappresentano il 16% delle uscite globali dell’AI che ammontano a circa 10,1 miliardi all’anno.
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Delle 41’500 persone che l’anno scorso hanno concluso il percorso d’integrazione professionale, il 45% ha potuto essere assunto nel mercato del lavoro e un ulteriore 15% ha recuperato l’idoneità professionale, pur non essendo stato ancora assunto. Per circa il 38%, invece, l’integrazione lavorativa non è ancora stata possibile per varie ragioni.
Due anni prima, nel 2021, sono stati 21’000 i soggetti che hanno concluso il processo d’integrazione professionale, di cui il 55% ha potuto conseguire un reddito un anno dopo.
Le malattie psichiche sono state nel 2023 la causa dell’invalidità di metà (53%) delle persone ammesse ai provvedimenti d’integrazione (53%), seguite dalle malattie delle ossa e degli organi locomotori (16%), dalle infermità congenite (11%) e dagli infortuni (9%).
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