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Coronavirus, chiusura delle frontiere almeno parziale?

Guardia di confine ripresa di schiena in un posto di frontiera; si vedono sfocate auto con targhe italiane
Per il ministro degli esteri svizzero, chiuderle non servirebbe più a nulla. Ma aumenta, da più parti, la pressione per farlo. Keystone / Elia Bianchi

"Chiudere le frontiere ora non avrebbe senso": è quanto dichiara martedì il consigliere federale Ignazio Cassis, responsabile del Dipartimento degli affari esteri DFAE, mentre in Italia un decreto governativo estende a tutto il Paese le limitazioni alla mobilità e l'Austria dispone due settimane di isolamento per chi rientra in patria. Ma in Svizzera, da più parti, si evocano misure più incisive per contrastare l'epidemia di Covid-19. Segnatamente, la chiusura almeno parziale dei confini.
 

L’intera Europa risulta ormai contagiata, riferisce l’OMS, e i Paesi dell’Arco alpino hanno registrato una rapida accelerazione nei contagi. Oltre a quelli italiani (ormai più di 10’000 i contagiati e 631 le vittime, 168 in più rispetto ai dati di lunedì), sono più di 1’700 i casi accertati in Francia (33 morti), 1’200 in Germania (2 decessi) e oltre 150 in Austria. 

Vienna, martedì, ha rafforzato i controlli alle frontiere e chiesto ai cittadini austriaci che si trovano in Italia di rimpatriare. Dovranno sottoporsi a due settimane di auto-isolamento, condizione tassativa anche per gli italiani che volessero accedere all’Austria a meno che non presentino un certificato medico.
 

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Ma il ministro svizzero degli esteri (e medico) Ignazio Cassis -intervistato dalla RSI a Parigi, dove si trova per incontrare il suo omologo francese- ha di nuovo escluso una chiusura dei confini della Confederazione.
 

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+ Coronavirus: panoramica della situazione in Svizzera


Mentre a sud delle Alpi si registra il primo decesso di Covid-19Collegamento esterno -una donna di 80 anni che soffriva di altre patologie, ospite di una casa per anziani del Mendrisiotto- e un forte aumento dei contagi (ormai 99), due deputati del Canton Ticino al parlamento federale evocano misure analoghe a quelle austriache. La sinistra è contraria.

Nel servizio RSI, la voce del consigliere agli Stati (camera alta) Marco Chiesa (UDC, destra conservatrice) e quella dei deputati al Consiglio nazionale Marco Romano e Fabio Regazzi (Partito popolare democratico, centro), Greta Gysin (Verdi) e Anna Giacometti (esponente del Partito-liberale radicale, centro-destra; rappresentante del Grigioni italiano).


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Ma che aria si respira, a Berna, dopo le misure radicali introdotte da Italia e Austria? Dal corrispondente RSI, si apprende che la deputazione ticinese ha chiesto un incontro con il Consiglio federale (governo) e che “si fanno sempre più forti e incalzanti le voci e le richieste di chiusura, almeno parziale, delle frontiere”.
 

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Intanto, martedì, alla frontiera tra Italia e Svizzera le guardie di confine e la polizia hanno rafforzato i controlli, dopo che nel pomeriggio di lunedì avevano effettuato 8’000 accertamenti, invitando 300 automobilisti a ritornare in Italia in quanto sprovvisti del permesso di lavoro di frontaliere. 

Nel servizio quanto è successo martedì ai valichi italo-svizzeri:

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