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Tragedia sulle Alpi vallesane, “È la montagna che decide” 

Tre soccorritori si vedono sulla montagna Tete Blanche nella zona dove sono stati trovati
Le ricerche proseguono. Nella foto si vedono tre soccorritori che perlustrano l'area dove sono stati ritrovati i cinque morti. VALENTIN FLAURAUD/© KEYSTONE / VALENTIN FLAURAUD

La polizia vallesana ha organizzato lunedì mattina a Sion una conferenza stampa per informare su quanto noto finora riguardo alla vicenda dei sei sci alpinisti scomparsi sabato nelle Alpi vallesane. Cinque sono stati ritrovati senza vita, mentre sono ancora in corso le ricerche della sesta persona.  

Non è ancora chiara la causa del decesso dei cinque sci alpinisti ritrovati morti nelle Alpi vallesane durante il fine settimana. Gli inquirenti non hanno infatti potuto stabilire per il momento se le vittime siano morte assiderate o sotto una valanga.  

Il gruppo era composto da cinque membri di una stessa famiglia, tutti vallesani della Val d’Hérens (tra questi anche tre fratelli), mentre la sesta persona, originaria della città di Friburgo, era la compagna di uno di loro.

Secondo informazioni fornite in precedenza dalle forze dell’ordine, i sei alpinisti avevano un’età compresa tra i 21 e i 58 anni. L’identificazione formale delle vittime è ancora in corso, ha detto la procuratrice generale del Vallese Béatrice Pilloud, e non sono quindi stati resi noti i loro nomi. Sembra però confermato che uno dei deceduti fosse membro dell’Esecutivo municipale di Vex (canton Vallese). In un’intervista al quotidiano Blick in lingua francese, il sindaco di Vex, Sébastien Menoud, ha infatti detto di essere vicino alle famiglie delle vittime e di capire il loro dolore poiché anche lui ha “perso un collega”. 

Una tragedia vicino al confine 

Le ricerche della persona dispersa, che a causa delle avverse condizioni meteorologiche causate da una tempesta di favonio hanno dovuto essere interrotte domenica sera, sono riprese lunedì mattina nel settore della Tête Blanche, montagna che culmina a 3’710 metri di quota e che segna il confine tra Vallese e Italia. 

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È in quest’area, a un’altitudine di 3’500 metri, che domenica sera sono stati trovati i corpi senza vita dei cinque escursionisti. Erano stati localizzati grazie alla telefonata di uno di loro, ha ricordato Fredy-Michel Roten, direttore dell’Organizzazione cantonale vallesana dei soccorsi (OCVS).

Il comandante della polizia cantonale vallesana, Christian Varone, ha dal canto suo fatto sapere, senza fornire dettagli, che le vittime hanno fatto tutto il possibile per mettersi in sicurezza dopo essersi trovate confrontate con “una situazione imprevista” che le ha colte di sorpresa e cui non sono riuscite a far fronte.  

È la montagna che decide.

Christian Varone, comandante della polizia cantonale vallesana

Anche perché, nel momento in cui sono partiti da Zermatt (sabato mattina), le condizioni meteo erano “relativamente buone”, ha detto. “In seguito la situazione si è gravemente deteriorata molto in fretta”. Ha inoltre voluto lanciare un monito a chi trae conclusioni troppo affrettate: “Tutti noi che conosciamo la montagna e che la frequentiamo regolarmente sappiamo che le cose possono cambiare molto velocemente. Tutti almeno una volta ci siamo ritrovati in una situazione molto delicata. In questo momento non bisogna trarre conclusioni troppo affrettate. Perché è la montagna che decide. Io lo dico sempre: quando siamo comodamente seduti in salotto, sappiamo tutti prendere le decisioni più corrette”. 

