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Svizzeri meno propensi a viaggiare negli USA, la colpa è di Trump

turista nel deserto dell'arizona
La salita al potere di Trump sta influenzando anche il turismo negli USA. Keystone-SDA

Le agenzie di viaggio svizzere segnalano un calo della domanda di viaggi negli Stati Uniti, una destinazione tradizionalmente molto gettonata fra gli abitanti della Confederazione.

Turiste e turisti svizzeri sembrano reagire alle politiche del nuovo presidente statunitense Donald Trump: appaiono più titubanti a scegliere gli USA come destinazione e attualmente scelgono altre mete.

L’andamento del cambio dollaro/franco e le offerte speciali sui biglietti aerei renderebbero di per sé molto attraenti, al momento, i viaggi negli Stati Uniti. Ma nell’era Trump scavalcare l’Atlantico non piace a tutti.

Circa 380’000 viaggiatori elvetici hanno visitato il paese nordamericano nel 2024, secondo i dati di Visit USA (Vusa), che promuove gli Stati Uniti come destinazione turistica, citati dall’agenzia AWP. Quest’anno viene prevista una cifra compresa tra 310’000 e 330’000 persone.

“Personalmente credo che il bonus di credito e simpatia per gli Stati Uniti sia stato per la prima volta esaurito dalla presidenza Trump e che ci sarà un impatto negativo sui viaggi”, afferma il presidente di Vusa Heinz Zimmermann. Prima della pandemia, il numero si aggirava intorno al mezzo milione, “una cifra molto significativa date le dimensioni della Svizzera”. A suo avviso senza l’effetto Trump il traguardo dei 400’000 viaggiatori sarebbe stato probabilmente superato senza problemi nel 2025.

Tasso di cambio determinante

Il fattore determinante è però il tasso di cambio. “Negli ultimi 20 anni abbiamo osservato che la domanda di Stati Uniti dipende più dal corso della coppia dollaro/franco che dal presidente in carica”, spiega l’esperto. Dopo aver superato 0,90 franchi per dollaro in gennaio, il cambio si aggira ora intorno a 0,82, aumentando il potere d’acquisto degli svizzeri all’estero.

Il previsto aumento dell’inflazione negli Stati Uniti potrebbe inoltre mettere sotto pressione i bilanci delle famiglie e spingere al ribasso i prezzi degli alberghi e dei servizi turistici americani, settori che sono in gran parte trainati dalla domanda interna. Gli sviluppi dei prossimi mesi saranno decisivi. “In marzo abbiamo registrato un calo delle nuove prenotazioni, ma la situazione si è risollevata ad aprile, con un leggero aumento”.

È possibile recuperare il ritardo nelle prenotazioni? Le agenzie di viaggio sono in una posizione privilegiata per tenere il polso della domanda, dato che più della metà dei viaggi negli Stati Uniti (56%) dalla Svizzera sono prenotati attraverso una di esse: il gruppo Dertour segnala un calo della domanda di circa il 15% negli ultimi mesi. “La flessione riguarda soprattutto le nuove prenotazioni, mentre i viaggi già prenotati, in particolare per l’estate e l’autunno, non ne hanno risentito affatto”, indica un portavoce all’AWP. “L’interesse generale per la destinazione è tendenzialmente in calo”.

Diversi viaggiatori che hanno già prenotato sono inoltre sempre più incerti: molti si pongono domande sull’ingresso nel paese nel contesto dell’inasprimento della politica migratoria. Su questo punto Zimmermann è però categorico: “Tra gennaio e aprile, 113’404 viaggiatori sono entrati negli Stati Uniti dalla Svizzera e il tasso di rifiuto è dello 0,002%”.

Destinazioni alternative

All’orizzonte si profilano destinazioni alternative. Per Dertour, la domanda per il Canada è incoraggiante. Dato che questo paese “è una destinazione molto popolare per i viaggiatori in camper o con auto a noleggio, interpretiamo queste cifre come un possibile trasferimento della domanda verso nord”, spiega l’addetto stampa. Stando a Zimmermann anche le destinazioni americane meno associate nell’immaginario collettivo agli Stati Uniti, pur facendone parte, come l’Alaska e le Hawaii, potrebbero beneficiare di uno spostamento della domanda.

Per stimolare la richiesta e riempire gli aerei le compagnie aeree stanno intervenendo con riduzioni di prezzo. Presso Swiss, principale vettore insieme a United per i voli diretti dalla Svizzera agli Stati Uniti, è possibile volare a New York a fine luglio, in piena alta stagione, per circa 450 franchi, partendo da Ginevra. Da Zurigo, i voli diretti per San Francisco e Miami costano poco più di 600 franchi per la prima destinazione e 850 franchi per la seconda. New York, California e Florida sono le principali destinazioni dei turisti svizzeri, prima di Hawaii, Alaska e Nevada.

Per Zimmermann i prezzi dei voli sono diminuiti per due motivi: da un lato la capacità per le destinazioni statunitensi è aumentata continuamente dalla fine della pandemia, per cui la concorrenza tra le compagnie aeree si è intensificata, dall’altro la domanda dei clienti è in calo. “Negli ultimi tre mesi, i prezzi dei biglietti per gli Stati Uniti sono diminuiti drasticamente in risposta all’indebolimento della domanda”, conferma il portavoce di Dertour.

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