La zona dove hanno perso la vita queste persone è tristemente nota per un’altra vicenda molto simile avvenuta nel 2018. Il 30 aprile di quell’anno nella regione di Arolla, due comitive che stavano partecipando a un’escursione tra Chamonix e Zermatt, si sono smarrite a causa delle condizioni meteo avverse. Non avendo potuto raggiungere il rifugio Vignettes per la notte (che distava soli 550 metri, ma in quel momento non lo sapevano), gli alpinisti si sono accampati nella neve. A causa delle temperature estremamente basse (-20 gradi), sette delle 14 persone sono morte, alcune sul luogo della tragedia, altre alcuni giorni dopo il loro ritrovamento in stato di grave ipotermia. Tra le vittime, cinque erano di nazionalità italiana, compreso il titolare della società MGL Mountain Guide di Chiasso (canton Ticino), che aveva organizzato la spedizione, e sua moglie.   

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Dopo aver ricevuto l’allarme, sabato attorno alle 16:00, i vari servizi di emergenza competenti hanno fatto tutto il possibile per salvare i dispersi, ha sottolineato Varone. Complessivamente sono intervenuti 11 elicotteri, tra cui due Superpuma dell’esercito, e oltre 35 persone, tra cui una decina di medici specializzati. “Abbiamo lavorato 24 ore su 24 per tentare l’impossibile. A volte, però, di fronte alla natura, bisogna inchinarsi”.  

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Un comunicato diffuso dalla polizia cantonale vallesana permette di ricostruire la cronologia di quanto accaduto.  

La mattina di sabato 9 marzo le sei persone sono partite da Zermatt, sci ai piedi, con l’intenzione di raggiungere, in giornata, Arolla.  

Alle 16:03, un membro della famiglia, che li aspettava ad Arolla, non vedendoli arrivare, ha contattato l’OCVS, che si è immediatamente lanciata nelle ricerche da entrambi i punti del percorso del gruppo.  

Alle 17:19 uno dei membri del gruppo è riuscito a mettersi in contatto con i soccorsi. Questo contatto ha permesso di localizzarlo nel settore del passo della  Tête Blanche (3’500 metri di altitudine).  

Un’ora dopo, alle 18:20, una squadra di soccorso è partita da Zermatt (a 1’620 metri) alla loro ricerca, ma arrivata a 3’000 metri di altitudine ha dovuto fare dietrofront a causa delle pessime condizioni meteo e dei rischi connessi.  

Intorno alle 21:00, con il consenso delle famiglie, le operazioni a terra sono state sospese poiché le condizioni (rischio di valanghe, vento, nebbia, basse temperature) non permettevano di proseguire. Nel corso della notte c’è stato un costante monitoraggio della meteo, per cercare di individuare eventuali finestre di azione.  

Domenica alle 5:00 la polizia ha fatto il punto della situazione con l’OCVS. Specialisti informatici e tecnici hanno analizzato tutti i dati a loro disposizione (telefoni cellulari, social network, GPS dei sei alpinisti) e hanno potuto confermare la loro probabile posizione sulla montagna. Tuttavia, le condizioni meteorologiche estreme, unite alla scarsa visibilità e al rischio di valanghe, hanno reso a lungo impossibile per i soccorsi raggiungere i dispersi una volta localizzati.  

Verso le 13:00 un elicottero Superpuma dell’Esercito è stato inviato a supporto delle risorse aeree dell’OCVS. 

Alle 18:30, una squadra di due soccorritori, un medico e un membro della polizia di montagna è scesa nei pressi del rifugio Dent Blanche e ha potuto avanzare verso il settore Tête-Blanche, dove hanno trovato i corpi di cinque dei sei escursionisti. 

Le ricerche del sesto membro del gruppo sono proseguite, senza successo, e sono state essere interrotte verso l’una del mattino di lunedì a causa del peggioramento delle condizioni meteo. Sono riprese solo alle 8:30 di lunedì mattina, ma, nel momento in cui questo articolo viene pubblicato, non hanno ancora permesso di ritrovarla.  

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